Roberto Saviano su Repubblica ha accusato la nostra terra di omertà.
Scrive: “Bergamo fa finta di niente, ma c'è una notizia importante che la riguarda da vicino”. La notizia in questione è l’arresto del bergamasco Pasquale Claudio Locatelli, re del narcotraffico, “uomo di riferimento dei sudamericani nel Vecchio Continente, proprietario di un'intera flotta di navi per il traffico internazionale di droga”.
Il sindaco Gori è subito intervenuto in difesa della nostra gente ricordando a Saviano che: “L’aver dato i natali a un bandito non è una ragione sufficiente per tacciare di omertà un intero territorio”.
Giusto, generalizzare non è mai buona cosa, ma meglio tenere gli occhi bene aperti e soprattutto non ignorare il problema. Che purtroppo esiste.
Nella “Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari” del 1994 si poteva già leggere: “La provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura, che offre ampie possibilità di mimetizzazione. In particolare, le valli sono facilmente accessibili (sono frequentate intensamente soltanto nel periodo delle vacanze) ed è, quindi, agevole affittare delle abitazioni dove trattare affari o impiantare raffinerie” Nel 1994.
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e le cronache giudiziarie hanno dimostrato che la criminalità organizzata ha ormai basi consolidate anche qui. Per esempio l’operazione 'Nduja, che ha riguardato una locale di ndrangheta (con elementi anche bergamaschi) che controllava una vasta area compresa fra Brescia e Bergamo.
A rendere preoccupante quella vicenda non sono state solo le attività illegali, ma come hanno riferito i giudici: “Nessuna delle persone offese si è costituita parte civile o ha presenziato il dibattimento. Sono anzi apparse fortemente intimorite e qualcuno ha anche cercato di ridimensionare i fatti o ha addirittura reso dichiarazione mendace”.
Lo stesso “Rapporto sulle aree settentrionali per la Presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta del fenomeno mafioso”, a cura dell'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi di Milano, scrive che a Bergamo si rileva :“un'apprezzabile presenza della camorra, che opera, in particolare, in attività commerciali”.
Troppi fatti indicano che la nostra terra non è certo immune da questo cancro e la scoperta dell’uomo chiave della cosca dei Bellocco che aveva casa a Bergamo nella centralissima XX Settembre è lì a dimostrarlo.
Eppure, caro Saviano, Bergamo non si può definire una terra omertosa e in tema di criminalità organizzata non si può certo assimilare ad altre zone del Paese. Ma, caro sindaco, se la politica continuerà ad ignorare il malaffare che sta pian piano infiltrandosi nel tessuto sociale della nostra terra, mi chiedo ancora per quanto.
Johannes Bückler
19 Agosto 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>
Scrive: “Bergamo fa finta di niente, ma c'è una notizia importante che la riguarda da vicino”. La notizia in questione è l’arresto del bergamasco Pasquale Claudio Locatelli, re del narcotraffico, “uomo di riferimento dei sudamericani nel Vecchio Continente, proprietario di un'intera flotta di navi per il traffico internazionale di droga”.
Il sindaco Gori è subito intervenuto in difesa della nostra gente ricordando a Saviano che: “L’aver dato i natali a un bandito non è una ragione sufficiente per tacciare di omertà un intero territorio”.
Giusto, generalizzare non è mai buona cosa, ma meglio tenere gli occhi bene aperti e soprattutto non ignorare il problema. Che purtroppo esiste.
Nella “Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari” del 1994 si poteva già leggere: “La provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura, che offre ampie possibilità di mimetizzazione. In particolare, le valli sono facilmente accessibili (sono frequentate intensamente soltanto nel periodo delle vacanze) ed è, quindi, agevole affittare delle abitazioni dove trattare affari o impiantare raffinerie” Nel 1994.
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e le cronache giudiziarie hanno dimostrato che la criminalità organizzata ha ormai basi consolidate anche qui. Per esempio l’operazione 'Nduja, che ha riguardato una locale di ndrangheta (con elementi anche bergamaschi) che controllava una vasta area compresa fra Brescia e Bergamo.
A rendere preoccupante quella vicenda non sono state solo le attività illegali, ma come hanno riferito i giudici: “Nessuna delle persone offese si è costituita parte civile o ha presenziato il dibattimento. Sono anzi apparse fortemente intimorite e qualcuno ha anche cercato di ridimensionare i fatti o ha addirittura reso dichiarazione mendace”.
Lo stesso “Rapporto sulle aree settentrionali per la Presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta del fenomeno mafioso”, a cura dell'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi di Milano, scrive che a Bergamo si rileva :“un'apprezzabile presenza della camorra, che opera, in particolare, in attività commerciali”.
Troppi fatti indicano che la nostra terra non è certo immune da questo cancro e la scoperta dell’uomo chiave della cosca dei Bellocco che aveva casa a Bergamo nella centralissima XX Settembre è lì a dimostrarlo.
Eppure, caro Saviano, Bergamo non si può definire una terra omertosa e in tema di criminalità organizzata non si può certo assimilare ad altre zone del Paese. Ma, caro sindaco, se la politica continuerà ad ignorare il malaffare che sta pian piano infiltrandosi nel tessuto sociale della nostra terra, mi chiedo ancora per quanto.
Johannes Bückler
19 Agosto 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>
Nessun commento:
Posta un commento