giovedì 18 settembre 2014

Il labirinto del cittadino.


Siamo un Paese malato di riforme, logica conclusione osservando quello che accade da molti anni.
A ogni cambio di governo si pone lo stesso problema: le riforme come punto fondamentale per un ammodernamento del Paese.
E riforme significa nuove leggi. Ma al Paese servono veramente nuove norme, nuove regole, nuove direttive, nuovi cavilli? O serve invece delegiferare, semplificare, eliminare ostacoli, ridurre il numero delle leggi cercando magari di far rispettare (quello sì) quelle esistenti?
Oltre 160.000 leggi non sono ancora sufficienti? Avere 20-30 volte il numero delle leggi della Gran Bretagna, della Francia o della stessa Germania non rischia di far morire il Paese in un labirinto regolamentare nel quale cittadini e imprese difficilmente riescono a orientarsi?
E vogliamo parlare dei 21 regimi fiscali regionali diversi, degli 8.100 regimi fiscali comunali e dei 104 regimi fiscali provinciali? Può capitare che in questo ginepraio al cittadino siano persino richiesti tributi non dovuti (pure!).
E’ accaduto tempo fa con la Tia (Tariffa per l’Igiene Ambientale che dal 1999 in molti comuni aveva sostituito la Tassa Smaltimento Rifiuti Solidi Urbani) quando a oltre 6 milioni di cittadini era stata applicata l’Iva al 10%. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009 (e successivamente, nel 2012, con sentenza della Corte di Cassazione), ha stabilito che la TIA, così come disciplinata dal Decreto Ronchi, è una «tassa» e non una «tariffa», pertanto, sulla stessa non è applicabile l'Iva.
L’errore è stato evidente, ma errare è umano pensavamo, è sufficiente rimborsare ai cittadini il dovuto. E quando mai. Sono passati due anni e ancora niente all’orizzonte, di rimborsi nessuna traccia.
Ora veniamo a sapere che dopo la Tia anche la Tefa (un giorno lo voglio conoscere quello che inventa queste sigle) è stata fatta pagare ai cittadini dal 2006 al 2008 malgrado, in quegli anni, non fosse dovuta. La Tefa (tributo per l'esercizio delle funzioni ambientali) è un'addizionale destinata alle Province, che si applica in percentuale sull'importo della componente rifiuti.
Ad accorgersi del vuoto normativo un consigliere d’opposizione di Torre Boldone, Alberto Ronzoni, che ha già fatto protocollare la richiesta di rimborso in Via Tasso. Logico pensare che altri comuni presto lo seguiranno, anche perché la prescrizione è fissata nel 2016. A questo punto, visti i precedenti, credo che difficilmente il tributo potrà essere rimborsato. Da chi poi.
E se l’importo totale è di circa 9 milioni di euro, con quali soldi? Come per la Tia tutto finirà presto nel dimenticato e con essa la fiducia nelle istituzioni. Ma una domanda alla Provincia la possiamo fare: va bene (va bene proprio no, ma ormai...), abbiamo pagato un tributo non dovuto, ma ora ci potete dire almeno come è stato speso?
Il Legislatore parlava di “funzioni amministrative d’interesse provinciale riguardanti l’organizzazione dei rifiuti, il rilevamento, la disciplina e il controllo degli scarichi e delle emissioni e la tutela, difesa e valorizzazione del suolo”. Al riguardo, cosa è stato fatto con quei soldi? Almeno questo ce lo dovete.
Nel frattempo, prenderemo atto (per l’ennesima volta) che, quando si parla di rimborsi, vale sempre quanto scritto da Peppino Fiorelli molti anni fa : “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdàmmoce 'o ppassato, simmo 'e Napule paisà”. O di Bergamo, tanto in questi casi, l’unità d’Italia è fatta da tempo.

Johannes Bückler

18 Settembre 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - >>>>>

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