Caro Johannes,
hai perfettamente ragione, Il viceministro dell'economia ha veramente sbagliato nelle sue ormai famose esternazioni, in casa Confcommercio, circa "l'evasione di sopravvivenza".
Che sia un grosso errore politico, lo lasciamo affermare dai suoi "compagni" di cordata.
Che sia una scivolata mediatica e' sotto gIi occhi di tutti.
Che alla base ci sia un macroscopico errore tecnico, lo hai sottolineato tu.
Su quest'ultimo aspetto vorrei aggiungere alcune riflessioni, consapevole di usare rappresentazioni "a rischio paradosso" ma, a mio parere, utili per scuotere l'intollerabile generale assuefazione ad accettare le affermazioni espressamente banali che sentiamo ripetere in ogni dove.
Sostenere che perché una realtà economica possa sopravvivere, in momento di crisi, si possa pensare (rectius: essere costretti) all'evasione e' un non senso.
Le tasse/imposte colpiscono in linea di massima (eccezioni ce ne sono e non poche, basti l'Irap!) la ricchezza prodotta (ricavi meno costi) molto o poca che sia, ma, evidentemente, non possono certo superarla.
In altri termini costituiscono una componente con il segno meno che, pertanto, va' a sottrarsi a quella (necessariamente più' consistente) con il segno più per antonomasia, il reddito lordo. Se quest'ultimo e' pari a 100 e pago il 60% di tasse/imposte mi rimane comunque 40. Non fallisco, non cesso l'attività, forse non riesco ad arrivare a fine mese.
Se, per raggiungere quest'ultimo obiettivo, devo organizzare la gestione della mia attività autonoma eliminando la voce "tasse/imposte" significa che opero in concorrenza sleale e che sicuramente inquino (in senso negativo) il mercato in cui mi inserisco.
Detto in altri termini: se non sopravvivo rispettando le regole devo uscire dalla mia attività per assenza del minimo di economicità, vuoi perché il mercato non la può offrire vuoi per mia "incapacità" (a volte dovuta a sfortuna).
Di sicuro, se sopravvivo evadendo, chiedo alla collettività di aiutarmi, con gli effetti distorsivi appena ricordati.
In ogni caso, giova ripeterlo, il carico fiscale determina il reddito residuo spendibile, non sorge laddove non ci sia reddito. Altro problema e' constatare che quel 60% del mio esempio risulti un valore troppo alto, con la conseguenza che necessitano più articolate considerazioni.
Nel contesto in cui ha parlato anche il "nostro" Fassina, e' stato affermato che l'evasione raggiunge la ragguardevole cifra di 272 mld di euro, pari al 17,4% del PIL.
Confesso che mi sono sempre chiesto come si riescano a formulare certi numeri. Il mio personalissimo convincimento e' che la realtà sia molto più drammatica, raggiungendo entità nettamente superiori.
Altrimenti che significato dare ai redditi medi (dichiarati, cioè ancora al lordo delle tasse) di commerciati, albergatori, ristoratori, gioiellieri, tassisti, professionisti e chi più ne ha più ne metta?
Sappiamo tutti che si attestano a livelli oscillanti tra l'indigenza e la "tranquillità economica", rarissimamente toccando il "benessere", il che porta a sospettare che il livello reale di evasione sia ben più significativo di quanto ci viene raccontato.
A questo punto si apre uno scenario più ampio. Ho già abusato della pazienza dei Bukcler, lo riprenderò la prossima volta.
Un caro saluto a tutti
Samuel Adams
hai perfettamente ragione, Il viceministro dell'economia ha veramente sbagliato nelle sue ormai famose esternazioni, in casa Confcommercio, circa "l'evasione di sopravvivenza".
Che sia un grosso errore politico, lo lasciamo affermare dai suoi "compagni" di cordata.
Che sia una scivolata mediatica e' sotto gIi occhi di tutti.
Che alla base ci sia un macroscopico errore tecnico, lo hai sottolineato tu.
Su quest'ultimo aspetto vorrei aggiungere alcune riflessioni, consapevole di usare rappresentazioni "a rischio paradosso" ma, a mio parere, utili per scuotere l'intollerabile generale assuefazione ad accettare le affermazioni espressamente banali che sentiamo ripetere in ogni dove.
Sostenere che perché una realtà economica possa sopravvivere, in momento di crisi, si possa pensare (rectius: essere costretti) all'evasione e' un non senso.
Le tasse/imposte colpiscono in linea di massima (eccezioni ce ne sono e non poche, basti l'Irap!) la ricchezza prodotta (ricavi meno costi) molto o poca che sia, ma, evidentemente, non possono certo superarla.
In altri termini costituiscono una componente con il segno meno che, pertanto, va' a sottrarsi a quella (necessariamente più' consistente) con il segno più per antonomasia, il reddito lordo. Se quest'ultimo e' pari a 100 e pago il 60% di tasse/imposte mi rimane comunque 40. Non fallisco, non cesso l'attività, forse non riesco ad arrivare a fine mese.
Se, per raggiungere quest'ultimo obiettivo, devo organizzare la gestione della mia attività autonoma eliminando la voce "tasse/imposte" significa che opero in concorrenza sleale e che sicuramente inquino (in senso negativo) il mercato in cui mi inserisco.
Detto in altri termini: se non sopravvivo rispettando le regole devo uscire dalla mia attività per assenza del minimo di economicità, vuoi perché il mercato non la può offrire vuoi per mia "incapacità" (a volte dovuta a sfortuna).
Di sicuro, se sopravvivo evadendo, chiedo alla collettività di aiutarmi, con gli effetti distorsivi appena ricordati.
In ogni caso, giova ripeterlo, il carico fiscale determina il reddito residuo spendibile, non sorge laddove non ci sia reddito. Altro problema e' constatare che quel 60% del mio esempio risulti un valore troppo alto, con la conseguenza che necessitano più articolate considerazioni.
Nel contesto in cui ha parlato anche il "nostro" Fassina, e' stato affermato che l'evasione raggiunge la ragguardevole cifra di 272 mld di euro, pari al 17,4% del PIL.
Confesso che mi sono sempre chiesto come si riescano a formulare certi numeri. Il mio personalissimo convincimento e' che la realtà sia molto più drammatica, raggiungendo entità nettamente superiori.
Altrimenti che significato dare ai redditi medi (dichiarati, cioè ancora al lordo delle tasse) di commerciati, albergatori, ristoratori, gioiellieri, tassisti, professionisti e chi più ne ha più ne metta?
Sappiamo tutti che si attestano a livelli oscillanti tra l'indigenza e la "tranquillità economica", rarissimamente toccando il "benessere", il che porta a sospettare che il livello reale di evasione sia ben più significativo di quanto ci viene raccontato.
A questo punto si apre uno scenario più ampio. Ho già abusato della pazienza dei Bukcler, lo riprenderò la prossima volta.
Un caro saluto a tutti
Samuel Adams
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