venerdì 25 marzo 2016

“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”


Mussolini, agli inizi del governo fascista, interpellò il sen. Guido Mazzoni, nonché docente universitario, e gli pose questa domanda: “Crede lei professore, che la storia sia maestra di vita?” Pronta la risposta: “Io ci credo, ne sono fermamente convinto, quantunque non mi pare abbia mai insegnato niente a nessuno”.
E’ passato quasi un secolo e la storia, sempre maestra di vita, ha continuato ad avere una scolaresca piuttosto disattenta. Anzi, in alcuni casi, gli scolari hanno persino imparato le cose a rovescio. Difficile capire il perché. Forse perché la vita ripete sì le stesse situazioni, ma in circostanze diverse e poco confrontabili? Forse perché la storia è una materia che non appassiona nessuno, soprattutto i giovani, convinti di poter fare tutto e sempre, meglio dei loro padri? O più semplicemente analizzare la storia e i suoi cicli, per poter meglio comprendere il presente, richiede impegno, studio e tanta fatica? Non so.
Eppure conoscere le vicende passate e le condizioni di vita di quelle epoche potrebbe sollevarci da quel senso di paura del futuro e di catastrofismo che ormai ci circonda.
Non passa giorno senza che qualcuno cerchi di convincerci che quello che stiamo vivendo è sicuramente il momento più precario e insicuro della storia del genere umano. Non è così.
Oggi l’uomo, per quanto crudele, lo è sicuramente meno di un tempo, la donna meno oppressa e maltrattata, i giovani meno esposti a sacrifici che hanno impregnato la nostra gioventù.
Miliardi di esseri umani sono passati da catastrofi immani, da guerre fratricide e da tragedie immense, ma sono ancora qua, con una speranza di vita mai così alta.
Per quanto riguarda il nostro Paese, chi ricorda la povertà degli anni sessanta, non soffre oggi di ansia ad ogni risveglio.
Chi ha vissuto gli anni settanta e ottanta, non soffre di attacchi di panico a ogni avvenimento, per quanto tragico e doloroso. Nessuno dovrebbe dimenticare che abbiamo vissuto col più crudele e sadico dei terrorismi. Un terrorismo che arrivò a sequestrare uomini inermi, per umiliarli, e finirli poi come bestie.
Abbiamo convissuto con il sequestro di persona, a fini di estorsione, elevato a industria: il crimine più infame quando soggetto ne sono i bambini.
Per non parlare dei massacri che insanguinarono il Paese, tali da costringere il Parlamento a istituire una Commissione Stragi permanente, a oggi, unico Paese al mondo.
Insomma, conoscere la storia è la migliore terapia contro il virus del catastrofismo dilagante, del pessimismo diffuso, sicuramente la migliore chiave di lettura del presente che tanto ci spaventa.
E capire il presente, oggi, è indispensabile. Per capire la società in cui viviamo, l’uomo e i suoi rapporti, non solo in ambito locale, ma europeo, internazionale. L’unico modo per riuscire a sviluppare idee per soluzioni fattibili, concrete e non semplici e inattuabili come alcuni politici vogliono farci credere.
Come scrisse il filosofo George Santayana nel suo lavoro dal titolo La vita della ragione: “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.
In molti casi, proprio quello che non vogliamo.

Johannes Bückler

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