sabato 18 maggio 2013

Riscossione, ora non creiamo i falsi bisognosi.

Caro Direttore,
dal primo luglio una legge dello Stato obbligherà i comuni a lasciare Equitalia, ma i sindaci hanno tempo fino al 20 maggio per trasmettere le ultime pratiche per la riscossione coattiva dei tributi.
Dopo questa data potranno scegliere se affidare la riscossione a un soggetto esterno, individuato con gara, oppure gestire in proprio il servizio.
Possiamo affermare che sia una buona cosa per le persone oneste? Direi di no.
E per chi ha sempre il braccino corto quando si tratta di pagare tasse, multe, bollette o scadenze varie? Certamente sì.
E per quanti vorrebbero pagare, ma per loro situazione economica non riescono a farlo? Forse.
Legittimo l’invito proveniente da più parti a valutare caso per caso, ma giusto ricordare che non esiste nessun principio giuridico in cui si parli di “selezione”.
Le tasse e le imposte vanno pagate in base a un principio costituzionale, non in base a una decisione assunta da qualcuno.
Esistono norme che regolano questo principio e le norme vanno rispettate, sia se ad applicarle è un soggetto privato o pubblico (come Equitalia).
Teniamolo presente in futuro, per non rischiare, dopo i falsi poveri e i falsi invalidi, di ritrovarci pure con i falsi bisognosi.

Un caro saluto

Johannes Bückler
P.S. Considerando che oltre 6000 comuni sono impreparati a questa scadenza, chi pagherà l’eventuale buco nelle finanze pubbliche? Va beh, che lo domando a fare.

18 Maggio 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>

La detrazione del 55 per cento.

Dopo l'intervento di Bückler (Leggi qui) che auspicava una stabilizzare la detrazione del 55% sulle spese per la riqualificazione energetica degli edifici, il Corriere della Sera ha pubblicato questo commento della Federazione Industrie prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni (Finco)

Gentile Direttore,
facciamo riferimento all’interessante lettera di Johannes Bückler pubblicata il 13 maggio 2013 sul Corriere della Sera e condividiamo pienamente l’appello volto alla stabilizzazione della detrazione del 55%.
Anche Finco (Federazione Industrie prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni) avverte la necessità della stabilizzazione del bonus del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici al 2020.
Nel dare concreta applicazione ai principi espressi nella SEN – Strategia Energetica Nazionale – si dovrebbe distinguere la detrazione a seconda del periodo di ammortamento scelto dal contribuente: 50% per 3 anni, 55% per 5 anni, 60% per 10 anni, garantendo comunque il regime massimo laddove la riqualificazione energetica sia associata a quella sismica, indipendentemente dalla tempistica.

Essa contribuirebbe, oltre che alla efficientizzazione e messa in sicurezza del costruito nazionale (residenziale e terziario, ivi inclusi gli immobili strumentali), all’emersione del lavoro nero, all’abbattimento delle emissioni di CO2, nonché a corroborare una parte vitale dell’industria nazionale e della connessa occupazione.

Da valutare eventuali modalità di implementazione della misura con meccanismi percentuali premiali ma non obbligatori rispetto all’intervento sul pieno edificio, oltre che con l’allargamento ad interventi ulteriori come l’installazione di schermature solari, la copertura e l’isolamento con tetti e/o pareti erbose etc.

In un Paese privo di risorse minerarie, i nostri “giacimenti” ("il nostro petrolio”) sono costituiti dall’efficienza energetica e dall’enorme possibilità di risparmio (con il conseguente abbattimento delle bollette dei consumatori e dello Stato) che possiamo ottenere agendo sul nostro patrimonio immobiliare, specie quello esistente, nonché sulla sua messa in sicurezza per evitare i costi di ricostruzione. Per quanto riguarda il settore industriale, attraverso l’“Emission Trading Scheme”, si sta infatti agendo già abbastanza. Occorre considerare che questa misura farebbe emergere ulteriori redditi, quindi imposte e sarebbe positiva già nel medio periodo, tenuto anche conto della minore esposizione in termini di penali CO2 che il Paese dovrebbe sopportare, dell’energia risparmiata, dell’occupazione creata o mantenuta. Ma anche dell’incremento delle entrate dello Stato, a copertura della stessa misura, attraverso l’IVA recuperata, IRAP, IRPEF ed IRES aumentate, nonché l’indotto generato e l’impatto anticongiunturale.

Cordiali saluti.

Fabio Sergio Brivio - Consigliere Incaricato Finco per la sostenibilità

mercoledì 15 maggio 2013

Riciclaggio, per contrastare fenomeno mettere fuori corso banconote 500 euro.

E' necessario l'intervento coordinato della Bce e delle banche centrali nazionali (Bcn) che hanno adottato l'euro per dichiarare il "Fuori corso legale" della banconota nei 17 Paesi dell'Eurozona.

Le banconote di grosso taglio, a partire da quella di 500 euro, rappresentano un potenziale strumento di riciclaggio ed evasione fiscale. Sarebbe perciò opportuno avviare una seria riflessione sulla loro eliminazione dal sistema.
Ai fini degli scambi economici la presenza di un taglio così grande non ha alcuna giustificazione giacché per importi significativi le transazioni,almeno per quanto riguarda l'economia in chiaro, avvengono attraverso strumenti tracciabili, mentre nel commercio spicciolo sono sufficienti banconote di piccolo taglio.
D'altra parte gli operatori in prima linea nel contrasto ai fenomeni evasivi e del riciclaggio concordano che le banconote di grosso taglio sono uno strumento che ben si presta ad alimentare flussi illegali.
Lo stesso Uif (Ufficio informazioni finanziarie) di Bankitalia ha da tempo denunciato come le banconote in euro di grosso taglio siano prevalentemente utilizzate a fini di evasione fiscale, corruzione e riciclaggio.
Per l'Europa si tratterebbe in pratica di adottare la stessa strategia di Stati Uniti e Canada che hanno ritirato dalla circolazione le banconote di grosso taglio rendendo quanto meno più gravoso il trasporto e l'occultamento del contante.

L'operazione di eliminazione da un punto di vista tecnico non presenta difficoltà insormontabili. E' necessario l'intervento coordinato della Bce e delle banche centrali nazionali (Bcn) che hanno adottato l'euro.
La Bce dovrebbe dichiarare il "Fuori corso legale" della banconota da 500 euro nei 17 Paesi dell'Eurozona. Questo provvedimento, da adottare con effetto immediato, vieterebbe la circolazione delle predette banconote.
Le stesse non potrebbero più essere usate nelle transazioni commerciali eseguite in contanti. I possessori sarebbero obbligati a recarsi agli sportelli bancari per il cambio in tagli inferiori.
Per tale operazione scatterebbe l'obbligo (normativa antiriciclaggio) dell'identificazione dei presentatori delle banconote e la segnalazione immediata dei dati anagrafici, dei richiedenti l'operazione, alle autorità competenti (Guardia di finanza, Agenzia delle entrate. Autorità giudiziaria) per i successivi adempimenti di controllo e di verifica.

E' opportuno ricordare che la Bce sta procedendo al primo restyling delle banconote in euro in circolazione.
Dal 2 maggio è entrata in circolazione la nuova banconota da 5 euro, ristilizzata con una nuova grafica e nuovi elementi di difesa alla contraffazione. Sarebbe stato più utile cominciare con il taglio da 500 euro.
Si tratta comunque di un provvedimento che va nella giusta direzione. Anche se sarebbe stato indubbiamente più efficace eliminare le banconote di grosso taglio.

Rino Impronta - Fonte : Fisco Equo: Leggi >>>>>

lunedì 13 maggio 2013

Prioritario rendere più equo il carico fiscale.

Caro Johannes,
di questo governo accetto l'ineluttabilità, non ci si poteva permettere di perdere ulteriore tempo.
Sentito il discorso di insediamento, peraltro, mi ha invaso un senso di delusione: solito retorico e populistico abuso di concetti assai vaghi e difficilmente non condivisibili, ma non un segno di quali priorità attribuire ai tanti problemi che assillano il Paese ne,quel che e' peggio, realistico richiamo ai "conti della serva", cioè dove attingere risorse.
Sul tema della lotta all'evasione fiscale, solita abusata affermazione della "necessita' di lotta senza quartiere", proprio come siamo abituati da sempre a sentire proclamare ad ogni cambio di governo.
Si potrà certo obiettare che al "titolo teorico" prima o poi si troverà qualcuno che vorrà offrire dei contenuti e, con questa considerazione, il mio pessimismo si e'sensibilmente ridotto; alcuni personaggi, compreso il Presidente del Consiglio, appaiono seri, onesti, credibili, presentabili e sufficientemente competenti.
Condivido il tuo punto di vista circa la centralità del tema del recupero di risorse dall'evasione fiscale, anche se sono più dubbioso sulla tua idea di redistribuzione ai contribuenti onesti.
Siamo il paese con una delle più "corpose" evasioni mentre il carico fiscale e'altrettanto vicino al top mondiale.
Segno evidente che qualcosa di estremamente anomalo ci circonda.
Sicuramente un'anomalia che ci penalizza anche dal punto di vista della crescita e del livello dei consumi e' che i contribuenti onesti (perché costretti o anacronisticamente ligi al dovere) e le imprese corrette pagano tasse a dismisura, al di la dell'umanamente accettabile, mentre lunghe teorie di "furbi" continuano ad aggirare i loro doveri civici.
Rendere più equo il carico fiscale nell'aspetto distributivo e' assolutamente prioritario, perché consentirebbe di eliminare quelle risorse create in sfera non ufficiale, in buona parte distolte dai consumi per essere occultate, dando più respiro, tramite l'abbassamento del carico ai lavoratori, dipendenti (in massa potenziali consumatori attualmente frenati ma pronti ad "esplodere" non appena in possesso di nuove risorse) e alle imprese, così da rimettere in moto il volano dell'economia nazionale.
In altri termini sono convinto, da sempre, che per ogni euro di recupero dall'evasione si debba realizzare identico abbassamento del carico fiscale su chi già paga il dovuto.
Obiettivo che si raggiunge lavorando sulle aliquote e sulle detrazioni, senza necessita' di adottare forme di compensazione o rimborso che presentano complicazioni tecniche sicuramente difficili da risolvere.
Migliore ridistribuzione, cioè arrivare a far pagare un po' di più quelli di "braccino corto", renderebbe meno problematico e maggiormente al riparo dai soliti abusi (ai quali, purtroppo assistiamo passivamente da tempo) l'istituzione del "reddito minimo garantito" inteso come strumento di "contrasto alla povertà": siamo sicuri che in un Paese dove i finti poveri dilagano da sempre si possa dare vita ad uno strumento di così enorme civiltà?
In merito all'ossessionante tema dell' IMU e della sua abolizione, ho le idee molto chiare, andando a ripescare quel meccanismo di modulazione della patrimoniale che ha costituito il nostro primo confronto di idee.
L'imposta patrimoniale di ampio spettro, allora presagita da più parti, non e' stata (ancora) attuata. L'IMU, peraltro e' una sorta di patrimoniale.
Tutti la definiscono vessatoria, ingiusta, iniqua.
Tutti i Paesi hanno qualcosa di simile, noi dobbiamo soltanto migliorarla.
Posto che la prima casa dovrebbe essere maggiormente salvaguardata, l'obiettivo di maggior equità potrebbe essere raggiunto tramite il sistema degli abbattimenti e del limite di franchigia, calibrando il tutto in modo tale che una famiglia "normale" proprietaria di una abitazione "normale", non dovrebbe pagare nulla.
Diverso il caso di una prima casa fuori dal normale i cui oneri sarebbero sicuramente sopportabili dal proprietario e che, al limite, trattandosi pur sempre di una prima casa, potrebbero sostenere equamente un carico del 50%.
Ma oltre alla consistenza dell'onere occorrerebbe affinare lo strumento della differenziazione tra chi si e' costituito il patrimonio immobiliare con risorse tutte già tassate da chi, al contrario, il proprio patrimonio se lo e' "conquistato" evadendo. A parità di valori immobiliari, pertanto, l'imposta dovrebbe gravare maggiormente su chi non riuscisse a dimostrare che le risorse finanziarie utilizzate per la costituzione del patrimonio medesimo derivino da risparmi già tassati piuttosto che essere di formazione "extra contabile".
Posto 1.000 il valore di riferimento (gia' al netto della prima casa) chi quell'ammontare lo copre con la e quota disponibile (reddito netto totale-consumi per vivere= reddito risparmiato e disponibile all'investimento) del reddito dichiarato nei 5 anni precedenti l'acquisto, ovvero con quote disponibili del reddito che produrrà in futuro (ipotesi di acquisto con mutuo), dovrà essere nelle condizioni di sopportare una IMU, supponiamo di 4, chi fosse privo di questa copertura "reddituale" sarebbe costretto ad un'onere di 7.
Far quadrare i conti sarebbe possibile anche con conguagli a posteriori, calibrati in funzione dell'effettivo gettito realizzato e misurabile solo dopo l'applicazione del meccanismo indicato.
Ovviamente sarebbe facile inserire regole che tengano conto dei beni immobili pervenuti a titolo gratuito (successione/donazione) per il quali l'onere di provarne la consistenza reddituale ante acquisizione non avrebbe senso.
Il passaggio tra i due "pesi" (nell'esempio 4 e 7) potrebbe essere ottenuto tramite la deduzione dell'IMU pagata dal reddito imponibile: la presenza di aliquote marginale diverse (il contribuente onesto risparmia sensibilmente di più con la deduzione dal reddito rispetto a chi dichiara poco o niente), così da costituire un ulteriore deterrente al mantenimento della "disonesta' dichiarativa".
Se rivedi quanto avevo ipotizzato allora, troverai esemplificazioni sicuramente più chiare.

Nell'occasione ti porgo i più calorosi saluti

Samuel Adams

domenica 12 maggio 2013

Ma è sbagliato abolire l'IMU

Caro Direttore,
due parole sull’IMU. Cominciamo col dire a cosa serve un’imposta sulla casa.
Serve per pagare qualcuno che asfalti la via, che la illumini, che la tenga pulita, che curi gli scarichi delle fognature e molte altre cose ancora.
Questo per chi la definisce un’imposta ingiusta che non dà reddito.
Non darà reddito, ma è un costo per lo Stato.
Proprio per questo esiste in tutti i Paesi dell’UE.
Esiste ed è molto più salata poiché, dopo la Spagna, siamo il Paese con la più bassa tassazione.
Certo, inserire una nuova imposta su una pressione fiscale già alta può ingenerare giuste proteste.
Ma allora si abbassi la pressione fiscale, si cerchino altre strade, ma si eviti di toccare una delle imposte che meglio rispondono a principi di equità.
Va sicuramente rimodulata, resa più progressiva (come ci chiede l’UE), deve avere riguardo per i beni strumentali d’impresa, non dimenticando una seria riforma del catasto (i valori di oggi sono distorti).
Oppure eliminarla, e recuperare un vecchio progetto di una “service tax” inserita e poi dimenticata nel dibattito sul federalismo fiscale.
Un’unica imposta destinata ai comuni che raggruppi servizi, rifiuti, casa e quant’altro.
Ritengo un errore abolire tout-court l’Imu sulla prima casa.
In questi giorni ascolto i discorsi più assurdi, che potrebbero essere inseriti in un manuale delle stupidaggini.
Per esempio che la restituzione dell’IMU rilancerebbe il mercato immobiliare (certo, come no) e che si aiuterebbero i meno abbienti. Allora alcuni numeri. Un quarto delle prime case non ha pagato l’IMU, essendo sotto la franchigia.
Un 36% ha pagato meno di 100€. Il 62% è sotto i 200€. L’85% sotto i 400 euro.
Chi non possiede una casa di proprietà o una casa inferiore alla franchigia dovrà contribuire a rimborsare l’IMU ai contribuenti più agiati (compreso il sottoscritto). Dei geni.
Ma a proposito di tassa equa.
Per la prima volta un’imposta (l’Imu) non è a carico solo delle persone oneste, ma anche di molti evasori (perché un reddito lo puoi nascondere, una casa è leggermente più difficile).
Non è che tutto sto can-can sia proprio dovuto a questo? Che ancora una volta qualcuno spinga nella direzione di far pagare le tasse ai soliti noti?

Un caro saluto

Johannes Bückler

12 Maggio 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>  

domenica 5 maggio 2013

Una precisazione.


Dopo la pubblicazione della lettera di Bückler sul Corriere il 5 Maggio 2013, ricevo e pubblico volentieri una precisazione del Professor Nicola Rossi. Professore di Economia Politica presso l’Università di Roma Tor Vergata ed ex senatore del PD fino al 2011. Successivamente nel Gruppo Misto.


Caro Buckler,
il fondo taglia-tasse è stato introdotto nella legge di conversione del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, a seguito di un emendamento di chi scrive.
Recita infatti l’art. 2, comma 36, di quel decreto: “A partire dall'anno 2014, il Documento di economia e finanza conterrà una valutazione delle maggiori entrate derivanti, in termini permanenti, dall'attività di contrasto all'evasione. Dette maggiori entrate, al netto di quelle necessarie al mantenimento del pareggio di bilancio ed alla riduzione del debito, confluiranno in un Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale e saranno finalizzate alla riduzione degli oneri fiscali e contributivi gravanti sulle famiglie e sulle imprese”.
Non mi risulta che sia stato abrogato.

Il nostro è un paese molto peculiare in cui si fanno talmente tante leggi che ci si dimentica anche cosa contengano.

Ciò premesso, ho la netta sensazione che "quanto recuperato", per usare la sua dizione, sia ben poca cosa.
Purtroppo nessuno si ferma fare due calcoli ma chi lo fa arriva ben presto alla conclusione che la lotta all'evasione, così come la facciamo da quindici anni a questa parte, è significativamente inefficiente ed inefficace. Ma questa è un'altra storia.

Cordialmente

Nicola Rossi

Un provvedimento indispensabile.

Egregio Johannes, buongiorno.
La possibilità di leggere le sue considerazioni e le sue testimoniane, negli ultimi tempi, si sono ridotte. Spero solo per motivi di lavoro, a lei la carica non manca e neanche le idee.
Le volevo segnalare che ieri sera (sabato 4 maggio) era ospite alla trasmissione “Che tempo che fa”, Maurizio Landini, Segretario Generale FIOM.
Tra i vari argomenti ha segnalato come si potrebbero recuperare 120 miliardi di euro, colpendo le ricchezze (evasioni) sottratte al controllo del fisco, sia per quelle depositate in Italia, sia per quelle trasferite all’estero.
In effetti ha illustrato alcuni percorsi interessanti per poter colpire la grande massa di evasori.
Dopo aver ascoltato quanto detto da Landini e dopo aver letto la sua letterina, mi permetto di fare qualche considerazione.
Ho la netta sensazione che lo Stato e la politica guardino con un senso di distacco il disagio di tutti gli italiani che non riescano ad arrivare a fine mese o che hanno perso il lavoro o esodati o pensionati (con meno di 500 euro al mese).
Spero di sbagliarmi. L’attenzione riposta alla soluzione del “problema Governo” e “sottosegretari”, sembrava primaria rispetto ad altri problemi.
Lei, certamente più esperto di un comune lettore, sollecita la necessità dell’emanazione di un provvedimento che dia finalmente un segnale serio ed immediato su ciò che è necessario fare sul fronte “lotta all’evasione”.
Forse le avrò già segnalato in passato il mio profilo professionale (attualmente sono in pensione).
Mi sono sempre interessato di sistemi di pagamento, gestione e circolazione del contante, antiriciclaggio e debito pubblico. In questi giorni (2 maggio) la BCE ha provveduto all'emissione di una nuova banconota da 5 euro.
Lo scopo principale è quello di proteggere la stessa dalle falsificazioni (inserendo nuovi elementi a difesa della stessa) e ripulire la circolazione dai biglietti sporchi o logori.
Faccio solo una considerazione: ritengo che sarebbe stato un bel segnale ritirare dalla circolazione le banconote da 500 euro (ponendole fuori corso legale, significa con effetto immediato).
Con questo provvedimento i possessori delle predette banconote sono costretti a recarsi presso gli sportelli bancari per il loro cambio in tagli diversi.
In questo caso i richiedenti l’operazione (legge antiriciclaggio) devono comunicare le loro generalità che successivamente verranno trasmesse alle Autorità competenti.
A loro volta, queste ultime, dovrebbero svolgere le opportune indagini sulla legittima provenienza delle banconote.
Complicato? Direi di no, solo questione di volontà.
Paura di toccare poteri forti? Forse si.
Certo che a Mario Draghi sarebbero giunte solo congratulazioni e riconoscimento per il coraggioso atto.
La ringrazio dell’attenzione.

Rino Impronta

Un fondo taglia tasse con i soldi degli evasori.

Caro Direttore,
con la legge di stabilità del 2013 (Legge 24.12..12 n. 228) è stato previsto che il DEF contenga anche una valutazione delle entrate strutturali da lotta all’evasione, destinando le stesse (per la quota non necessaria al mantenimento dell’ equilibrio di bilancio), ad un fondo per il contenimento degli oneri fiscali delle famiglie e delle imprese.
Io credo non sia più rinviabile un provvedimento che dia finalmente un segnale serio e immediato sul vero significato della lotta all’evasione.
Una semplice regola che destini quanto recuperato ad un Fondo di accumulo per presenti e futuri sgravi fiscali (al netto di quanto già previsto in bilancio).
Di più.
Ogni anno una percentuale seppur minima di quanto incassato dall’Agenzia delle Entrate ed Equitalia sia destinata a scopi sociali.
Per esempio nella ristrutturazioni di scuole e ospedali o nell’aiuto ai pensionati più deboli.
Questo sì sarebbe un segnale tangibile ai cittadini onesti.
Se lo meritano.

Un caro saluto

Johannes Bückler

05 Maggio 2013 Corriere della Sera - Vedi qui >>>>>