mercoledì 9 gennaio 2013

La tradizione non si difende coi divieti.


Caro Direttore,
è stato approvato dal Comune di Bergamo il provvedimento che proibisce che nei borghi storici della città, Città Alta compresa, non si potranno aprire attività commerciali come kebab, friggitorie, pita gyros, lavanderie a gettone, sexy shop, money transfer, sale giochi, sale bingo, agenzie di scommesse e distributori automatici.
Non voglio entrare nel merito dal punto di vista normativo.
Nel merito ci entrerà presto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato giacché su queste cose si è già espressa molte volte ribadendo che questi tipi d’interventi hanno “effetti distorsivi sulla concorrenza, nettamente in contrasto con i principi concorrenziali e con la disciplina nazionale di liberalizzazione”.
Nel provvedimento si afferma che non si potranno aprire nuove attività con vendita prevalente di prodotti alimentari di origine extra-europea.
Che dire. Meno male che nel Veneto (nella seconda metà del cinquecento) a nessuno venne in mente questa bizzarra idea quando si decise di utilizzare la polenta gialla al posto del miglio.
E quindi impedire un prodotto alimentare extra europeo come il mais, chiamato anche “granoturco” (tranquilli, prima che a qualcuno venga in mente di proibire anche la polenta, “turco” sta per esotico) arrivato dall’America dopo il 1492.
Ma qual é la preoccupazione di chi sostiene questi provvedimenti?
Dicono : “la proposta mira a “salvaguardare l’ambiente originario, quale testimonianza della cultura locale”.
Cultura locale. Già.
Poiché Bergamo è candidata a Capitale Europea della Cultura quale migliore occasione.
Pubblicizzare le straordinarie opere di Jacopo Negretti?
Divulgare l’attività letteraria e filologica di Gasparino Barzizza?
I lavori straordinari di Cosimo Fanzago o Evaristo Baschenis?
Di Pinamonte da Brembate, Giovan Battista Caniana, Pier Antonio Locatelli, Giacomo Quarenghi, Pietro Paleocapa, Lorenzo Mascheroni o Angelo Maj?
Le straordinarie poesie di Paolina Secco Suardo cui Voltaire dedicò incredibili parole di apprezzamento?
No. Secondo alcuni le tradizioni, la cultura, la creatività e la genialità della gente bergamasca sono meglio rappresentate dal divieto di vendere mandarini cinesi.
A nessuno sorge il dubbio che la propria cultura e le proprie tradizioni si difendono credendoci e amandole?
Perché, cari signori, la paura del diverso e i divieti sono già di per sé un'ammissione di sconfitta.

Un caro saluto

Johannes Bückler

15 Gennaio 2013 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

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