Dopo la “sbornia” da campagna elettorale (per Bergamo non ancora conclusa) ci voleva una nuova scadenza fiscale per farci tornare alla cruda realtà.
Ci ha pensato la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, ultima novità in tema d’imposte.
E’ una delle tre voci della Iuc (Imposta Unica Comunale in primis battezzata TRISE) che si compone anche della Tari (Tassa Rifiuti) e la vecchia Imu (applicata questa volta agli immobili diversi dall’abitazione principale).
Sulla Tari si potrebbe aggiungere che non è tanto diversa dalle vecchie Tarsu, Tia1 e Tia2, ma entrare nei dettagli rischia di procurare un mal di testa al lettore, meglio evitare.
Veniamo quindi al sodo. La prima rata di questa nuova tassa dovrà essere pagata entro il 16 giugno, ma non per tutti (cominciamo bene). Per i comuni che non hanno deliberato le aliquote, c’è tempo infatti fino all’autunno. Lo Stato ha fissato le aliquote minime e massime applicabili, ai Comuni spetta il compito di fissare sconti e agevolazioni.
All’aliquota massima del 2,5 per mille sulla prima casa il Comune potrà applicare un ulteriore aumento dello 0,8 a condizione che la differenza sia utilizzata per le detrazioni. Inoltre la Tasi, a differenza dell’Imu, la pagano pure gli inquilini. La legge prevede una quota tra il 10% e il 30% del totale a carico degli affittuari, anche questa indicata da delibere comunali.
Insomma, in nome del Federalismo Fiscale si è creato un altro mostro legislativo.
Fermo restando la destinazione sacrosanta del gettito rimango dell’idea che in futuro meglio evitare di mettere in mano ai comuni l’entità, la definizione, la gestione e la riscossione di una tassa. Considerando l’inefficienza di molti di questi è chiara la confusione e i problemi che ne possono derivare.
Tra aliquote incerte, scadenze da definire e moduli di pagamento vari ecco che diventano quindi naturali le code agli sportelli degli uffici comunali dei tributi come sta accadendo a Bergamo in questi giorni.
Per chi non ha dimestichezza con sigle, codici tributo, percentuali, aliquote e rendite (indispensabili per il calcolo) il tutto può davvero diventare un dramma.
Al netto di strumentalizzazioni fuori luogo, difficile addebitare ai nostri amministratori locali le difficoltà che i contribuenti stanno incontrando. La normativa è molto complessa e le scadenze troppo imminenti.
Nemmeno il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale riguardante i bollettini di pagamento va nella direzione auspicata.
Nonostante la legge di Stabilità ne prevedesse l’obbligo, l’invio dei bollettini precompilati è ora lasciata alla discrezionalità dei comuni. Discrezionalità che a questo punto è meglio evitare.
I comuni che non hanno deliberato le aliquote utilizzino il tempo restante per decidere con calma, preparare e inviare ai propri contribuenti i bollettini precompilati. C’è tutto il tempo necessario. Non facciamo che ci ritroviamo a ottobre con le solite code davanti agli sportelli di comuni, Caf o quant’altro.
E’ giunto il momento (ma quante volte lo abbiamo detto) di cambiare.
Le tasse vanno pagate, ma nel modo giusto, con i tempi giusti e possibilmente diminuendole. Perché se la tornata elettorale per le Europee ha certificato che “più della rabbia poté la speranza”, ora la gente chiede d’invertire la rotta.
Iniziando magari dal Fisco.
Johannes Bückler
31 Maggio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>
Ci ha pensato la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, ultima novità in tema d’imposte.
E’ una delle tre voci della Iuc (Imposta Unica Comunale in primis battezzata TRISE) che si compone anche della Tari (Tassa Rifiuti) e la vecchia Imu (applicata questa volta agli immobili diversi dall’abitazione principale).
Sulla Tari si potrebbe aggiungere che non è tanto diversa dalle vecchie Tarsu, Tia1 e Tia2, ma entrare nei dettagli rischia di procurare un mal di testa al lettore, meglio evitare.
Veniamo quindi al sodo. La prima rata di questa nuova tassa dovrà essere pagata entro il 16 giugno, ma non per tutti (cominciamo bene). Per i comuni che non hanno deliberato le aliquote, c’è tempo infatti fino all’autunno. Lo Stato ha fissato le aliquote minime e massime applicabili, ai Comuni spetta il compito di fissare sconti e agevolazioni.
All’aliquota massima del 2,5 per mille sulla prima casa il Comune potrà applicare un ulteriore aumento dello 0,8 a condizione che la differenza sia utilizzata per le detrazioni. Inoltre la Tasi, a differenza dell’Imu, la pagano pure gli inquilini. La legge prevede una quota tra il 10% e il 30% del totale a carico degli affittuari, anche questa indicata da delibere comunali.
Insomma, in nome del Federalismo Fiscale si è creato un altro mostro legislativo.
Fermo restando la destinazione sacrosanta del gettito rimango dell’idea che in futuro meglio evitare di mettere in mano ai comuni l’entità, la definizione, la gestione e la riscossione di una tassa. Considerando l’inefficienza di molti di questi è chiara la confusione e i problemi che ne possono derivare.
Tra aliquote incerte, scadenze da definire e moduli di pagamento vari ecco che diventano quindi naturali le code agli sportelli degli uffici comunali dei tributi come sta accadendo a Bergamo in questi giorni.
Per chi non ha dimestichezza con sigle, codici tributo, percentuali, aliquote e rendite (indispensabili per il calcolo) il tutto può davvero diventare un dramma.
Al netto di strumentalizzazioni fuori luogo, difficile addebitare ai nostri amministratori locali le difficoltà che i contribuenti stanno incontrando. La normativa è molto complessa e le scadenze troppo imminenti.
Nemmeno il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale riguardante i bollettini di pagamento va nella direzione auspicata.
Nonostante la legge di Stabilità ne prevedesse l’obbligo, l’invio dei bollettini precompilati è ora lasciata alla discrezionalità dei comuni. Discrezionalità che a questo punto è meglio evitare.
I comuni che non hanno deliberato le aliquote utilizzino il tempo restante per decidere con calma, preparare e inviare ai propri contribuenti i bollettini precompilati. C’è tutto il tempo necessario. Non facciamo che ci ritroviamo a ottobre con le solite code davanti agli sportelli di comuni, Caf o quant’altro.
E’ giunto il momento (ma quante volte lo abbiamo detto) di cambiare.
Le tasse vanno pagate, ma nel modo giusto, con i tempi giusti e possibilmente diminuendole. Perché se la tornata elettorale per le Europee ha certificato che “più della rabbia poté la speranza”, ora la gente chiede d’invertire la rotta.
Iniziando magari dal Fisco.
Johannes Bückler
31 Maggio 2014 - Corriere della Sera - Bergamo - Leggi qui >>>>>
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