Caro Direttore,
un mese fa, nel commentare la vile aggressione a una vigilessa, avevo rimarcato come la violenza sulle donne sia quanto di più vile possa esistere.
A un mese di distanza ci risiamo, questa volta più spregevole e devastante.
E accade nella nostra città, in Borgo Santa Caterina, luogo della mia infanzia.
I primi calci al pallone sul campo della mitica squadra dell’Excelsior, il macellaio del borgo (nostro allenatore), l’oratorio, la chiesa.
Se è vero com’è vero (e dimostrato) che la violenza sulle donne si consuma (nella maggior parte dei casi), tra le mura domestiche, non deve meravigliare che un borgo come questo diventi improvvisamente testimone di un fatto così odioso.
Fatto cui sono seguite manifestazioni composte e altre meno (meno è naturalmente un eufemismo).
Certo, con un po’ di buon senso si sarebbero potute evitare certe reazioni (ma forse anche no perché questi personaggi di pretesti ne trovano a bizzeffe).
Forse era il caso di “domiciliare” in altro luogo la persona accusata di questo reato.
Ciò detto, un invito: lasciamo lavorare la magistratura.
Non facciamo, e qui mi rivolgo alla politica (e potevano mancare?), che quando un reato è contestato a un politico, vi appellate al primo, secondo, terzo grado di giudizio (e accidenti che sono finiti qui, altrimenti tiriamo le calende greche), mentre quando è un cittadino comune invocate il “pronti, via, chiudere la porta e gettare la chiave”.
Le leggi sono queste e queste vanno rispettate, mentre l’indignazione, necessaria e doverosa, deve essere immediata (senza debordare).
Non aspettiamo di conoscere (come pare troppo spesso) nazionalità e colore della pelle del violento.
Perché dobbiamo essere chiari : quando accadono certi fatti “indignazione” non deve mai fare rima con “opportunismo”.
Per non aggiungere violenza a violenza.
Un caro saluto
Johannes Bückler
15 Gennaio 2013 Corriere della Sera - Bergamo (Clicca per vedere la pagina)
un mese fa, nel commentare la vile aggressione a una vigilessa, avevo rimarcato come la violenza sulle donne sia quanto di più vile possa esistere.
A un mese di distanza ci risiamo, questa volta più spregevole e devastante.
E accade nella nostra città, in Borgo Santa Caterina, luogo della mia infanzia.
I primi calci al pallone sul campo della mitica squadra dell’Excelsior, il macellaio del borgo (nostro allenatore), l’oratorio, la chiesa.
Se è vero com’è vero (e dimostrato) che la violenza sulle donne si consuma (nella maggior parte dei casi), tra le mura domestiche, non deve meravigliare che un borgo come questo diventi improvvisamente testimone di un fatto così odioso.
Fatto cui sono seguite manifestazioni composte e altre meno (meno è naturalmente un eufemismo).
Certo, con un po’ di buon senso si sarebbero potute evitare certe reazioni (ma forse anche no perché questi personaggi di pretesti ne trovano a bizzeffe).
Forse era il caso di “domiciliare” in altro luogo la persona accusata di questo reato.
Ciò detto, un invito: lasciamo lavorare la magistratura.
Non facciamo, e qui mi rivolgo alla politica (e potevano mancare?), che quando un reato è contestato a un politico, vi appellate al primo, secondo, terzo grado di giudizio (e accidenti che sono finiti qui, altrimenti tiriamo le calende greche), mentre quando è un cittadino comune invocate il “pronti, via, chiudere la porta e gettare la chiave”.
Le leggi sono queste e queste vanno rispettate, mentre l’indignazione, necessaria e doverosa, deve essere immediata (senza debordare).
Non aspettiamo di conoscere (come pare troppo spesso) nazionalità e colore della pelle del violento.
Perché dobbiamo essere chiari : quando accadono certi fatti “indignazione” non deve mai fare rima con “opportunismo”.
Per non aggiungere violenza a violenza.
Un caro saluto
Johannes Bückler
15 Gennaio 2013 Corriere della Sera - Bergamo (Clicca per vedere la pagina)