lunedì 30 settembre 2013

E lo chiamavano governare (7)


Anno 1983
Il FIO, "Fondo per gli Investimenti e l’Occupazione" è stato creato nel 1982 con un unico scopo: sostenere gli investimenti pubblici.
Destinato a finanziare progetti immediatamente eseguibili, in otto anni di esercizi finanziari, dal 1982 fino all’89, i fondi Fio assegnati hanno toccato i 21 mila miliardi, destinati a oltre 800 progetti presentati dall’amministrazione centrale e dalle Regioni.
Ma come è stato usato? Quando Pietro Longo arriva al Bilancio nell’agosto del 1983 (Governo Craxi I) nel FIO ci sono ancora 1.210 miliardi assegnati per il 1983, ma non ancora spesi, congelati dalle elezioni.A questi stanno per aggiungersi quelli assegnati per il 1984. 
Ma facciamo un passo indietro. A un anno prima.

Giorgio La Malfa ha avuto un’idea straordinaria per quanto riguarda i progetti presentati al FIO.
I finanziamenti gestiti da queste ente sono (almeno quelli effettivamente destinati agli investimenti) risorse pubbliche che devono essere spese con lungimiranza.
Per questo ha chiamato dagli Stati Uniti Enzo Grilli, che insegna economia internazionale e dello sviluppo alla Johns Hopkins University e lavora alla Banca Mondiale.
Lo ha nominato segretario alla Programmazione. L’esigenza è la solita: avere un’amministrazione più funzionale e soprattutto credibile.
Il Governo Spadolini ha dei buoni ministri: Andreatta al tesoro, Reviglio alle Finanze e Giorgio La Malfa al Bilancio.

Grilli si è messo subito al lavoro. Ha ingaggiato una dozzina di professionisti della valutazione. Qualcuno viene dal privato, altri dall' Università, altri da organizzazioni operanti all’estero.

Li ha messi alle sue dipendenze sganciati dalla politica. Ma cosa devono fare nello specifico?
Quello che fanno da tempo tutti gli altri Paesi del mondo Occidentale.
Valutare i progetti presentati e selezionarli secondo criteri che ne verifichino le possibilità reali e soprattutto il rapporto costi e benefici.
Tradotto significa, va bene fare un porto, verifichiamo però se ciò è possibile (nel luogo indicato) e, cosa ancora più importante, verifichiamo a chi e a che cosa serve? Come dite? Ma è solo una cosa di buon senso? Già. Chissà perchè nessuno ci ha mai pensato.

L’idea di base è di dare finalmente dignità allo Stato e di aumentare efficacia ed efficienza della spesa pubblica visto che ormai le risorse sono sempre più scarse.

Il nucleo di valutazione si è messo subito all’opera. Per prima cosa ha compilato un manualetto di regole e parametri e l’ha inviato a tutte le amministrazioni regionali affinché ne prendano atto, invitandole a regolarsi prima di presentare progetti e le relative richieste di fondi.
Ogni amministrazione, centrale o periferica che sia, deve presentare il suo progetto ma deve compilare una scheda di descrizione con tutti gli elementi necessari affinchè il progetto possa essere valutato. I costi, i benefici, i tempi di attuazione. Questo, in sintesi, il lavoro del nucleo. Una vera novità in Italia.

Il lavoro prosegue bene. Il Cipe dà le direttive (programma), e il nucleo di valutazione, su basi tecniche, effettua la graduatoria degli investimenti accettabili, in termini di priorità e di utilità.
Il governo, alla fine, sceglie all'interno di questa graduatoria i progetti che, a suo parere, sono migliori perché più conformi agli obiettivi da raggiungere. Insomma l’idea chiave è quello che la valutazione fornirà finalmente un’informazione preziosa su quelli che sono gli investimenti migliori.

Ottobre 1983
A Pietro Longo, Ministro del Bilancio, questo nucleo di valutazione non va proprio giù. Sta discutendo con Craxi, Goria e Amato della dotazione per il 1984 del FIO e lui sa benissimo che quei soldi gli servono. A fare nuovi investimenti? Macchè. Gli servono 15.000 miliardi per far fronte alle sistematiche voragini di debiti della Siderurgia, dell’alluminio e della Chimica. Quei soldi a lui fanno comodo. Craxi per l'anno prossimo gli ha appena concesso 6.000 miliardi. (successivamente altri 2.200).
Questa faccenda del FIO in mano ai tecnici a Longo non va giù. Dare a questa gente la possibilità di bocciare un progetto, solo perché ne beneficiano pochi, è una cosa assurda. Non si è mai vista una cosa del genere in Italia. Ma che vadano al diavolo.

23 Dicembre 1983
Longo ha convocato il Cipe ed ha assegnato i fondi. I finanziamenti sono stati vagliati dalle Regioni e sottoposti alla valutazione del nucleo di Grilli.
Ma qualcosa non torna. Le regioni del nord non credono ai loro occhi. La Liguria per esempio, completamente tagliata fuori dai finanziamenti.
La Lombardia, che era stata molto meticolosa per potersi far approvare tutti i progetti, ne ha presentati 6. Approvato solo uno, il disinquinamento del fiume Lambro.
Alla Campania, malgrado arrivino continuamente soldi dall’intervento straordinario nel Mezzogiorno, sono stati assegnati il 15% di tutti i finanziamenti.
Alla Calabria 120 miliardi. Peccato che da quella regione non sia arrivato nessun progetto.
Con buona pace di Grilli e dei suoi uomini.
Loro hanno lavorato su 317 progetti presentati. Ne hanno scartati 126 per carenza dei requisiti. 70 accantonati perché poco attendibili. Il Cipe doveva lavorare sui restanti 121. Longo ne ha approvati 57, ma 12 sono fra quelli scartati da Grilli.

Grilli è arrabbiato, dopo che Longo ha richiesto una verifica su tutti quelli scartati. E’ tecnicamente impossibile oltre che scorretto. Mentre La Malfa e Andreatta chiedono un’indagine parlamentare su quanto sta accadendo, Longo ha posto la parola fine al gruppo di revisione.
Con una delibera del Cipe, in barba al Parlamento, gli analisti possono continuare a lavorare, ma senza impicciarsi della convenienza dei progetti. Nella delibera è espressamente dichiarato: nell’assegnare i fondi, si dovrà tenere conto di altri fattori.
Primo fra tutti “le esigenze politiche complessive di riequilibrio”. Mentre Longo in Parlamento riafferma il primato della politica sui “tecnici del gruppo” che pretendono di sostituirsi ai politici, tutti i membri del gruppo di Grilli si dimettono.

6 mesi dopo
Anche Grilli si è dimesso. E’ tornato a Washington sbattendo la porta Si sarebbe aspettato almeno una parola di conforto da Craxi o da Amato. Parola mai pronunciata.
Era arrivato pieno di speranza. Come Degan, che sperava di sistemare la Sanità, anche lui era finito per essere sconfitto da Longo. Aveva tentato di legare la scelta degli investimenti pubblici a un minimo di equilibrio fra vantaggi per la comunità e oneri.
Insomma, sganciare finalmente la politica dai soldi pubblici.
Anni dopo Tangentopoli porterà a conoscenza del Paese perché non ci riuscì. E perchè il Paese era stato, con il suo silenzio, complice.

N.B Ricordate l’unico progetto della Lombardia approvato dal Cipe? Il disinquinamento del fiume Lambro? Tranquilli. Non fu mai attuato.
Gli appalti finirono presto al vaglio della magistratura per tangenti.
L’Irva, società capofila del progetto  liquidata nel 1993. 
Un anno prima, sempre per tangenti, anche Pietro Longo era stato arrestato.

Al prossimo assalto alla diligenza…
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L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

Johannes Bückler

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7) (8)

venerdì 27 settembre 2013

E lo chiamavano governare (6)


Aprile 1984   
Dove eravamo rimasti? Ah sì. Al colpo di spugna, l’ennesimo, ai debiti della Sanità. E’ così da sempre.
In pratica si autorizza chi ha debiti a contrarne di nuovi che servono a pagare quelli vecchi.
Debiti arretrati, interessi che si sommano ad altri debiti, a cui si aggiunge sicuramente un prezzo elevato a causa della corruzione.
Stiamo scaricando sulle future generazioni l’onere di questi comportamenti. Oneri che finiranno per strangolarli. Possibile non si accorgano di questo? Certo, l’inflazione a due cifre aiuta e ha aiutato questi cattivi comportamenti. Si pagano rate per importi fissi che col passare degli anni pesano molto meno. Maledetta inflazione.

Servono soldi. Soldi a volontà. Degan ha appena dichiarato che quelli previsti dalla finanziaria ’84 non bastano. Soldi, è bene dirlo, già aumentati del 10% rispetto all'anno precedente. Ora ne serve un altro 10%.
I soldi non sono tutto. C'è anche di peggio.
E’ appena stato varato un decreto dal titolo “Attribuzioni del personale non medico addetto ai presidi, servizi e uffici delle Usl”.
Dodici pagine sulla Gazzetta Ufficiale per dire cosa serve esattamente ad una Usl. (Ma non sarebbe compito di chi gestisce l’Usl stessa?)
A ognuna vengono assegnate una ventina di figure professionali.
Ad una Usl servono 3 geologi? (Ambiente e Territorio sono sotto il loro controllo). No. Il decreto prevede un solo geologo.
Però deve avere un architetto e un ingegnere (anche se non servono), ma solo un geologo.
Nessuna protesta. In fondo qualche figlio, nipote o amico architetto o ingegnere si trova sempre.

1 Giugno 1984
La Sanità è allo stremo e il Governo lo ammette esplicitamente. Nel 1984 costerà 38.500 miliardi di lire. 4.500 in più di quelli preventivati nel Bilancio dello Stato di quest’anno. Tradotto, le Usl sono sull’orlo della bancarotta. Hanno, certificati, 7.600 miliardi di debiti. Nel primo trimestre 1984 siamo già a +16% rispetto stesso periodo anno precedente.
Avete ben presente la situazione? E che dite. Qualcuno si rende conto della situazione? Certo, come no!

3 Giugno 1984
I medici e i dipendenti ospedalieri hanno dichiarato per domani uno sciopero generale che di fatto rischia di paralizzare tutto il sistema sanitario nazionale.
Rivendicano l’applicazione del contratto e il rinnovo delle convenzioni.
Per la precisione non tutti i sindacati. Hanno aderito i sindacati dell’Anano, Anmo, Cimo, Fimed, Fimmg, Fimp, Snami e Sumal. (ma quanti accidenti sono?). Ma non i primari dell’Anpo e i medici della Cgil, Cisl e Anpo. Mi chiedo se abbiano capito la gravità della situazione.
I medici hanno appena avuto un aumento per il funzionamento dell’ambulatorio. L’assalto alla diligenza continua senza sosta. E il Paese vada pure in malora.

Settembre 1984
Gianni de Michelis è ministro del Lavoro. E’ un anno che sta lavorando a una nuova riforma senza concludere niente.
Craxi si era impegnato a ridurre la spesa previdenziale, ma anche qui le cose non stanno andando bene.
Si sta sforando di 7.000 miliardi di lire lo stanziamento previsto dalla Finanziaria.
In questi anni ogni 1.000 lire pagate dall’Inps solo 600 sono coperte da contributi.
Lo Stato pensa al resto. Grandi.
Siamo tutti a conoscenza degli enormi privilegi dei dipendenti pubblici in tema di previdenza.
Per essere iniquo è iniquo rispetto ai dipendenti privati, quindi?
Oggi i sindacati hanno protestato sostenendo che non è giusto che i dipendenti pubblici abbiano tutti questi privilegi. Non è giusto avere questa disparità di trattamento.
Che facciamo, li togliamo? No, la richiesta dei sindacati è di estenderli anche ai privati (equo è equo…sich!). Questo significa un’ulteriore impennata del costo delle pensioni negli anni futuri.
Il sindacato che ha alzato la voce per primo è la Fisafs (Federazione ferrovieri autonomi). Ha minacciato scioperi e agitazioni “in difesa dei diritti alienabili della categoria”, una categoria (bene ricordarlo) fra le più privilegiate.
Una persona di buon senso potrebbe chiedersi: ma l’ente come sta messo?
E’ presto detto. Mentre vengono chiesti aumenti (l’ennesimo), le Ferrovie incassano ogni anno 3.000 miliardi dai servizi merci e dai passeggeri.
Ma bastano appena a pagare gli stipendi. Lo Stato ne mette altri 15.000 per farle funzionare.

L’assalto alla diligenza continua…
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L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

Johannes Bückler

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6) (7)

sabato 21 settembre 2013

E lo chiamavano governare (5)


26-09-1983    

E’ necessario eliminare il pagamento a piè di lista. Bisogna distribuire i fondi che servono, ma chi supererà il tetto prefissato dovrà risponderne”. Una dichiarazione di buon senso appena espressa dal Ministro della Sanità del Governo Craxi. Si chiama Costante Degan, democristiano, grande cattolico. Una persona perbene, capace di mettere ordine senza stravolgere. Rispettoso di tutto e tutti.

Craxi si è posto tre obiettivi: una diversa politica dei redditi, la riduzione dei costi del sistema previdenziale e quelli del servizio sanitario. Il lavoro, quest’ultimo, proprio di Degan. Sul primo punto ci sarà da ridere (o piangere) poiché su questo tema lo scontro col PCI è frontale. Solo a parlare di blocco della scala mobile a qualcuno si sono già rizzati i capelli. Vedremo come andrà a finire.

Degan è intenzionato a rispettare le sue dichiarazioni. Non tanto per quello che riguarda l’inadeguatezza del servizio dato ai malati, ma soprattutto per quanto riguarda il costo di questo servizio. Prima problema: quanti debiti ha la Sanità? Nessuno lo sa, tantomeno il Ministero che di questo dovrebbe occuparsi.
L’unica cosa certa è che i gestori delle Usl così mal gestite sono principalmente colleghi del suo partito. Infatti, su 647 Usl il 58,7% sono democristiani. Il 19,3% socialisti. Il 17,9% al PCI e via via fino alle briciole. I debiti sono enormi, tanto che fornitori e vincitori di appalti minacciano di fermare tutto. E’ dura pensa Degan, e nessuno sa esattamente quanti soldi servono.

30 Settembre 1983

Il Governo oggi si è riunito. L’ordine del giorno verte unicamente sulla gestione economica e finanziaria delle Usl. Il Consiglio dei Ministri ha appena deliberato di istituire per ogni singola Usl un collegio di revisori che accerti rapidamente ammontare debiti, situazione patrimoniale e contabile ed eventuali necessità di spesa. Leggo il decreto legge 463 e sinceramente resto sbalordito. Per esempio su chi dovrà controllare la spesa delle Usl gestite dalla politica. Commercialisti? No. Contabili o ragionieri? E quando mai.
Capito, sicuramente dovrà essere un revisore. Niente di tutto questo.
Un solo requisito è necessario. Il fatto di essere stati al servizio della Pubblica Amministrazione. Di più. Saranno nominati solo dal Ministero del Tesoro, dalle Regioni e dalle assemblee delle Usl.
Tradotto sgnifica che la politica, che controlla le Usl e causa del disastro, sarà controllata dalla politica. Come fai a non definirli dei “gegni”.

E così tutto continuò come prima. Con fatture gonfiate, appalti truccati, forniture inutili. La politica aveva vinto ancora una volta. E i cittadini? Continuarono a non capire che, accettando di fatto queste situazioni, stavano distruggendo il futuro dei loro figli. 

Marzo 1984 

Non hanno fatto i conti con la magistratura. Qualcuno di loro ha cominciato a intuire che nella Sanità esiste una situazione generalizzata da codice penale. Cominciano i primi arresti.
I fornitori insistono nel voler essere pagati prima della famosa relazione dei revisori. Che fare? Semplice. I politici sono o non sono dei gegni? Paghiamoli questi debiti. Come? Semplice. Come sono soliti fare. Prendono le stime sulle entrate dei prodotti petroliferi e le aumentano del 20%. (Le avevano abbassate della stessa percentuale due mesi prima sich!). E per tirare un colpo di spugna sui debiti degli ultimi tre anni? (servono 8.000 miliardi).
Che ci pensi il Tesoro pagando con titoli di Stato stampati per l’occasione.

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

Johannes Bückler

E lo chiamavano governare. (1) (2) 3 (4) (5) (6)

Alla prossima puntata...

giovedì 19 settembre 2013

Non abbiamo capito nulla?

Caro Johannes,
sentire giorni fa un onorevole, in collegamento telefonico con la trasmissione radiofonica La Zanzara, che bellamente andava affermando di considerare un patriota chi si sottrae ai balzelli del fisco perché sottrae soldi al pubblico spreco, confesso che mi ha gettato nel più profondo sconforto, ingenerando in me il dubbio di non aver mai capito nulla del vivere sociale.
Poi ho pensato a te, ai tanti altri Buckler in circolazione e ho trovato un po' di conforto, rasserenandomi e convincendomi che forse la ragione sta dalla nostra parte che valutiamo l'evasore fiscale non come un benemerito della società bensì un ladro della peggior specie perché, rubando alla collettività, sottrae risorse ai più deboli e bisognosi.
Poi e' vero, ci sono gli enormi sprechi, ma ciò non toglie che alla base del vivere civile ci stanno i doveri e tra questi, indubbiamente, il quello fiscale assume un ruolo imprescindibile.
Superato lo shock iniziale e ripensando al contenuto di queste esternazioni mi sono inbufalito: ma come, un personaggio che da anni calca la scena politica, più volte ministro, che certamente più di ognuno di noi (o di noi tutti insieme) ha partecipato alla gestione del potere "vero", quello della stanza dei bottoni, inneggia all'evasione nascondendosi dietro agli sprechi, quando dovrebbe vergognarsi denunciando la propria incapacità messa al servizio della Stato.
Tra l'altro ricevendo in cambio, oltre agli onori (immeritati, evidentemente), anche laute e durature prebende e, con queste, alimentando ulteriormente gli sprechi (pagare il lavoro di inetti e' indubbiamente uno spreco!).
Come possiamo sperare che questa societa' cambi se la classe politica, ahimè, esprime personaggi di tal "caratura"?
Chiedo aiuto alla tua saggezza, oltre che appellarmi alla tenacia dei tanti colibrì che seguono il tuo blog.
Un caro (sconfortato) saluto a tutti.

Samuel Adams

martedì 17 settembre 2013

Redditometro, statistiche e giustizia sociale.

Caro Direttore,
le dichiarazioni tranquillizzanti dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo redditometro sembrano non abbiano sortito l’effetto desiderato.
Eppure sono state chiare fin dall’inizio: “E’ intenzione dell’Agenzia concentrare la propria attenzione nei confronti di chi presenta scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata sulla base di situazioni e fatti certi…” .
Al riguardo non voglio quindi aggiungere altro.
Quello che posso fare è spiegare (per l’ennesima volta) perché si è arrivati a questo punto. In breve.
Nel 2011 il reddito medio dichiarato dagli italiani è stato di 19.600 euro. Reddito lordo, da cui si deve togliere il carico fiscale per ottenere il vero “reddito spendibile”.
Ma se il reddito spendibile è quello dichiarato, com’è possibile che la spesa media di ogni famiglia italiana sia stata nello stesso periodo di 29.856 euro, con punte di 33.492 euro per famiglie con un figlio?
E sia chiaro, sono dati che si ripetono ogni anno da molto tempo.
Detto che la statistica “È na' cosa che serve pe fà un conto in generale” come recitava Trilussa, a me pare che comunque qualcosa non torni.
C’è sicuramente qualcuno che continua a utilizzare servizi gentilmente offerti da altri costretti a pagare anche per loro. Giusto quindi usare tutti gli strumenti per ripristinare un po’ di giustizia sociale in questo Paese e aspettare almeno qualche risultato dal redditometro prima di criticarlo.
Perché 60 milioni di allenatori di calcio, passi, ma 60 milioni di esperti in lotta all’evasione mi pare troppo.

Un caro saluto

Johannes Bückler

17 settembre 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

mercoledì 11 settembre 2013

E lo chiamavano governare (4)


26 Giugno 1983    Nuove elezioni, ma prima… 

Prima di ogni elezione che si rispetti i governi uscenti cercano di accaparrare consenso. Fanfani &C. hanno colto la palla al balzo per chiudere il contratto dei dipendenti pubblici.
Ciò in barba al buon governo, al tetto d’inflazione programmata.
Sarebbe stato più logico lasciare al nuovo governo la chiusura dei contratti, ma con le elezioni alle porte è ormai prassi (sì avete capito bene, è prassi) garantirsi la riconoscenza di una parte di elettori.
E cosa c’è di meglio di 3 milioni di dipendenti pubblici? Costo dell’operazione? 6.000 miliardi di lire in 3 anni. E poiché Goria ha appena introdotto una piccola strettina (piccola piccola) sulle baby pensioni, il ministro Schietroma (Funzione pubblica) ha appena emanato una circolare. La strettina viene eliminata. Il consenso prima di tutto.

Probabilmente Goria (o chi per lui) non era capace a far di conto. Per gli aumenti al milione e 100mila insegnanti furono preventivati 1000 miliardi di lire. Ce ne vollero 2.000.
E così per ogni settore pubblico. Alla fine i 6.000 miliardi preventivati diventarono 12.000. Conseguenza di questi errori fu che Goria rimase al suo posto, pronto in elezioni successive a diventare Presidente del Consiglio. Della serie: la competenza paga.

L’ottava legislatura è terminata da poco e diciamo la verità, ha lasciato pochi rimpianti.
La nona sta per iniziare con risultati elettorali abbastanza sorprendenti.
La DC (32,7%) ha perso il 6% dei voti e il PSI si è attestato all’11,3% lontano dalla percentuale prevista del 15%. E’ il terzo partito, ma De Mita ha deciso di togliere il veto a Craxi, che, di fatto, sta per diventare Presidente del Consiglio. Il primo socialista della storia d’Italia.



Il primo governo italiano a guida socialista ha avuto una nascita piuttosto travagliata. Forse sui programmi? Sulle responsabilità da condividere in futuro? Ma quando mai.
La presentazione del governo è slittata di un giorno e ha avuto momenti imbarazzanti per la più antica e banale delle spiegazioni: la spartizione delle poltrone.



Liberali e socialdemocratici nonostante un 7% totale hanno una grande potere, tanto da far dire a Pietro Longo “non credano i partiti maggiori di fare i conti senza di noi”. Detto, fatto. A Pietro Longo va il Bilancio con qualche migliaio di miliardi di lire da gestire.

De Mita ha tolto il veto su Craxi, ma da buon democristiano conosce la matematica. Quindi se Craxi è Presidente del Consiglio il governo deve essere democristiano. I ministri sono 29? I ministri DC devono essere 15; tra l’altro il numero perfetto per le spartizioni alle correnti. Cinque agli amici di De Mita, cinque agli amici di Piccoli e Andreotti e cinque alla “minoranza” di Forlani. Ai socialisti vanno solo quattro ministri. Non si può dire che De Mita abbia perso la partita con Craxi a Palazzo Chigi.

Alle 17, momento del giuramento, ci si accorge che manca qualcuno. Si tratta di Michele Di Giesi che dalla Marina Mercantile è passato alle Regioni. Di lui nessuna traccia. Il motivo? Di Giesi ha rinunciato. “Gli elettori non mi hanno votato per stare a guardia di bidoni”, dice. Le Regioni non sono soggetti politici e lui vuole fare politica. Bene. Una telefonata a Romita che è al mare e il vuoto è riempito. Surreale.

Craxi è emozionato e si vede. Ha persino dimenticato nella lettura dei ministri quello di Alfredo Biondi all’Ecologia. Forse per il fatto che Biondi di Ecologia non ne capisce niente. Ma questo non è mai stato un problema.

Furono tre anni, il Craxi I, di crescita e ricchezza; ricchezza che non si vedeva da almeno 20 anni. Poteva quindi, (anzi doveva) invertire la rotta. Abbandonare la via del disavanzo, controllare entrate e spese, arginare il debito pubblico e gli interessi che su di esso si pagavano.

Il primo anno promise di contenere il disavanzo in 60mila miliardi di lire. L’anno si chiuse a meno 88.000. I suoi due obiettivi erano il 10% del PIL di disavanzo complessivo e il 5% di disavanzo corrente. Si ritrovò col 17% il primo e l’8% il secondo. Questo lo faceva imbufalire. Il primo governo socialista e questi conti?
Fu così che ebbe un’idea. Poiché non diminuiva il deficit, pensò, perché non rivalutare il Prodotto interno lordo?
Si decise di quantificare il lavoro “sommerso”. E di colpo il fabbisogno scese dal 17 al 13,2%, e il disavanzo corrente dall’8% al 6%. Ma anche con questo artificio gli obiettivi rimasero lontani.

Nel giorno del suo insediamento Craxi aveva fatto una solenne promessa: calcoleremo, controlleremo e governeremo la spesa pubblica. Nel suo primo mandato non fece niente di tutto ciò.

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L'enorme debito pubblico che abbiamo (che blocca il Paese) non è la conseguenza di chissà quali oscuri complotti, ma il risultato matematico dell’operato di governi con la complicità di buona parte del Paese.
Quei governi stavano mangiando il futuro dei nostri figli e a tutti stava bene.
Proprio a tutti no, ma questa è un'altra storia.

Johannes Bückler

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Alla prossima puntata...

lunedì 9 settembre 2013

"SUD svantaggiato". Lo diceva Miglio.


Caro Direttore,
“per ogni problema complesso c’è sempre una soluzione semplice. Peccato che sia sbagliata”.
Era una frase che soleva ripetere mio padre ogni volta che gli si presentava un problema.
Mi è tornata alla mente leggendo della richiesta di un referendum consultivo sull’Indipendenza della Lombardia approvata a Spirano.
Non voglio entrare nel merito, perché siamo ormai abituati a certe sparate. Sparate che hanno l’unico scopo quello di ribadire il solito ritornello per cui il Nord paga e il Sud scialacqua.
Il solito refrain stucchevole che la Lombardia, locomotiva d’Italia, ha una velocità diversa rispetto al Sud.
E allora sarebbe utile, per questi signori, ripercorrere la storia di questo Paese.
Vero (e onesto) sarebbe raccontare alla gente che certe politiche (che hanno tradotto velocità diverse) vengono da molto lontano e che fu proprio il Nord a beneficiarne.
Fin dal 1892, quando una guerra doganale con la Francia consentì al settentrione di ottenere una politica protezionistica.
Congiuntura che favorì molto gli imprenditori del Nord a scapito degli agricoltori del Sud.
Oppure dal contratto stipulato nel 1906 dall’allora ministro Fortis con la Spagna, che danneggiò pesantemente l’enologia del meridione.
Per non parlare di tutte quelle politiche nazionali che, di fatto, hanno respinto ogni tentativo del Sud di risollevarsi.
(E giusto sarebbe ricordare anche i molti giovani fantaccini del Sud che andarono a morire silenziosamente sulle colline del Carso).
Ripercorrendo quindi la storia di questo Paese non si può fare a meno di affermare che: “Tutte le volte che la storia ha imposto scelte economiche-finanziarie alternative, il Meridione è stato di fatto sacrificato a vantaggio del Nord”.
Bückler? No, Gianfranco Miglio.

Un caro saluto

Johannes Bückler

08 Settembre 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

giovedì 5 settembre 2013

Italiani a responsabilità limitata.

Il 31 ottobre del 1976 “l’Espresso” pubblicava una copertina con le bandiere del Cile e dell’Italia con questo titolo “L’Italia diventa il Cile?
Inflazione, blocco dei treni, panico in banca, buste paga vuote, autarchia, allarmismo, rivolte di piazza, revanscismo di estrema destra”.
Ne aveva ben donde.
In quel mese l’inflazione aveva superato il 20% avviandosi a chiudere l’anno con una media del 16,7% e con una lira svalutata del 12%.
Un periodo che definire difficile era dire poco.

Una crisi spaventosa vissuta nelle piazze, nel terrore delle bombe, nei continui scontri frontali, nel mistero di tanti, troppi oscuri complotti.
Nei disoccupati che lottavano per un posto di lavoro e nei lavoratori che vedevano ogni giorno sciogliersi il loro reddito.
Nel disprezzo per il nostro Paese in molte cronache di giornali stranieri.

Eppure abbiamo superato anche quel momento e siamo ancora qui. Abbiamo superato quel difficile periodo (uno dei tanti) e siamo diventati una delle prime potenze economiche del mondo, membro fondatore dell’UE, dell’OCSE, del Consiglio d’Europa, membro del G7, G8, G20.
Chi avrebbe scommesso anche solo una lira sull’Italia?

A differenza di oggi, forse in quel periodo gli sport nazionali non erano molti.
Il calcio, sicuramente l’evasione fiscale (esattamente come oggi), ma non il lamento continuo.
Quel piangersi addosso ogni volta che ci si trova di fronte a una difficoltà. Quella propensione di tafazziana memoria che ci porta ogni volta a ingigantire ogni nostro difetto e a sminuire ogni nostra virtù.
Ed è per questo che non passa giorno senza che qualche padre inviti il proprio figlio a lasciare questo Paese. “In questo Paese non avete futuro” dicono, “andatevene finché siete in tempo”.
E allora chiedo a questi padri: non pensate di avere qualche responsabilità se il Paese è in queste condizioni?
Chi ha votato per decenni quella che voi definite “la classe politica più inefficiente di tutto l’Occidente?
Chi ha votato per decenni politici corrotti, preoccupati solo del proprio tornaconto personale?
Forse lo avete fatto perché garantivano la difesa del vostro orticello e solo del vostro, che tanto all’orticello degli altri qualcuno avrebbe provveduto?
Lo avete fatto perché garantivano solo proclami contro l’evasione fiscale, ma fatti zero, perchè poi “come mi faccio la casa al mare se devo pagare pure le tasse?”.
Avete forse votato politici che garantivano condoni a scadenza, perché una terrazza abusiva poteva sempre servirvi?
Non avete forse privilegiato una classe politica che favoriva figli, nipoti, amici e amici degli amici, perchè una raccomandazione poteva sempre tornarvi utile?
E allora via, indignatevi per quello che avete (abbiamo) combinato invece di scaricare su altri le responsabilità.
E prendiamocela con i veri colpevoli. Non è difficile.
A molti, basta solo uno specchio.

Johannes Bückler

domenica 1 settembre 2013

Modena, operai vanno in ferie e l’azienda trasloca in Polonia.

Modena, operai vanno in ferie e intanto l’azienda trasloca in Polonia. Leggi qui >>>>> 

Caro Johannes,
chissà in quanti siamo rimasti colpiti dal passaggio di questa notizia sui media nazionali.
Chissà in quanti abbiamo provato solidarietà umana per quei lavoratori.
Deve essere terribile scoprire improvvisamente la scomparsa, in questo caso, fisica del proprio lavoro.
Altresì pensavo, chissà quanti di questi lavoratori, negli ultimi 5 anni, si sono trovati nella necessità di cambiare i serramenti di casa.

Grazie al 55% degli incentivi fiscali, che è una ghiotta opportunità, si sono recati presso un rivenditore dove hanno scoperto che è possibile ottenere un risparmio del 20% acquistando dei serramenti in PVC prodotti in Polonia.
Il rivenditore in questione non perde occasione per specificare al lavoratore della Firem che i semilavorati utilizzati sono di ottima qualità, si tratta di profilati in pvc tedeschi, ferramenta austriaca, vetri francesi, e prezzi molto più interessanti delle finestre prodotti in Italia con le medesime materie prime.

E' facile giustificare l'arcano, riferisce il rivenditore: "in Polonia i lavoratori costano all'impresa un quarto di quanto costano al concorrente italiano e visto che questo tipo di impresa MANIFATTURIERA, mediamente ha un'incidenza del costo del personale intorno al 20%, ecco che salta fuori un primo 15% di risparmio, mettici poi minor costo dell'energia , del gas, e balzelli vari e tutto diventa chiaro".
Io di mio aggiungo, metti pure l'azzeramento dei costi di ammortamento per le immobilizzazioni industriali, visto che i colleghi polacchi hanno saputo sapientemente sfruttare i contributi europei. Come concludiamo: Globalizzazione? Libera circolazione delle merci all'interno della comunità? Comprensibile aggressività di paesi in via di sviluppo?
Oppure legge del contrappasso? Ognuno scelga la sua.

Stasera, molti rivenditori ITALIANI dei serramenti polacchi , rumeni, bulgari eccetera, mangeranno pesce fritto e patatine a qualche festa dell'unità . Qualcuno di loro il primo maggio sventolerà la bandiera rossa e l'indomani non si porrà il problema degli operai rumeni a 200 euro al mese. Del resto business is business.
Sul bilancio pubblico, occorrono un paio di miliardi di euro l'anno per sostenere il 55% di bonus fiscali, purtroppo una parte vanno a favore di imprese dell'est, giustamente ormai comunitarie!
Quando le imprese italiane vendono in Russia, in nord Africa o peggio ancora in Brasile, devono fare di conto con pesanti barriere doganali all'ingresso.
Paradossale, vero!

Saluti.

Francesco Mangione - Presidente di SPI Finestre