Paolo Savona? “Un grande studioso e un bravo parlatore, ma un pessimo organizzatore”, parole di Franco Mattei (direttore generale uscente di Confindustria nel 1976 quando arrivò Savona). Non so sia vera la definizione di pessimo organizzatore, sicuramente uno litigioso, quello sì. Il suo carattere difficile si è scontrato un po’ con tutti.
Da Romano Prodi quando era all’Iri, a Franco Bernabè quando era all’Enel. Litigò pure con Antonio Cassese sulla privatizzazione dell’Enel e litigò pure con Francesco Saja. Nell’ottobre del 1983 disse “basta litigare”. Se non mi date ragione mi dimetto. Naturalmente non si dimise. Il suo punto di riferimento era Giorgio La Malfa, amico personale, ma non disdegnava frequentare democristiani.
Negli anni ’80 guai a chiamarlo “politico”, lui era solo un tecnico al servizio della politica. Era stato Carli nel 1976 a portarlo con sé. Un nome che oggi farebbe inorridire i grillini perché il suo attaccamento alle poltrone è proverbiale.
Era alla presidenza del Credito industriale sardo nel 1982 quando fu nominato Segretario generale della Programmazione con La Malfa ministro del Bilancio. Gli fecero notare che la legge non consentiva la compatibilità del nuovo incarico con quello precedente. Lui alzò le spalle e si tenne i due incarichi.
Nella BNL (nel 1992) fece anche peggio. Una volta nominato direttore generale e poi amministratore delegato gli fecero notare due cose. Primo doveva essere assunto dalla BNL e poi successivamente dimettersi da tutti gli altri incarichi per incompatibilità (secondo la legge). Lui ci pensò un attimo e trovò la soluzione. Farò il direttore generale della BNL non c'è bisogno di assumermi, mi pagate lo stesso e così non lascio tutti gli altri incarichi. Forte. Non durò molto nemmeno lì. Alla prima litigata con Cantoni (comando io comandi tu) si guardò intorno e trovò un incarico che non era incompatibile con tutti gli altri incarichi. E andò alla presidenza del Fondo interbancario di garanzia.
E' ospite fisso al Bilderberg. A suo tempo era solito andarci con l'amico Gianni Agnelli usando il Concorde.
Giudicarlo è impossibile. L'unica cosa certa che da vero “liberista”, come si definiva, era un pochetto ondivago.
Le sue idee sulle privatizzazioni cambiavano continuamente e a volte incomprensibilmente. Come quando si parlò di privatizzare la Stet. W la privatizzazione, ma solo alle famiglie Pirelli e Agnelli, disse, altrimenti niente.
Era talmente liberista che quando il presidente dell' Eni Franco Bernabé decise di chiudere gli stabilimenti Enichem di Crotone perché in perdita e improduttivi, lui si oppose apertamente.
Cassese pensava alla riorganizzazione dell' ente di vigilanza sulle assicurazioni, l' Isvap? E lui era contrario. Un liberista che nessuno capiva.
Quando l’Antritrus definì il progetto per la privatizzazione dell' Enel un autentico "monopolio privato" di chi era il progetto? Sempre suo. Del liberista Paolo Savona.
Un tipetto che guai a criticare il suo lavoro o le sue idee. Quando si dimise dopo l’ennesima litigata con Prodi sulle privatizzazioni giurò che non sarebbe mai più tornato alla politica. Qualche incarico non politico quello sì però (te pareva).
Come tutti quelli che invecchiano male e non riescono a sopportare l'oblio, da alcuni anni persegue il filone che riesce a dare anche a dei semplici sconosciuti economisti visibilità e soldi. Parlo dell'antieuropeismo. Si vanta infatti di aver scoperto un famigerato "Piano Funk" (ministro dell'economia nazista) che prevede una Germania egemone dove tutte le monete si devono comportare come il marco tedesco. Un complotto tipo "Piano Kalergi" per intenderci. Che dire. Walter Funk era un semplice esecutore (aveva sostituito Hjalmar Schacht poco malleabile a detta di Hermann Goring) e può darsi abbia scritto cose del genere a quei tempi. Ma credere ai complotti, via. Siamo seri.
E poi, un membro del Bilderberg che crede ai complotti? Fa ridere dai.
Johannes Bückler
Negli anni ’80 guai a chiamarlo “politico”, lui era solo un tecnico al servizio della politica. Era stato Carli nel 1976 a portarlo con sé. Un nome che oggi farebbe inorridire i grillini perché il suo attaccamento alle poltrone è proverbiale.
Era alla presidenza del Credito industriale sardo nel 1982 quando fu nominato Segretario generale della Programmazione con La Malfa ministro del Bilancio. Gli fecero notare che la legge non consentiva la compatibilità del nuovo incarico con quello precedente. Lui alzò le spalle e si tenne i due incarichi.
Nella BNL (nel 1992) fece anche peggio. Una volta nominato direttore generale e poi amministratore delegato gli fecero notare due cose. Primo doveva essere assunto dalla BNL e poi successivamente dimettersi da tutti gli altri incarichi per incompatibilità (secondo la legge). Lui ci pensò un attimo e trovò la soluzione. Farò il direttore generale della BNL non c'è bisogno di assumermi, mi pagate lo stesso e così non lascio tutti gli altri incarichi. Forte. Non durò molto nemmeno lì. Alla prima litigata con Cantoni (comando io comandi tu) si guardò intorno e trovò un incarico che non era incompatibile con tutti gli altri incarichi. E andò alla presidenza del Fondo interbancario di garanzia.
E' ospite fisso al Bilderberg. A suo tempo era solito andarci con l'amico Gianni Agnelli usando il Concorde.
Giudicarlo è impossibile. L'unica cosa certa che da vero “liberista”, come si definiva, era un pochetto ondivago.
Le sue idee sulle privatizzazioni cambiavano continuamente e a volte incomprensibilmente. Come quando si parlò di privatizzare la Stet. W la privatizzazione, ma solo alle famiglie Pirelli e Agnelli, disse, altrimenti niente.
Era talmente liberista che quando il presidente dell' Eni Franco Bernabé decise di chiudere gli stabilimenti Enichem di Crotone perché in perdita e improduttivi, lui si oppose apertamente.
Cassese pensava alla riorganizzazione dell' ente di vigilanza sulle assicurazioni, l' Isvap? E lui era contrario. Un liberista che nessuno capiva.
Quando l’Antritrus definì il progetto per la privatizzazione dell' Enel un autentico "monopolio privato" di chi era il progetto? Sempre suo. Del liberista Paolo Savona.
Un tipetto che guai a criticare il suo lavoro o le sue idee. Quando si dimise dopo l’ennesima litigata con Prodi sulle privatizzazioni giurò che non sarebbe mai più tornato alla politica. Qualche incarico non politico quello sì però (te pareva).
Come tutti quelli che invecchiano male e non riescono a sopportare l'oblio, da alcuni anni persegue il filone che riesce a dare anche a dei semplici sconosciuti economisti visibilità e soldi. Parlo dell'antieuropeismo. Si vanta infatti di aver scoperto un famigerato "Piano Funk" (ministro dell'economia nazista) che prevede una Germania egemone dove tutte le monete si devono comportare come il marco tedesco. Un complotto tipo "Piano Kalergi" per intenderci. Che dire. Walter Funk era un semplice esecutore (aveva sostituito Hjalmar Schacht poco malleabile a detta di Hermann Goring) e può darsi abbia scritto cose del genere a quei tempi. Ma credere ai complotti, via. Siamo seri.
E poi, un membro del Bilderberg che crede ai complotti? Fa ridere dai.
Johannes Bückler
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