Disclaimer

Al fine di mantenere il blog nell'ambito di un confronto civile e costruttivo, tutti i commenti agli articoli espressi dai lettori verranno preventivamente valutati ed eventualmente moderati. La Redazione.

martedì 13 gennaio 2015

Non si vota sul diritto di pregare.


Davide Ferrario su queste pagine ha scritto di essere favorevole a un referendum su una moschea a Bergamo, “purché se ne discuta”.
Sul “discutere”, come non essere d’accordo. Mi chiedo però se sia possibile farlo con chi continua a dichiarare che tutto l’Islam (per la cronaca 1,6 miliardi di persone) sia quella roba lì (riferita ai fatti di Parigi). Per carità, ci si può provare. Però la vedo dura dopo anni di inutili discussioni su meridionali, immigrati, rom, gay e quant’altro. Sull’idea del referendum invece la contrarietà è netta.
Su questo tema infatti la Costituzione è chiara. Per esempio all’art.2, che: “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Al 3 che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E poi l’art. 8: “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano”.
Il 19: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata” e per finire il 20 : “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative”. Credo che ce ne sia a sufficienza per poter dichiarare che non è ammissibile un referendum su una materia di così evidente profilo costituzionale.
Veniamo invece alle obiezioni e in particolare quando si dice: “i comandanti dei killer di Parigi avevano frequentato la Moschea di Milano”. Credo che questa dichiarazione si commenti da sola. Se oggi sappiamo questo, se siamo a conoscenza di quegli incontri, è proprio perché frequentavano una moschea. Fossero avvenuti in qualche scantinato ora saremmo all’oscuro di tutto.
E proprio noi bergamaschi dovremmo saperlo bene. Abbiamo infatti scoperto che è passato dalle nostre parti tale Bilal Bosnic, predicatore bosniaco salafita e jihadista, ospitato da un gruppo di fedeli di Bergamo che si riuniva in una sala della Celadina (a dimostrazione che non è certo la mancanza di un luogo di culto a fermare gli estremisti). Insieme a loro lo stesso Bosnic aveva raggiunto per un lungo sermone, la moschea di Motta Baluffi, gestita dal gruppo di bergamo insieme a quello di Cremona.
E’ indubbio che l’eventuale costruzione dovrà rispondere alla disciplina della legge regionale n. 12/11 marzo 2005 per il governo del territorio e principalmente alle “Norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate ai servizi religiosi”.
Si dovrà pretendere la tracciabilità finanziaria del progetto, una trasparenza dell’eventuale organizzazione e la presenza di celebranti che parlino italiano.
Prendiamo atto che è sempre meglio “regolarizzare” che lasciare le cose come stanno.
Nel frattempo possiamo fare anche un piccolo esame di coscienza, cercando di capire se abbiamo qualche responsabilità per il caos generato in alcuni Paesi che oggi ci costringono ad affrontare certi problemi.
Potremmo giungere alla conclusione che prima di pensare d’esportare la nostra democrazia (che dopo 2000 anni risulta ancora imperfetta) forse è il caso di lavorarci su ancora un po’.

Johannes Bückler

13 Gennaio 2015 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi >>>>>

Nessun commento:

Posta un commento