“Tutti i nodi vengono al pettine”.
E’ un proverbio che ci ricorda come, prima o poi, si devono pagare le cattive azioni compiute e che (sempre prima o poi) si devono affrontare e trovare soluzioni a problemi sempre rinviati.
E i nodi ora sono tutti lì. Il nodo della corruzione, il nodo degli sprechi nella pubblica amministrazione, la carenza d’innovazione e ricerca, la mancata valorizzazione dei beni pubblici, la lentezza della giustizia civile, la burocrazia asfissiante.
E potrei continuare, ma esiste un nodo che dovrebbe avere la priorità rispetto a tutto il resto: l’evasione fiscale. Evasione fiscale che da decenni carica su una parte del Paese tutti i costi dei servizi.
Ed ecco il nodo venuto al pettine: quella parte del Paese non ne ha proprio più. Qualcuno se ne faccia una ragione: se l’economia fatica a riprendersi è perché abbiamo qualche problema di distribuzione della ricchezza. Punto.
E l’abbiamo perché attraverso l’evasione fiscale qualcuno si è mangiato tutti i polli di Trilussa ossa comprese.
Mi chiedo come sia stato possibile mandare al macero l’art. 53 della Costituzione, sapete, quello che recita “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”?
Che quando dice “tutti” significa “tutti”, non i “soliti”.
(Perplesso quindi nel leggere come prioritario il cambiamento della nostra Costituzione. Che in alcuni punti mostra i segni del tempo, ma mi chiedo: prima di modificarla non sarebbe meglio cominciare a rispettarla?)
E’ chiaro che nella lotta all’evasione le moderne tecnologie informatiche avranno sempre più un ruolo fondamentale. L’interconnessione e lo scambio d’informazioni saranno sempre più indispensabili.
La possibilità di incrociare dati permette non solo di abbracciare una platea sempre più numerosa, ma soprattutto di selezionare un certo tipo di contribuente. E in futuro, più dati si riusciranno a incrociare, più preciso sarà il bersaglio, senza creare disagi a chi oggi fa il suo dovere di cittadino.
Già ora è possibile da parte del Fisco accedere in modo trasparente a una pluralità di Banche dati. Che vanno dal PRA alla Camera di Commercio, dai Dati del Territorio, all’INPS, INAIL, INA-SAIA. Per non parlare di Equitalia e di alcune Banche dati della Guardia di Finanza.
C’è ancora da fare? Sicuramente sì, ma passi avanti sono stati fatti e in molti casi gli strumenti e le metodologie sono già sufficienti.
Bisogna dare attuazione a ciò che abbiamo senza mettere ogni volta in discussione il tutto cercando di ridisegnarlo come fosse una tela di Penelope.
E’ chiaro che un occhio di riguardo dovrà essere posto alla privacy dei contribuenti. L’accesso ai dati deve essere concesso con le dovute cautele e garanzie.
Con la speranza che un giorno qualcuno capisca finalmente perché bisogna pagarle queste benedette tasse. Insegnandolo poi ai loro figli.
O mangiando semplicemente il 45% del loro gelato, oppure spiegando loro perché potranno per molti anni andare a scuola gratis.
A volte, è solo questione di punti di vista.
Un caro saluto
Johannes Bückler
17 Giugno 2013 Corriere della Sera Economia - Vedi qui >>>>>
E’ un proverbio che ci ricorda come, prima o poi, si devono pagare le cattive azioni compiute e che (sempre prima o poi) si devono affrontare e trovare soluzioni a problemi sempre rinviati.
E i nodi ora sono tutti lì. Il nodo della corruzione, il nodo degli sprechi nella pubblica amministrazione, la carenza d’innovazione e ricerca, la mancata valorizzazione dei beni pubblici, la lentezza della giustizia civile, la burocrazia asfissiante.
E potrei continuare, ma esiste un nodo che dovrebbe avere la priorità rispetto a tutto il resto: l’evasione fiscale. Evasione fiscale che da decenni carica su una parte del Paese tutti i costi dei servizi.
Ed ecco il nodo venuto al pettine: quella parte del Paese non ne ha proprio più. Qualcuno se ne faccia una ragione: se l’economia fatica a riprendersi è perché abbiamo qualche problema di distribuzione della ricchezza. Punto.
E l’abbiamo perché attraverso l’evasione fiscale qualcuno si è mangiato tutti i polli di Trilussa ossa comprese.
Mi chiedo come sia stato possibile mandare al macero l’art. 53 della Costituzione, sapete, quello che recita “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”?
Che quando dice “tutti” significa “tutti”, non i “soliti”.
(Perplesso quindi nel leggere come prioritario il cambiamento della nostra Costituzione. Che in alcuni punti mostra i segni del tempo, ma mi chiedo: prima di modificarla non sarebbe meglio cominciare a rispettarla?)
E’ chiaro che nella lotta all’evasione le moderne tecnologie informatiche avranno sempre più un ruolo fondamentale. L’interconnessione e lo scambio d’informazioni saranno sempre più indispensabili.
La possibilità di incrociare dati permette non solo di abbracciare una platea sempre più numerosa, ma soprattutto di selezionare un certo tipo di contribuente. E in futuro, più dati si riusciranno a incrociare, più preciso sarà il bersaglio, senza creare disagi a chi oggi fa il suo dovere di cittadino.
Già ora è possibile da parte del Fisco accedere in modo trasparente a una pluralità di Banche dati. Che vanno dal PRA alla Camera di Commercio, dai Dati del Territorio, all’INPS, INAIL, INA-SAIA. Per non parlare di Equitalia e di alcune Banche dati della Guardia di Finanza.
C’è ancora da fare? Sicuramente sì, ma passi avanti sono stati fatti e in molti casi gli strumenti e le metodologie sono già sufficienti.
Bisogna dare attuazione a ciò che abbiamo senza mettere ogni volta in discussione il tutto cercando di ridisegnarlo come fosse una tela di Penelope.
E’ chiaro che un occhio di riguardo dovrà essere posto alla privacy dei contribuenti. L’accesso ai dati deve essere concesso con le dovute cautele e garanzie.
Con la speranza che un giorno qualcuno capisca finalmente perché bisogna pagarle queste benedette tasse. Insegnandolo poi ai loro figli.
O mangiando semplicemente il 45% del loro gelato, oppure spiegando loro perché potranno per molti anni andare a scuola gratis.
A volte, è solo questione di punti di vista.
Un caro saluto
Johannes Bückler
17 Giugno 2013 Corriere della Sera Economia - Vedi qui >>>>>
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