Il 31 ottobre del 1976 “l’Espresso” pubblicava una copertina con le bandiere del Cile e dell’Italia con questo titolo “L’Italia diventa il Cile?
Inflazione, blocco dei treni, panico in banca, buste paga vuote, autarchia, allarmismo, rivolte di piazza, revanscismo di estrema destra”.
Ne aveva ben donde.
In quel mese l’inflazione aveva superato il 20% avviandosi a chiudere l’anno con una media del 16,7% e con una lira svalutata del 12%.
Un periodo che definire difficile era dire poco.
Una crisi spaventosa vissuta nelle piazze, nel terrore delle bombe, nei continui scontri frontali, nel mistero di tanti, troppi oscuri complotti.
Nei disoccupati che lottavano per un posto di lavoro e nei lavoratori che vedevano ogni giorno sciogliersi il loro reddito.
Nel disprezzo per il nostro Paese in molte cronache di giornali stranieri.
Eppure abbiamo superato anche quel momento e siamo ancora qui. Abbiamo superato quel difficile periodo (uno dei tanti) e siamo diventati una delle prime potenze economiche del mondo, membro fondatore dell’UE, dell’OCSE, del Consiglio d’Europa, membro del G7, G8, G20.
Chi avrebbe scommesso anche solo una lira sull’Italia?
A differenza di oggi, forse in quel periodo gli sport nazionali non erano molti.
Il calcio, sicuramente l’evasione fiscale (esattamente come oggi), ma non il lamento continuo.
Quel piangersi addosso ogni volta che ci si trova di fronte a una difficoltà. Quella propensione di tafazziana memoria che ci porta ogni volta a ingigantire ogni nostro difetto e a sminuire ogni nostra virtù.
Ed è per questo che non passa giorno senza che qualche padre inviti il proprio figlio a lasciare questo Paese. “In questo Paese non avete futuro” dicono, “andatevene finché siete in tempo”.
E allora chiedo a questi padri: non pensate di avere qualche responsabilità se il Paese è in queste condizioni?
Chi ha votato per decenni quella che voi definite “la classe politica più inefficiente di tutto l’Occidente?
Chi ha votato per decenni politici corrotti, preoccupati solo del proprio tornaconto personale?
Forse lo avete fatto perché garantivano la difesa del vostro orticello e solo del vostro, che tanto all’orticello degli altri qualcuno avrebbe provveduto?
Lo avete fatto perché garantivano solo proclami contro l’evasione fiscale, ma fatti zero, perchè poi “come mi faccio la casa al mare se devo pagare pure le tasse?”.
Avete forse votato politici che garantivano condoni a scadenza, perché una terrazza abusiva poteva sempre servirvi?
Non avete forse privilegiato una classe politica che favoriva figli, nipoti, amici e amici degli amici, perchè una raccomandazione poteva sempre tornarvi utile?
E allora via, indignatevi per quello che avete (abbiamo) combinato invece di scaricare su altri le responsabilità.
E prendiamocela con i veri colpevoli. Non è difficile.
A molti, basta solo uno specchio.
Johannes Bückler
Inflazione, blocco dei treni, panico in banca, buste paga vuote, autarchia, allarmismo, rivolte di piazza, revanscismo di estrema destra”.
Ne aveva ben donde.
In quel mese l’inflazione aveva superato il 20% avviandosi a chiudere l’anno con una media del 16,7% e con una lira svalutata del 12%.
Un periodo che definire difficile era dire poco.
Una crisi spaventosa vissuta nelle piazze, nel terrore delle bombe, nei continui scontri frontali, nel mistero di tanti, troppi oscuri complotti.
Nei disoccupati che lottavano per un posto di lavoro e nei lavoratori che vedevano ogni giorno sciogliersi il loro reddito.
Nel disprezzo per il nostro Paese in molte cronache di giornali stranieri.
Eppure abbiamo superato anche quel momento e siamo ancora qui. Abbiamo superato quel difficile periodo (uno dei tanti) e siamo diventati una delle prime potenze economiche del mondo, membro fondatore dell’UE, dell’OCSE, del Consiglio d’Europa, membro del G7, G8, G20.
Chi avrebbe scommesso anche solo una lira sull’Italia?
A differenza di oggi, forse in quel periodo gli sport nazionali non erano molti.
Il calcio, sicuramente l’evasione fiscale (esattamente come oggi), ma non il lamento continuo.
Quel piangersi addosso ogni volta che ci si trova di fronte a una difficoltà. Quella propensione di tafazziana memoria che ci porta ogni volta a ingigantire ogni nostro difetto e a sminuire ogni nostra virtù.
Ed è per questo che non passa giorno senza che qualche padre inviti il proprio figlio a lasciare questo Paese. “In questo Paese non avete futuro” dicono, “andatevene finché siete in tempo”.
E allora chiedo a questi padri: non pensate di avere qualche responsabilità se il Paese è in queste condizioni?
Chi ha votato per decenni quella che voi definite “la classe politica più inefficiente di tutto l’Occidente?
Chi ha votato per decenni politici corrotti, preoccupati solo del proprio tornaconto personale?
Forse lo avete fatto perché garantivano la difesa del vostro orticello e solo del vostro, che tanto all’orticello degli altri qualcuno avrebbe provveduto?
Lo avete fatto perché garantivano solo proclami contro l’evasione fiscale, ma fatti zero, perchè poi “come mi faccio la casa al mare se devo pagare pure le tasse?”.
Avete forse votato politici che garantivano condoni a scadenza, perché una terrazza abusiva poteva sempre servirvi?
Non avete forse privilegiato una classe politica che favoriva figli, nipoti, amici e amici degli amici, perchè una raccomandazione poteva sempre tornarvi utile?
E allora via, indignatevi per quello che avete (abbiamo) combinato invece di scaricare su altri le responsabilità.
E prendiamocela con i veri colpevoli. Non è difficile.
A molti, basta solo uno specchio.
Johannes Bückler
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