La scienza ha dimostrato che i pesci rossi possono ricordare le cose per almeno tre mesi. Stante la capacità di ripetere gli stessi errori si può affermare, senza ombra di dubbio, che la memoria degli italiani abbia più o meno la stessa durata.
Il 17 febbraio 2015 la Regione Lombardia ha indetto un referendum consultivo concernente l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia. Bene, dare la parola al popolo è sempre buona cosa. Peccato che in questo caso sia solo un’inutile perdita di tempo (e di denaro).
Infatti, per trattare col governo una maggiore autonomia, non serve mettere in piedi un referendum, poiché la possibilità è già prevista nella nostra Costituzione. Fatte salve le competenze attribuite alle regioni a statuto speciale, “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia….possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata” (Art. 116). E qui entra in gioco la nostra memoria da pesce rosso.
27 luglio 2006. Il Consiglio regionale, sotto la guida di Roberto Formigoni, approva un ordine del giorno in cui è chiara la volontà di avviare una negoziazione con lo Stato per avere una maggiore autonomia.
15 settembre 2006. Un primo documento segna l’avvio di un procedimento, a “Costituzione invariata”, che fa riferimento agli articoli 116 (federalismo differenziato), 117 (materie di legislazione concorrente Stato-Regione) e 119 (federalismo fiscale).
7 novembre 2006. È varato un documento di ricognizione dei possibili ambiti previsti dalla Costituzione.
Che vengono stabiliti il 3 aprile 2007.
E sono: tutela dell’ambiente, beni culturali, giustizia di pace, organizzazione sanitaria, ordinamento della comunicazione, protezione civile, previdenza complementare, infrastrutture, ricerca e innovazione, università, cooperazione transfrontaliera, casse di risparmio e rurali regionali. Risoluzione approvata dai gruppi di maggioranza con il voto favorevole delle opposizioni.
In seguito. 30 ottobre 2007. “E’ stata firmata oggi a Palazzo Chigi un'intesa tra Governo e Regione Lombardia con la quale si avvia il negoziato per verificare le condizioni di trasferibilità di 12 competenze dallo Stato nazionale al governo regionale, in base all'articolo 116 della Costituzione che parla di federalismo differenziato.” “Un’intesa molto importante, un punto significativo di questo lungo processo di attuazione del federalismo" commentò allora il Ministro degli Affari regionali del governo Prodi, Linda Lanzillotta.
Come andò a finire? Male, malissimo. Tutto si bloccò, anche se in Regione Lombardia gli interpreti continuarono ad essere sempre gli stessi. A cambiare fu invece il governo. Quel governo, di cui facevano parte Roberto Maroni come ministro dell’Interno, Umberto Bossi ministro per le Riforme Istituzionali e Roberto Calderoli ministro per la semplificazione normativa, bloccò l’iniziativa, o meglio la ignorò e il tavolo per l'attuazione delle attribuzioni di condizioni speciali di autonomia non fu più convocato.
In conclusione. Da una parte abbiamo un referendum che non serve, che è costoso (al momento preventivati 19 milioni di euro) e dal vago sapore propagandistico.
Dall’altra, un percorso avviato anni fa e bloccato in dirittura d’arrivo proprio da chi oggi si erge a paladino dell’autonomia.
Siamo o non siamo un Paese di pesci rossi?
Johannes Bückler
P.S. Una domanda sorge spontanea: perché le regioni del nord non hanno chiesto maggiore autonomia quando al governo c'erano i loro stessi rappresentanti? Dieci anni di tempo hanno avuto.
05 Settembre 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>> Segue >>>>>
#MdT 13/06/2017 - Maroni ha pure la faccia tosta di scrivere in questo documento che il processo di richiesta maggiore autonomia del 2007 non giunse al termine del percorso. Si dimentica di dire che a bloccare tutto fu proprio il Governo del 2008. Il loro.
Il 17 febbraio 2015 la Regione Lombardia ha indetto un referendum consultivo concernente l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia. Bene, dare la parola al popolo è sempre buona cosa. Peccato che in questo caso sia solo un’inutile perdita di tempo (e di denaro).
Infatti, per trattare col governo una maggiore autonomia, non serve mettere in piedi un referendum, poiché la possibilità è già prevista nella nostra Costituzione. Fatte salve le competenze attribuite alle regioni a statuto speciale, “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia….possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata” (Art. 116). E qui entra in gioco la nostra memoria da pesce rosso.
27 luglio 2006. Il Consiglio regionale, sotto la guida di Roberto Formigoni, approva un ordine del giorno in cui è chiara la volontà di avviare una negoziazione con lo Stato per avere una maggiore autonomia.
15 settembre 2006. Un primo documento segna l’avvio di un procedimento, a “Costituzione invariata”, che fa riferimento agli articoli 116 (federalismo differenziato), 117 (materie di legislazione concorrente Stato-Regione) e 119 (federalismo fiscale).
7 novembre 2006. È varato un documento di ricognizione dei possibili ambiti previsti dalla Costituzione.
Che vengono stabiliti il 3 aprile 2007.
E sono: tutela dell’ambiente, beni culturali, giustizia di pace, organizzazione sanitaria, ordinamento della comunicazione, protezione civile, previdenza complementare, infrastrutture, ricerca e innovazione, università, cooperazione transfrontaliera, casse di risparmio e rurali regionali. Risoluzione approvata dai gruppi di maggioranza con il voto favorevole delle opposizioni.
In seguito. 30 ottobre 2007. “E’ stata firmata oggi a Palazzo Chigi un'intesa tra Governo e Regione Lombardia con la quale si avvia il negoziato per verificare le condizioni di trasferibilità di 12 competenze dallo Stato nazionale al governo regionale, in base all'articolo 116 della Costituzione che parla di federalismo differenziato.” “Un’intesa molto importante, un punto significativo di questo lungo processo di attuazione del federalismo" commentò allora il Ministro degli Affari regionali del governo Prodi, Linda Lanzillotta.
Come andò a finire? Male, malissimo. Tutto si bloccò, anche se in Regione Lombardia gli interpreti continuarono ad essere sempre gli stessi. A cambiare fu invece il governo. Quel governo, di cui facevano parte Roberto Maroni come ministro dell’Interno, Umberto Bossi ministro per le Riforme Istituzionali e Roberto Calderoli ministro per la semplificazione normativa, bloccò l’iniziativa, o meglio la ignorò e il tavolo per l'attuazione delle attribuzioni di condizioni speciali di autonomia non fu più convocato.
In conclusione. Da una parte abbiamo un referendum che non serve, che è costoso (al momento preventivati 19 milioni di euro) e dal vago sapore propagandistico.
Dall’altra, un percorso avviato anni fa e bloccato in dirittura d’arrivo proprio da chi oggi si erge a paladino dell’autonomia.
Siamo o non siamo un Paese di pesci rossi?
Johannes Bückler
P.S. Una domanda sorge spontanea: perché le regioni del nord non hanno chiesto maggiore autonomia quando al governo c'erano i loro stessi rappresentanti? Dieci anni di tempo hanno avuto.
05 Settembre 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>> Segue >>>>>
#MdT 13/06/2017 - Maroni ha pure la faccia tosta di scrivere in questo documento che il processo di richiesta maggiore autonomia del 2007 non giunse al termine del percorso. Si dimentica di dire che a bloccare tutto fu proprio il Governo del 2008. Il loro.
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