venerdì 26 aprile 2013

Urge un cambiamento radicale.


Dopo le elezioni di febbraio sono accadute cose strabilianti sulla scena politica.
Chi ha lasciato sul terreno le impronte maggiori del disastro è stato il pd.
Le lotte interne a questo partito, dopo il fallimento delle candidature alla Presidenza della Repubblica di Marini e Prodi, ne hanno decretato lo spappolamento.
Non c'è, comunque, da farsi illusioni: sarà così anche quando si dovrà dare vita alla formazione di un governo che abbia un minimo di stabilità.
Troppe sono le anime, inconciliabili di fronte alle scelte cruciali, che convivono all’interno.
Stando così le cose non si prospetta che un solo rimedio, la nascita – cioè – di un nuovo soggetto politico che raccolga dalle macerie del disgregato partito i numerosi dissenzienti, le non poche frange di simpatizzanti del Movimento 5 stelle, i cosidetti “renziani” sparsi un po’ ovunque fra le formazioni attuali, e – soprattutto – richiami i numerosissimi delusi che si rifugiano normalmente fra gli astensionisti.
In questo modo si darebbe vita ad un moderno partito socialdemocratico di stampo liberale, con forte connotazione europeista e privo di ideologismi.
Sarebbe finalmente un indubbio tentativo di chiarezza nel disorientato campo del socialismo democratico.

Lorenzo Milanesi

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