Il dramma della mamma che si è tolta la vita dopo aver ucciso la sua bambina mi ha profondamente toccato. Leggi la notizia
Caro Direttore,
il dramma di Alessia e di Elisa ha scosso profondamente tutti.
Ti lascia un senso di vuoto, a volte di rabbia. Sicuramente di dolore, pensando allo strazio interiore provato dalla mamma.
Diciamo la verità.
Di suicidi si è sempre preferito parlare poco. Per pudore o più semplicemente per non disturbare troppo la nostra coscienza.
E forse è stato un bene. Senza volerlo si è evitato di espandere quello che gli psichiatri chiamano l’effetto Werther (fenomeno negativo che si manifesta quando la notizia di un suicidio viene amplificata dai mezzi di comunicazione).
In questi ultimi mesi si è data grande enfasi a questo fenomeno legato a motivi economici.
Detto che è estremamente difficile individuare in veri motivi che inducono il singolo individuo a togliersi la vita (a causa proprio della natura multidimensionale del fenomeno), fortunatamente non esiste un’emergenza di questo tipo.
Non lo dico io, lo dicono le statistiche (motivi economici 5% sul totale in diminuizione).
Ma non voglio aprire uno sterile dibattito.
Quello che è certo, è che esiste il problema delle tante, troppe persone che arrivano a pensare che togliersi la vita sia l’unico rimedio alla tanta, troppa sofferenza.
E a queste persone io voglio parlare.
A chi sa che non sono sigle come IRAP, IVA, IMU a spaventare, ma DAP (Disturbi da attacchi di panico), DOC (Disturbo ossessivo compulsivo), GAD (Disturbo Ansia generalizzata). Dire loro che da questi disturbi si può guarire. Che dalla depressione si può guarire, accidenti.
Attraverso un percorso lento, certamente faticoso, ma si può e si deve fare, soprattutto per noi stessi.
Non si tornerà la persona di prima (che spesso è proprio la causa del malessere).
Si sarà persone diverse, ma indubbiamente migliori.
Non necessariamente in quel vaso di cristallo andato in frantumi, ma di terracotta, più funzionale, più utile a se stessi e agli altri.
Per altri usi insomma. E finalmente capire le vere priorità della vita.
Che va vissuta, sempre, perché non solo l’unico luogo in cui vivere è “qui”, ma l’unico momento è “ora”.
Non ne avremo altri.
Un caro saluto
Johannes Bückler
23 Aprile 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>
il dramma di Alessia e di Elisa ha scosso profondamente tutti.
Ti lascia un senso di vuoto, a volte di rabbia. Sicuramente di dolore, pensando allo strazio interiore provato dalla mamma.
Diciamo la verità.
Di suicidi si è sempre preferito parlare poco. Per pudore o più semplicemente per non disturbare troppo la nostra coscienza.
E forse è stato un bene. Senza volerlo si è evitato di espandere quello che gli psichiatri chiamano l’effetto Werther (fenomeno negativo che si manifesta quando la notizia di un suicidio viene amplificata dai mezzi di comunicazione).
In questi ultimi mesi si è data grande enfasi a questo fenomeno legato a motivi economici.
Detto che è estremamente difficile individuare in veri motivi che inducono il singolo individuo a togliersi la vita (a causa proprio della natura multidimensionale del fenomeno), fortunatamente non esiste un’emergenza di questo tipo.
Non lo dico io, lo dicono le statistiche (motivi economici 5% sul totale in diminuizione).
Ma non voglio aprire uno sterile dibattito.
Quello che è certo, è che esiste il problema delle tante, troppe persone che arrivano a pensare che togliersi la vita sia l’unico rimedio alla tanta, troppa sofferenza.
E a queste persone io voglio parlare.
A chi sa che non sono sigle come IRAP, IVA, IMU a spaventare, ma DAP (Disturbi da attacchi di panico), DOC (Disturbo ossessivo compulsivo), GAD (Disturbo Ansia generalizzata). Dire loro che da questi disturbi si può guarire. Che dalla depressione si può guarire, accidenti.
Attraverso un percorso lento, certamente faticoso, ma si può e si deve fare, soprattutto per noi stessi.
Non si tornerà la persona di prima (che spesso è proprio la causa del malessere).
Si sarà persone diverse, ma indubbiamente migliori.
Non necessariamente in quel vaso di cristallo andato in frantumi, ma di terracotta, più funzionale, più utile a se stessi e agli altri.
Per altri usi insomma. E finalmente capire le vere priorità della vita.
Che va vissuta, sempre, perché non solo l’unico luogo in cui vivere è “qui”, ma l’unico momento è “ora”.
Non ne avremo altri.
Un caro saluto
Johannes Bückler
23 Aprile 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>
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