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mercoledì 19 dicembre 2012

Ricordo di un incontro straordinario.


Ho ritrovato alcuni appunti e una lettera scritta da Bückler ragazzo alla sua amata molti anni fa. La scrittura confusa e incerta le racconta un incontro: un incontro mai dimenticato.

"E' un giorno di novembre del 1975 e fa abbastanza freddo. I giornali non parlano d'altro che della morte di Pasolini. Malgrado la lontananza dalla mia città e dalla mia amata, Roma mi affascina. Ogni via, ogni angolo sono per me una scoperta ed arrivare fino a Trastevere in fondo non è stato difficile. Mai immaginando che sto per assistere a qualcosa di straordinario..."

Più tardi.
Si è fatta sera e come ogni giorno il solito rituale.
Ho promesso al mio amore di scriverle una lettera ogni giorno raccontandole la mia giornata e negli ultimi 2 mesi non ho mai  saltato un appuntamento.
Sul foglio bianco in alto a destra scrivo : Lettera N. 61 e inizio.....

Cara A.....  prima di tutto ti voglio bene, ma questo lo sai già.....
Oggi ho incontrato una persona speciale. Ricordi quel locale di cui ti avevo parlato? Il Folk Studio, a Trastevere?
Quello dove sembra abbia suonato anche Bob Dylan? Ricordi? Oggi pomeriggio ci sono andato.
Sapevo che in passato era stata una cantina, ma mi ha meravigliato l’angustia del locale.
Qualche gradino a scendere, un piccolo bar all’ingresso (sai, al bar ho intravisto Stefano Rosso, era lui ne sono certo) e sulla destra una tenda enorme.
Scostata, mi sono trovato in una piccola stanza con una trentina di sedie poste davanti a una pedana.
Tutto molto semplice e spartano.
Come ogni domenica lo spazio era dedicato a giovani promesse. Oggi ero tra i pochi spettatori (5-6 al massimo).
I  ragazzi che si sono esibiti erano molto bravi, ma  un giovane mi ha colpito. Un giovane che definire "straordinario" è dir poco.
Nonostante la malinconia che conosci e che mi accompagna lui è riuscito a farmi/farci star male dal ridere. Non avevo mai assistito a niente del genere. Non era proprio un comico, direi un artista della risata. Difficile raccontare quei momenti.
Era entrato un po’ impacciato, doveva anche suonare la chitarra e cantare un paio di sue canzoni, ma pensa, si era dimenticato lo strumento. Gliel'ha prestata il ragazzo che si è esibito prima di lui.
Sembrava impacciato, ma quando ha cominciato a parlare...
Ci ha fatto sbellicare dalle risate, non ricordo neppure con che argomenti, tanto stavo male.
Ha pure cantato due sue canzoni. Una era “la marcia degli incazzati”. Incazzato lo era di sicuro, visto che ha quasi distrutto la chitarra.
Poi un’altra canzone più dolce. Una canzone d’amore tra un uomo e una.....pensavo una donna, ma poi alla fine la sorpresa: era una mucca.
Ti giuro che stavo per morire. Alla fine l’ho fermato e mi sono complimentato con lui, augurandogli ogni bene.
Credo che ne sentiremo presto parlare e sono certo che diventerà un grande artista.
Al momento è un emerito sconosciuto, ma segnati questo nome: il ragazzo mi ha detto di chiamarsi Benigni Roberto. Diventerà un grande, me lo sento, gliel'ho detto.

P.S. Chissà se Benigni ricorda quel giorno. Di quel ragazzo senza chitarra e di quel giovane che tanto lo apprezzò.

martedì 18 dicembre 2012

Cene e politica, ma a spese dei cittadini.


Caro Direttore,
l’ennesimo scandalo in Regione Lombardia che coinvolge anche esponenti bergamaschi non stupisce neppure tanto.
Ormai siamo alla farsa.
Altro che seconda Repubblica, qui non è ancora terminata la prima.
La replica dei politici coinvolti è stata secca: “nessuno scandalo, servono per il nostro lavoro”.
Incontri pubblici con la gente? Supporto morale a persone in difficoltà?
Macché, cene. Loro fanno cene.
Perché si sa, la polenta ormai è parte integrante del loro lavoro.
Se vanno a mangiare con qualcuno per chiacchierare di politica chi li deve pagare i “casonsèi”?
Mica loro. Noi! (pensate una parolaccia, quella che volete).
C’è da seppellire un povero essere vivente in un cimitero islamico?
Qui la cosa cambia. Dicono: “calma, c’è il rispetto delle regole, dei principi, dell’attenzione verso i bergamaschi”.
I Kebab? Fermi tutti. “E il decoro dei borghi dove lo mettiamo”?
Lor signori, (lo so “signori” è una parola grossa) di quale rispetto e decoro state parlando?
Del conto che ci inviate ogni volta che mangiate gli “scarpinocc de Parr?” (pasta fresca ripiena tradizionale del comune di Parre).
Ormai è appurato che qui non tratta di mettere altri controlli, di istituire saggi, di fare nuove norme o che altro.
Qui l’unico modo è togliere loro “i soldi”.
Togliere loro qualsiasi rimborso perché con 10.000 euro netti/mese (tanto prendono) sai quanta polenta si possono permettere.
E ancora c’è ancora qualcuno che vorrebbe tenere sul territorio ulteriori soldi.
Per fare che? Altre cene?

Un caro saluto
Johannes Bückler

P.S. Un consigliere regionale ha acquistato 750 euro di proiettili per andare a caccia.
E’ risaputo che sparare alle peppole è parte integrante di un’attività politica.
(Ma vaf….scusate ma quando si parla di caccia perdo le staffe).

18 Dicembre 2012 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

Aggredita una vigilessa. Ma le multe vanno pagate.



Caro Direttore,
è notizia di questi giorni che in un paese nei pressi di Bergamo, un uomo ha aggredito una vigilessa mandandola all’ospedale, colpevole, secondo lui, di essere la causa di una serie di contravvenzioni che avevano portato al ritiro della patente.
Inutile dire quanto di vile ci sia in un’aggressione, soprattutto nei confronti di una donna. Superfluo sottolineare l’indignazione che certi comportamenti provocano in noi cittadini.
Eppure, quando di tratta di multe, frequenti sono le arrabbiature per una “contravvenzione presa dopo soli cinque minuti di parcheggio in zona vietata” o per semplici “dimenticanze” (come la mancata esposizione del disco orario) e accusiamo i vigili di non usare il buonsenso.
Puntualizziamo: non esiste nessuna legge in cui si parli di “selezione” o di “buonsenso”.
Le multe, le tasse o le imposte vanno pagate secondo leggi e principi costituzionali, non in base a una decisione assunta da qualcuno.
Sono state scritte norme che regolano questo principio e le norme vanno applicate e soprattutto fatte rispettare, sempre e a prescindere.
Punto.
Se questo Paese ha un così alto grado di corruzione ed evasione fiscale, forse è proprio perché qualcuno per anni ha fatto una “selezione” invece di far rispettare le leggi a tutti indistintamente.
Di questo teniamone conto.
Un caro saluto
Johannes Bückler

13 Dicembre 2012 Corriere della Sera - Bergamo - Vedi qui >>>>>

giovedì 22 novembre 2012

Lunga riflessione.


Egregio Johannes,
leggendo la sua lettera sul Corriere di oggi Vita (impossibile) con i guadagni finti, mi sono scatenato a mettere insieme una serie di riflessioni e girarle ad una persona attenta come lei.
Comincio subito.
Quando uno Stato, al momento dell’emissione dei titoli del debito pubblico, dichiara che quei capitali sono esenti da imposta presente e futura, cosa vuol significare?
Sembra quasi dire ai cittadini: non preoccupatevi portatemi i vostri risparmi o i vostri capitali, saranno ben remunerati e (oltre ad essere tassati solo del 12,50% ) vi saranno restituiti regolarmente alla scadenza.
Anzi saranno indicizzati all’ inflazione.(intanto é stata congelata la perequazione delle pensioni superiori ai tremila euro).
I sottoscrittori di titoli dello Stato, che per caso figurano tra il milione di famiglie con reddito “zero”, come vengono censiti?
Evasori? Per esempio: se ho un risparmio , investito in titoli di stato (che comunque fruttano un interesse tassato alla fonte del 12,50%), e a fine anno non denuncio redditi (mi sembra che i titoli del debito pubblico siano esenti da imposta presente e futura), rientrando in quel gruppo di un milione di famiglie con zero reddito, cosa succede?
Come verrò definito?
Lo Stato mi conosce come contribuente? Penso di no!
Caro Johannes penso proprio che lo Stato continuerà a fare quello che gli pare.
I poveri sono necessari per aiutare i ricchi ad accumulare ricchezza, noi pensionati a sostenere i vizi e le spese inutili dei nostri politici.
Ricorda quella proposta di dichiarare il “fuori corso legale “ delle banconote da 500 euro? In attesa la BCE (Mario Draghi) ha dichiarato che si provvederà al restyling delle banconote.
Verranno disegnate delle nuove o alle vecchie verranno aggiunti elementi di difesa alla contraffazione.
Peccato che comincia col taglio da 5 euro.
Sarebbe stato interessante l’inverso: partire dal 500.

Intanto apprendo con piacere che finalmente la Svizzera comunica la propria disponibilità a sottoscrivere un accordo con l’Italia per la tassazione dei capitali custoditi nelle banche svizzere.
Ritengo non giuste le modalità di questo provvedimento.
Infatti per coloro che detengono regolarmente i capitali in Italia, la tassazione è immediata e congrua.
Per coloro che hanno trasferito ricchezze all’estero, vige il c.d. preavviso.
L’accordo verrà sottoscritto il 21 dicembre.
Nel frattempo chi vuole, può trasferire ancora una volta i propri capitali in “altri paradisi fiscali”.
Buona giornata.

Rino Impronta

Vita (impossibile) con i guadagni finti.


A Milano il 50% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro lordi l'anno (zero redditi compresi). Prendendo spunto da questo dato, questa la lettera.

Caro Direttore,
le dichiarazioni di Befera per cui ci sarebbero «4,3 milioni di contribuenti non congrui» sono addirittura ottimistiche.
Basterebbe avere i dati della città più ricca, Milano, per capire la gravità della situazione e del livello raggiunto dall’evasione.
Prendo sempre a esempio Milano perché solo pubblicando i redditi della «città più ricca», «che paga più tasse» e «che evade meno», si potrebbe comprendere meglio il fenomeno.
Se si prendono i dati un anno prima della crisi (altrimenti qualcuno potrebbe obiettare), appare un quadro desolante.
Secondo uno studio della Camera di Commercio, una famiglia milanese di due persone spende 2.977 euro al mese. Lo stesso studio dice che imprenditori e liberi professionisti spendono 4.500-5.000 euro mese.
Inoltre dice chiaramente che a Milano è impossibile vivere con 15.000 euro l’anno.
Testualmente: «Un reddito di 15.000 euro l’anno non è sufficiente a coprire i consumi necessari. Chi si trovasse in questa fascia di reddito sarebbe in forte difficoltà economica, in condizioni di povertà assoluta».
Qualcuno, anzi molti, mentono.
Un caro saluto
Johannes Bückler

23 Aprile 2013 Corriere della Sera

sabato 17 novembre 2012

Caccia all'evasore in Germania.


Solo per segnalare che qualcosa di diverso c'è proprio tra noi e loro (i tedeschi) : da noi, se ho ben capito, la magistratura si è affrettata a dire che la lista Falciani non può essere utilizzata perché frutto di un furto (nella lista c'era forse qualche nome italiano un po' imbarazzante?).
Da loro hanno attivato i servizi segreti, hanno comprato le liste di tedeschi col conto in Svizzera, e li trattano (gli evasori) come (forse) vanno trattati, e le procure sembra siano più preoccupate dei reati più gravi, e meno preoccupate dei reati meno gravi, anche se meno redditizi in termini mediatici.
E' temino che andrebbe forse trattato anche dal più autorevole o diffuso giornale italiano o no ?
Il diritto, nel nostro paese, così come è praticato, è forse una delle cause del nostro Stato miserando?
Nel momento in cui il processo e il diritto processuale, è strumento per sostenere il reddito degli avvocati, che rimedio potrebbe esserci per trasformarlo invece in strumento di giustizia?
Non sarebbe questa una bella idea?
O no, è invece una cattiva idea?
E' possibile che nella patria del diritto nessuno ricordi che "summus ius saepe summa malitia est"?
La citazione è tratta da Terenzio, circa 2000 anni fa.

A proposito di tasse, i lettori del Corriere forse non sanno (sono un lettore distratto del Corriere, e certamente ignorante) che in Svizzera si paga una "tassa annuale sul patrimonio" che funziona così: ingloba anche l'ICI locale, ed ingloba tutte le proprietà e tutti i patrimoni mobiliari che un residente in Svizzera ha nel mondo.
L'ICI prima casa e l'ICI su tutte le altre case, viene pagata dando alla prima casa (con lo sconto del 40%) ed a tutte le altre case, un "valore locativo" autodichiarato (a quanto potrei affittare questa casa oggi ?) che viene sommato agli altri redditi.
Vi è quindi una tassazione progressiva basata sul reddito che potrebbe produrre la casa se affittata.
Più o meno la stessa cosa per gli USA, che chiedono ai propri cittadini di dichiarate tutto quello che possiedono nel mondo.
Anche l'equivalente ICI in Usa funziona sulla base di un valore attuale del bene.
Sarebbe il caso di spiegarlo anche ai nostri politici e magari ai lettori del Corriere, che insistono per abolire l'ICI, seguendo in questo le tracce di un ex presidente del Consiglio che ha vinto le elezioni del 2008 abolendo l'ICI senza avere i soldi per rimpiazzarla nei conti dei comuni?
Perché non fate una piccola ricerchina: far vedere cosa paga di ICI prima casa uno di Zurigo, di Berlino, di Londra, di Parigi, di Denver, e un milanese, su un appartamento prima casa di 100 metri quadrati?
Sarebbe utile per una campagna elettorale forse un po' più informata!
I giornali non sono irrilevanti, se vogliono non esserlo. O no ?

Alberto Carzaniga

martedì 13 novembre 2012

Equità? Una parola vuota.

Caro Direttore,
chiariamo una cosa: questo governo non è sceso dal cielo, non è spuntato da sotto un cavolo ed è sempre bene non dimenticare perché sta lì.
Oltretutto si è trovato a dover rispettare impegni e accordi firmati da governi precedenti.
Detto questo che dire.
Le tre parole d’ordine del decreto “Salva Italia” erano Rigore, Crescita ed Equità.
A oggi possiamo affermare che il rigore è stato fatto (questo è certo), la crescita è di là da venire e l’equità?
Beh diciamo che si è vista poco, anzi pochissimo.
Sul fronte fiscale, oltre a fornire nuovi strumenti alla lotta all’evasione si sperava in qualcosa d’inedito, qualcosa di forte.
C’è stata molta timidezza su alcuni temi, come a non voler creare troppo disturbo (vuoi mai).
C’erano i grandi capitali (soprattutto finanziari) da tassare?
“Mah, vediamo, potrebbero scappare, non è così facile, parliamone”.
Un provvedimento sui lavoratori dipendenti che con i pensionati pagano l’80% delle tasse detenendo solo il 30% della ricchezza?
Tac! Fatto, pronti via (te pareva).
C’èra da fare un accordo con la Svizzera per tassare i capitali degli evasori e recuperare almeno una parte di quei 120-150 miliardi esportati illegalmente da contribuenti italiani?
“Beh, aspettate. Non è così facile. Potrebbe sembrare un condono. E poi dobbiamo sentire gli altri partner europei”.
Un provvedimento sui pensionati (che con i lavoratori dipendenti pagano l’80% …..ecc.ecc….vedi sopra)? Tac. Più veloci della luce (Ma come, ma chi.. ma che diamine).
C’era da ridurre gli sprechi e i privilegi della politica?
"E questo cosa c’entra con il fisco?"
Ah giusto, scusate, come non detto (parolaccia).
Ho ormai la certezza che "l'equità” rimarrà (come sempre) una parola vuota usata solo all’occorrenza.
Non si è fatta nemmeno una cosa semplice: mettere per iscritto come e quando saranno utilizzate le risorse recuperate dall’evasione.
Bastava fare una semplice regola chiara : la Ragioneria Generale dello Stato stimi alla fine di ogni esercizio finanziario annuale l’ammontare dell’evasione fiscale recuperata.
Non solo. La stessa regola preveda che il recupero debba essere necessariamente legato in qualche modo alla riduzione della pressione fiscale.
Invece niente.
E cosa sta accadendo in questi giorni?
Un tempo a ogni finanziaria c’era, da parte della politica, il classico assalto alla diligenza.
Oggi le cose sono cambiate.
Infatti non si chiama più “finanziaria”, ma “legge di stabilità” (ah beh) e la diligenza (in tempo di crisi e rigore) somiglia sempre più a un carretto un po’ malconcio.
Ma ho come l’impressione che sempre d’assalto si tratti.
Il governo aveva proposto una riduzione di un punto delle prime due aliquote Irpef (seppur a saldo zero visti gli aumenti Iva e i provvedimenti sulle detrazioni).
Una riduzione delle tasse (per tutti) che negli ultimi anni è stata vista un po’ come il Santo Graal dei contribuenti.
Il sogno è durato poco.
Il Parlamento in un impeto di generosità (ma quale???) sta decidendo diversamente.
Non vogliono, non vogliono.
Quel “tesoretto” deve essere impiegato in altro modo (speriamo bene).
E’ pur vero che quella riduzione non avrebbe cambiato la vita ai contribuenti, ma sarebbe stato sicuramente un segnale forte, il primo dopo tanti anni.
Che dire poi della decisione di aumentare la copertura degli esodati. Tagliando qualche spreco? Qualche loro privilegio? Qualche loro agevolazione? E quando mai.
Prenderanno i soldi ai pensionati (sopra i 2883 euro).
Fa specie questo improvviso risveglio della politica da un torpore che l’ha contraddistinta in questi mesi.
Che l’avvicinarsi delle elezioni conti qualcosa? (sich!).
Che la politica voglia tornare a riappropriarsi (finalmente) del ruolo che le compete?
Ben venga. Ma, se queste sono le premesse, con calma, senza fretta.
Un caro saluto
Johannes Bückler

sabato 3 novembre 2012

Non ci fa onore disquisire sulle sepolture.

Yasin Giovanni è un bambino di 10 anni.
Papà turco (musulmano) in Italia da 17 anni e mamma bergamasca (cattolica).
Abitano vicino a un cimitero musulmano costruito a spese della comunità musulmana.
Ieri Yasin è stato sepolto lì (è morto dopo anni di malattia). Ma non è stato facile.
Una parte dell’amministrazione voleva impedirne la sepoltura malgrado un regolare contratto stipulato con il Comune.
La Giunta in uno slancio di generosità (ma quale ????) ha deciso di concederne la sepoltura in attesa di definire le prossime.

Questa la lettera di Bückler pubblicata oggi, 3 novembre, sul dorso del Corriere di Bergamo.

Caro Direttore,
sono certo che il caso Yasin, (il bimbo di 10 anni cui è stata concessa, bontà loro, la sepoltura nel cimitero islamico), ha ingenerato in molti bergamaschi profonda tristezza.
Qualcuno nella nostra città sta disquisendo se sia giusto, o meno che un essere umano venga sepolto dove desidera.
La concessione al bimbo una prova di civiltà?
Cosa c’è di così civile nel dare (solo per questa volta) “un’autorizzazione speciale e unica”?
Mi chiedo: ma noi bergamaschi siamo questa roba qui?
Siamo così’ cambiati che persino l’apertura di un Kebab può generare ostilità, diffidenza, inquietudine?
Non ci voglio credere.
Non voglio credere che ci apprestiamo a concorrere per la Capitale europea della Cultura con queste premesse.
Con questa ostilità verso chi ha lasciato il proprio Paese (come del resto molti bergamaschi anni fa) per trovare lavoro e una vita più dignitosa.
Però mi chiedo. Non sono forse loro che nelle nostre industrie fanno i lavori più umili e pesanti?
Non sono loro a fare spesso i turni più massacranti?
E non sono loro che costruiscono le nostre case, preparano il cibo e puliscono le terga ai nostri anziani e le nostre latrine spesso per un misero stipendio?
Insomma fanno quei lavori che a noi non interessano più?
In cambio di questo il minimo non sarebbe trattarli da esseri umani?
Se però preferiamo continuare, come oggi, a discutere sulle sepolture o a lucrare sul loro lavoro, abbiamo perlomeno la gentilezza di farlo tenendo la bocca chiusa.
Soprattutto per chi, la domenica mattina, poi va a inginocchiarsi davanti a un altare.
Un caro saluto
Johannes Bückler

giovedì 1 novembre 2012

Pretendiamo trasparenza.


Caro Direttore,
le vicende della Regione Lazio e della Regione Lombardia (quando si tratta di corruzione e malcostume l’Unità d’Italia è fatta da tempo) hanno evidenziato un grave stato di alterazione politica e morale.
Giusta l’indignazione da parte dei cittadini e sacrosanta la richiesta di maggior trasparenza.
Infatti. Detto, fatto.
A Treviglio metà del consiglio comunale si rifiuta di pubblicare i propri redditi.
Che sia un dovere morale verso i cittadini, prima ancora di essere un obbligo di legge, poco importa.
E che qualcuno non osi pensare che la motivazione possa ricondurre al fatto di essere quasi tutti delle Partite Iva.
In un Paese dove l’80% delle tasse le pagano pensionati e lavoratori dipendenti a chi verrebbe in mente questa idea così sgangherata (sich!).
Di fronte all’incapacità (da parte dei nostri rappresentanti) di capire quanto siano lontani ormai dalla realtà, cosa possiamo fare noi cittadini?
Con l’avvicinarsi delle elezioni (regionali e politiche) quali mezzi possiamo mettere in campo per scegliere nel modo migliore i futuri rappresentanti?
Seppur auspicabile, comprendo che sarebbe troppo chiedere per una volta di non votare in base all’ideologia, ma in base alla capacità del politico (qualunque esso sia) di risolvere i problemi.
Ma pretendere una totale trasparenza, quella sì.
Chiediamo quindi a ogni candidato di mettere on-line (prima delle elezioni e durante tutto l’eventuale mandato) tutta la propria situazione patrimoniale.
Redditi, (comprensivi di agrari, fabbricati, lavoro dipendente e assimilati).
Diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri.
Azioni di società o quote di partecipazione. L’esercizio di funzioni di amministratore o di sindaco di società.
Inoltre. L’elenco di tutte le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale.
Nessuno deve aver paura di uscire allo scoperto rendendo pubblico ciò che ha guadagnato onestamente.
Nel caso qualcuno non fosse disponibile nessun problema.
Non faremo altro che votarlo immantinente senza aspettare le elezioni: ci mettiamo una croce sopra e chi si è visto si è visto.
Una volta eletti chiediamo loro di pubblicare presenze, svolgimento dei lavori, stipendi, emolumenti, consulenze, risultati.
Facciamo almeno questa cosa semplice.
Pretendiamo maggior trasparenza.
Diversamente, è inutile affannarci a cercare i veri colpevoli di un certo tipo di politica.
Per trovarli basterebbe poco.
Un po’ di onestà e soprattutto uno specchio.
Un caro saluto
Johannes Bückler

sabato 27 ottobre 2012

Lettera.


Caro Buckler, hanno messo a tacere anche te..
O forse ti sei stancato di parlare inutilmente: nessuno ascolta e nessuno fa qualcosa per salvare il Paese.
Nessun taglio alla politica, nessuna riduzione delle province, nessuna riduzione di stipendi, nessuna riduzione della spesa pubblica.
Nessuna considerazione per gli elettori.
Da cittadina comune, o meglio da Very Normal People (qui la maiuscola ci vuole) per dirla come la radio che seguo, penso che così come ci è stato imposto un governo tecnico (su cui non esprimo giudizi), subito intervenuto sulle tasche dei contribuenti a reddito fisso, credo che allo stesso modo debba (anche se con ritardo) intervenire per ottenere la riduzione dei costi della politica.
Non penso sia giusto che questa (ovvero la casta) continui a votare per se stessa, senza pensare che in tempi magra come oggi si debba necessariamente rivedere alcune scelte, sproporzionate, fatte in precedenza.
Voglio semplicemente dire che se Monti è stato chiamato per salvare l’economia del Paese, deve avere ampi poteri su tutte le categorie.
Parlamentari compresi.
Troppo comodo parlare sempre di autonomia e auto difendersi, auto governarsi, auto stipendiarsi e non tirare mai la cinghia.
Mi domando se queste persone abbiano una coscienza….
Se poi penso che, a causa di costi esagerati, di sprechi di denaro pubblico e di ruberie continue, scarseggiano i soldi per assistenza e servizi a persone gravemente malate, costrette all’immobilità e alla solitudine, dico solo che c’è da vergognarsi.
Siamo sulla bocca di tutti e siamo usciti dai confini nazionali!

P.s: Non ho dimenticato alcune maiuscole, le ho volutamente omesse ed è facile capire il perché.

Lettera firmata

domenica 21 ottobre 2012

Quelle chiamate al 117, buona notizia.


Caro Direttore,
altro blitz della Guardia di Finanza nella nostra città e provincia ed ennesimi risultati.
Anche peggiori se possibile.
Se nel blitz di febbraio le violazioni per mancanza di emissione di documenti fiscali erano state del 47%, questa volta si è arrivati al 60%.
Meraviglia? Neppure tanta.
Ogni volta è la stessa storia.
Il rispetto delle regole, delle leggi, un minimo di senso civico è per molti (non per tutti fortunatamente) un optional.
E’ paradossale sapere che sono stati trovati commercianti beccati per la quarta volta a non emettere scontrini (e quindi a rischio chiusura).
Come dire: proprio delle teste dure. Se ne facciano una ragione.
E’ tempo che gli operatori economici “onesti” siano tutelati.
Che gli esercenti e i liberi professionisti, che rispettano gli obblighi di emissione dei documenti, non debbano essere sempre “svantaggiati” rispetto a che viola le norme tributarie.
In mezzo a tanto sconforto per fortuna una buona notizia: il boom di segnalazioni alla GDF.
Dall’inizio dell’anno il numero delle chiamate al Comando Provinciale di Bergamo è aumentato del 750% rispetto al già considerevole incremento a livello nazionale del 92%. E’ una presa di distanza da parte dei cittadini onesti.
Una continua crescita di partecipazione alla lotta all’illegalità che fa ben sperare.
Perché di fronte a certi personaggi che, pur di non pagare le tasse, fanno proprio il proverbio “chi fa da sé fa per tre” (e degli altri chi se ne frega), ora ce ne sono altri disposti a denunciare questi comportamenti chiamando il 117.
Una semplice telefonata, che forse non ti allungherà la vita (come recitava un famoso spot), ma vuoi mettere la soddisfazione?
Un caro saluto
Johannes Bückler

sabato 13 ottobre 2012

Piccole considerazioni legge stabilità.


Caro Direttore,
difficile dare una valutazione sulla nuova legge di stabilità senza ripensare a quello accaduto nei mesi precedenti.
Mesi in cui sono stati chiesti enormi sacrifici ai cittadini (non a tutti per la verità).
Così, se da un lato possiamo definire indispensabile la riduzione delle aliquote IRPEF, dall’altro lascia perplessi il nuovo aumento di un punto percentuale dell’IVA previsto da luglio 2013; soprattutto se si pensa che è stata ritoccata anche l’aliquota agevolata del 10%.
Lo ritengo un errore.
Certo, trasferire il prelievo dalle persone alle cose è certamente lodevole, ma in un momento in cui si spera di far ripartire i consumi a cosa serve questo spostamento se poi (per i cittadini) si fa a saldo zero?
Incredibile poi che si dica “Sotto i 7.500 euro, che è la soglia di no tax area, non accade nulla”.
Proprio nulla direi di no, visto l’aumento IVA che dovranno comunque subire.
A queste persone non si è pensato oppure mi è sfuggito qualcosa?
Insomma, alcune cose positive e altre meno.
(Sul provvedimento “cieli bui” c’è poco da essere ironici. Chiedersi invece perché in questo Paese ci sia sempre bisogno di legiferare sul buon senso).
Comunque al di là di valutazioni che spesso sono dettate dal tifo (il passaggio parlamentare potrà comunque modificare il tutto), una cosa dovrebbe farci riflettere: in un Paese dove i politici (e non solo) continuano a non volersi tagliare compensi e privilegi, mentre il Governo tocca persino le pensioni di guerra e i permessi di chi assiste disabili, che Paese è?
Un caro saluto
Johannes Bückler

Leggi la lettera sul Corriere della Sera del 12 Aprile 2012 relativa a un futuro aumento IVA

giovedì 11 ottobre 2012

Tributi sottratti, la vigilanza degli enti dov’era?


Caro Direttore,
è di questi giorni la notizia che una Società privata (ribadiamo privata) di Riscossione si è appropriata di tributi che una volta recuperati non venivano poi girati ai comuni.
In pratica non aveva ben chiaro il meccanismo: pensava che “Agenzia di Riscossione” significasse riscuotere, punto e basta.
Che tristezza. Lasciamo alla magistratura il compito di fare chiarezza, anche se, analizzati i fatti, recuperare il maltolto sarà molto difficile.
Va beh. Purtroppo in questa truffa ci sono finiti 400 comuni (l’elenco non è ancora definitivo) tra cui Bergamo, Dalmine, Stezzano e Gandino.
Pur se la vicenda era conosciuta da tempo, credo che a questo punto i cittadini abbiano il diritto di sapere come diavolo sia potuto accadere.
Non si può risolvere la questione annunciando una richiesta danni.
Sarebbe utile spiegarci magari quali modalità erano inserite nel bando e nel capitolato.
Le contestazioni sono partite subito? Le diffide? Le penalità?
Quando sono state attivate le procedure di risoluzione del contratto? Con quali provvedimenti?
Perché va bene tutto. Va bene ritenersi “eroi” (eroi di che poi?) quando si abbandona Equitalia, ma se poi questo è il risultato almeno ci vengano date delle spiegazioni.
Sperando nel frattempo che questo caso non diventi il primo di una lunga serie, magari conseguenza di una dissennata privatizzazione di un servizio fondamentale per l’economia finanziaria del paese.
Un caro saluto
Johannes Bückler

lunedì 8 ottobre 2012

Abusivismo.


Guardando il bellissimo panorama di cui godo dalla mia terrazza sorrentina, scopro l'ennesimo abuso edilizio: il mio dirimpettaio, nel suo bel giardino ha trasformato un vecchio pollaio di pochi mq in un appartamento di un centinaio di mq.
Essendo tutto completamente abusivo, ha mai pensato che giro di movimenti a "nero" che ha prodotto?
Mancata fatturazione dell'impresa edile, del trasporto materiale e dei singoli prodotti impiegati, mancati versamenti a casse di previdenza, inps, inail, etc, oneri di urbanizzazione, allaccio al sistema fognario locale, inquinamento e riduzione delle aree verdi, pagamenti a "nero" di tutto (da dove escono i soldi? E se non c'è traccia, forse derivano da altri incassi a "nero"?).
Ma la cosa secondo me più grave è che poi, magari in futuro, un condono sanerà il tutto e quel bene sarà messo sul mercato allo stesso prezzo di un qualsiasi altro immobile anche se lo stesso è costato molto ma molto meno commettendo abusi di ogni tipo;
l'immobile condonato non dovrebbe andare sul mercato, dovrebbe essere trasmesso solo x donazione o testamento, altrimenti il mercato è falsato !!!
Non condanno completamente l'abusivismo, se ho un terreno e non ho casa, capisco che è probabilmente giusto costruirsi un'abitazione, ma se ne ho già tre, manderei subito le ruspe.
Buckler, salvaci tu.
Lettera firmata

sabato 29 settembre 2012

Forse si farebbe prima...


Caro Direttore,
che tristezza. E che rabbia nel vedere come sono utilizzati i soldi di coloro che pagano le tasse (gli altri non sono autorizzati a lamentarsi).
Per non parlare dell’irritazione nel sentire da queste persone “Queste cose non le tollereremo più!!!”. Loro.
Eppure qualcuno ci aveva avvertito.
Nell’aprile di quest’anno la commissione Greco (Groupe d’Etats contre la corruption, l’organismo anticorruzione del Consiglio d’Europa) aveva reso pubblico un rapporto sui partiti italiani e sui loro meccanismi di utilizzo del denaro pubblico.
Bastava leggere quel rapporto e operare di conseguenza.
“Meccanismi poco trasparenti, controlli inefficienti, possibilità di controllo da parte dei cittadini inesistenti”.
E se non bastasse “le sanzioni, in caso di violazioni, troppo basse e, comunque, inefficaci a causa di un sistema giudiziario inceppato”.
Eppure strano a dirsi (va beh nemmeno tanto strano) siamo uno dei pochi Paesi a non aver ancora recepito la Convenzione sulla Corruzione.
Quindi cosa aspettiamo ad approvare il decreto anti-corruzione?
Cosa aspettiamo a mettere insieme un sistema di controllo più efficace?
Che tutto sia pubblicato on-line.
Non solo le dichiarazioni dei redditi con relative situazioni patrimoniali e finanziarie durante tutto l’arco dell’attività politica, ma anche tutte le delibere, le decisioni a tutti i livelli e soprattutto le spese effettuate.
La tecnologia c’è? Usiamola una buona volta.
Anche se Bückler, ingenuamente, si domanda: perché si continua a scegliere rappresentanti e un attimo dopo pretendere dagli stessi (sich!) di darsi regole e leggi per non appropriarsi di denaro pubblico?
Non si farebbe prima a votare gente onesta?
Un caro saluto
Johannes Bückler

mercoledì 26 settembre 2012

Spunto per riflessione ovvero provocazione.


Faccio riferimento al precedente intervento Condivisione e Proposte
Perché manca la “volontà” politica di attuare una simile riforma?
Perché manca la volontà, probabilmente, di una cospicua fetta di Paese, proviamo a pensare in elenco a tutte le possibili situazioni e categorie che si avvantaggiano ovvero addirittura sopravvivono (più propriamente “campano”) grazie all’uso “oscuro” dell’argent de poche (il “nero”):
In primis tutti i traffici illeciti ovvero border line: prostituzione, stupefacenti, armi, estorsioni etc etc etc, miliardi e miliardi di euro che possono corrompere tanto, tantissimo e soprattutto azzoppare una salubre e quanto più libera possibile competizione di mercato (pensate a quante attività, prive del giusto anelito competitivo, esistono per “lavare” il danaro sporco non altrimenti circolabile); a seguire: esercizi commerciali (sempre meno), liberi professionisti (avv., ing., medici, geom., dentisti, insegnanti da ripetizione etc etc etc), artigiani etc etc, che spesso denunciano l’ennesima parte dei loro guadagni e magari godono anche delle esenzioni riservate alle classi più indigenti pur girando con “cavalli a volontà” e mantenendo dei tenori di vita da AD di qualche multinazionale etc etc etc:
Singolarmente poca cosa in confronto alle enormità dei traffici di cui sopra, ma tutti assieme nuovamente un bel gettito mancato, peraltro molto diffuso e ramificato nella società (naturalmente favorito dalla mancanza di strutture in grado di assicurare continuità di lavoro, investimenti e pianificazione, si pensi al crescente numero delle P.IVA, si pensi alle grosse imprese di costruzione che non possiedono manco più i martelli per piantare i chiodi, noleggiano e subappaltano tutto…)
E per non dimenticare i proprietari immobiliari, soprattutto i piccoli proprietari (ex proprietari di cave, di imprese, pagati con “cambio camere”, ovvero ex artigiani e commercianti che, non avendo mai pagato un becco di tasse nei ruggenti anni ’60 e ’70 si sono “creati” le loro pensioni alternative acquistando box e appartamenti, etc etc) che affittano con qualche “limatura” sul registrato alle entrate, se non proprio del tutto in nero….
E poi, le mazzette, la corruzione: molto più difficile celare un bonifico ovvero l’acquisto di un “regalo” che non sia un semplice “present” natalizio, tipo cesto dei sott’aceti….
Sono convito di averne trascurati molti altri ancora...
Un succinto e certamente parziale spaccato della società che “siamo” e di cui non vogliamo che se ne parli troppo, soprattutto, che non vogliamo (almeno parte in causa) cambiare: non ci conviene….
Andrea Ponzio

lunedì 24 settembre 2012

Condivisione e proposte.


Egr. Sig. Bückler,
ho letto la sua Lettera “La ricchezza degli italiani e i tesori (nascosti) al Fisco” pubblicata sul Corriere della Sera venerdì 21 settembre 2012.
Vorrei esprimerLe un mondo di condivisione rispetto a quanto da Lei denunciato, ma pare ovvio e scontato, dal momento che appartengo a quella maggioranza di salariati (con speranza di conservare nel tempo il proprio lavoro…) dai cui redditi lo Stato preleva il necessario per il sostentamento della nostra Società.
Piuttosto desidererei chiederLe, con grande umiltà, se potesse fare da eco ad una semplice (oserei dire quasi “banale”) proposta per indicare una possibile strada – quanto mai lapalissiana – per cercare di far “contribuire” tutti al sostentamento della nostra Società.
Taglio corto, risparmiandole retorica e divagazioni introduttive – persuaso del fatto che se vorrà/potrà pubblicizzare quanto segue, saprà farlo certamente meglio di me -: eliminiamo – magari progressivamente – il danaro contante, facciamo in modo che tutto il “danaro” utilizzato per acquistare/remunerare qualsiasi cosa (dai titoli di borsa al pane, dalle prestazioni di artigiani, liberi professionisti alle prostitute, dalla frutta e verdura delle bancarelle del mercato alla droga, dalle ripetizioni degli insegnanti alla questua etc etc etc) possa essere “tracciato” e come tale rintracciabile (da chi spende a chi guadagna), dando mandato e possibilità al Fisco di interrogare tutti i movimenti bancari per accertare l’entità dei “flussi” di danaro che vi transitano, da dove originano a dove finiscono.
Ritengo che con le tecnologie attuali tutto ciò sia più che possibile, non so quanto semplice, ma certamente possibile.
Fatto ciò, potremmo eliminare tasse, IVA, accise varie e stabilire dei criteri di prelievo fiscale più equi e distribuiti, funzione degli effettivi redditi, magari con esenzioni per gli investimenti in ricerca e sviluppo etc etc etc.
Certo, occorrerà progressivamente aiutare le persone anziane o le persone meno preparate all’uso dei bancomat e carte di credito, occorreranno disposizioni normative a sgravio dei costi per l’uso di tali strumenti etc etc (quisquilie in rapporto all’enorme gettito che riemergerebbe dal “sommerso”).
Parallelamente occorrerà far riemergere – e qui probabilmente risiede uno degli aspetti nevralgici della rivoluzione – importanti, per volumi di danaro sottratti dalla tassazione, “traffici illeciti”, per citarne un paio ad esempio: prostituzione e droghe.
Inutile incagliarsi sulle solite questioni moralizzanti di filiazione cattolico-cristiana o altro: droghe e mercificazione del sesso accompagnano l’uomo dacché esiste sulla terrà e finché razza umana sopravviverà.
Non ci si può porre come unico obbiettivo quello di perseguire tali attività, relegandole al “sommerso” e come tali assicurando enormi e cospicui introiti alla malavita e non vado oltre….
L’obbiettivo che una Società matura, come quella in cui dovremmo trovarci, si dovrebbe porre è quello di educare i giovani a costruire e proteggere la propria libertà e a trovare ricreazione, soddisfazione e appagamento nello studio, con il lavoro, nell’amicizia, con lo sport etc etc.
Dopodichè se un adulto scientemente e coscientemente decide ugualmente di far uso di stupefacenti o di trovare/offrire sesso a pagamento deve poterlo fare pagando il proprio contributo alla collettività, in modo che la stessa disponga delle risorse necessarie per eventualmente curarlo quando e se ne avrà bisogno.
Non mi dilungo oltre (di dipendenze ed alienazioni umane v’è ne sono tantissime, spesso con epiloghi tragici e costose per la collettività, forse potenzialmente poco redditizie per la malavita, o forse non “sottraibili” dal comune commercio….)
Basta con numeri e percentuali, basta con la esausta caccia alle streghe di chi porta i soldi nei paradisi fiscali o li tiene nascosti nel materasso, se volessimo colpire gli evasori e far pagare anche a loro un giusto contributo potremmo farlo sollevando la coperta che – con la connivenza della classe politica e dirigente generale di tutto il paese – viene abilmente tenuta sottesa sul mondo “sommerso”, sollevando di tanto in tanto un “lembo” giusto per illuderci che “lo stato”, “la democrazia” etc etc stiano combattendo…
Eliminate il danaro contante, tracciate i nostri conti - chi guadagna soldi onestamente non ha alcunché da temere - solo così si potrà arrivare ad una più equa ripartizione del “contributo” (non lo chiamerei più a quel punto “tassazione”) sociale.
Con tutto ciò, chi avrà comunque voglia o possibilità e capacità di lavorare di più o di esprimersi in lavori più particolari e difficili o complessi (medici, attività professionali di alto livello etc) potrà comunque guadagnare di più: non è una politica di appiattimento e livellamento della società, né una falsa meritocrazia… solo una “trasparente” ridistribuzione della contribuzione al sostentamento della Società, che va cmq risanata sotto tanti altri aspetti (sprechi, efficienza etc etc).
Poi se proprio qualcuno vorrà eludere le tasse, cosa sarà mai un pollo o una dozzina di uova offerti in cambio di una lezione privata, piuttosto che di una riparazione idraulica o una detartrasi….. Forse torneremo a misurarci con “valori” reali delle nostre attività….
Nella speranza che quanto sopra non resti lettera morta, ma possa arricchirsi dell’opinione altrui e quanto meno trovare un giusto eco che aiuti a destare le persone dal torpore delle ovvietà a cui siamo assuefatti… cordialmente La saluto e La ringrazio.
Andrea Ponzio

Discorso da Bar Sport.


Caro Johannes,
1 - Sono un tizio che ha visto da vicino come funziona lo Stato, e funziona male, non vi sono dubbi al riguardo;
2 - Una domanda alla quale non sono mai riuscito a trovare una risposta convincente: su che base giuridico-costituzionale una assemblea elettiva autodecide il danaro pubblico da distribuire ai propri membri?
Ha senso che un Parlamento autodecida ciò che deve spendere per il proprio funzionamento, autodecida il proprio prelievo, la propria "fetta di torta", l'uso a fini propri delle tasse che lo stato preleva?
Questa "indipendenza" è legittima, prima di essere legale, prima di stabilire poi che si fa di questi soldi? Non parliamo di parlamentini di rango locale;
3 - Si può continuare ad avere una contabilità di Stato che non contabilizza, che deve emergere in modo frammentato e confuso solo per delazione di qualche membro insoddisfatto della "distribuzione"?
Non è questo primo fatto una violazione del primo e più elementare principio di buona e doverosa amministrazione?
I nostri sommi giuristi, quelli che celebrano le messe contabili cantate nel loro incomprensibile "latinorum contabile", dove sono, dove erano?
Qualcuno può cortesemente ed autorevolmente spiegare loro perché prendono lo stipendio?
Siamo ad un generalizzato "abuso del diritto"?
4 - Se è così, e sono convinto che sia così, come si dovrebbe fare invece?
Si può avere una voce del Bilancio dello Stato che fa le somme del costo della politica in Italia, lasciando fuori le mazzette?
Si può avere finalmente un budget vero, che limiti il totale della spesa per il mantenimento della politica?
Non dovrebbe essere così? Gli altri come si regolano?
Alberto Carzaniga

domenica 23 settembre 2012

Tasse, evasori e.... festini.


Buon giorno
Le scrivo questa mia a seguito del suo ultimo intervento sul Corriere che ho letto con molto interesse e condivido.
Le scrivo anche se così facendo Lei saprà chi sono io mentre io non so chi ci sia dietro lo pseudonimo da Lei usato.
Il caso vuole che il Suo intervento sul Corriere cada proprio dopo gli articoli sulle ennesime ruberie dei politici che, stavolta, riguardano la regione Lazio.
Lei ha già accennato l’argomento, ma credo sia il caso di ritornarci: se vogliamo creare una cultura della legalità in materia fiscale, dobbiamo senz’altro abbassare la pressione fiscale; dobbiamo creare quel conflitto di interessi che spinga i privati a chiedere le ricevute (anche al ristorante, dove una volta su due ricevo un documento identico allo scontrino fiscale, che reca però la dicitura “preconto: per lo scontrino fiscale passare alla cassa”); dobbiamo creare un rapporto Stato-Cittadino nel quale il primo sia SEMPRE e comunque leale e giusto verso il secondo (a volte ciò non accade).
Dobbiamo però, se davvero vogliamo creare una cultura di legalità fiscale, soprattutto convincere gli Italiani che i loro soldi servono allo Stato solo per finalità pubbliche, ovvero scuole, stipendi dei poliziotti, strade, ospedali etc e che nemmeno una piccola percentuale di questi soldi sarà usata per pagare i festini le cui foto compaiono alla pagina 6 del Corriere, i pranzi di sfaccendati consiglieri, i SUV, le p (oooops!) le Escort, etc etc di coloro che affermano di rappresentare la cosa pubblica.
Posto il fatto che è più facile convincere il Po a gettarsi nel Tirreno che ottenere un minimo di moralità dai partiti (la minuscola è una scelta), credo che l’unica strada sia quella di un provvedimento di urgenza del nostro saggio Presidente del Consiglio che elimini ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti, rispettando così le volontà dei cittadini manifestate chiaramente nei referendum, volontà da anni irrise dai politici con la formula dei “rimborsi”.
Solo dopo si potrà dire agli Italiani: pagate le tasse, perchè i Vostri soldi ci servono per le scuole e le strade.
Altrimenti, quando il cittadino paga l’IVA o l’IRPEF, o le accise sul gasolio, o le cartelle Equitalia non può fare a meno di pensare a quelle foto sotto il titolo “Quelli della festa con le ancelle”.
Un caro saluto
Stefano Mazzucchelli, un aspirante cittadino e per il momento suddito della Repubblica Italiana.
P.S. Io pago regolarmente le tasse e non intendo con questa mia giustificare in alcun modo l’evasione.

sabato 22 settembre 2012

La ricchezza degli italiani e i tesori (nascosti) al Fisco.


Caro Direttore,
uno studio del colosso assicurativo Allianz ha certificato una cosa che sapevamo da tempo: i cittadini italiani sono tra i più ricchi al mondo.
Più di quelli tedeschi, più di quelli francesi.
Detta così potrebbe essere pure una bella notizia se non fosse che nel nostro Paese milioni di cittadini tirano la cinghia da anni.
Mi chiedo dove vogliamo andare.
Dove vuole andare questo Paese se l’80% delle tasse sono pagate da lavoratori dipendenti e pensionati pur detenendo solo il 30% della ricchezza?
Dove vuole andare, se il 93% dell’IRPEF è pagata dagli stessi lavoratori e pensionati.
Quale economia si può sviluppare in un Paese con queste disuguaglianze?
Quale crescita, quali consumi?
Dove vogliamo andare se di fronte ad evasori fiscali che rubano soldi allo Stato, lo stesso Stato continua a recuperarli andandoli a chiedere ai derubati?
Come si fa a dichiarare che questo non è "il problema" di questo Paese.
Con che coraggio molti ricchi di questo Paese mandano i figli a scuola, si fanno curare, utilizzano strade e servizi per poi farli pagare sempre ad altri?
Non so, forse l’errore viene da lontano.
Dal giorno in cui i nostri Padri Costituenti scrissero la più bella delle Costituzioni esistenti.
“La sovranità appartiene al popolo”, ci dissero, senza però specificare (purtroppo) a chi dovesse appartenere tutto il resto.
E oggi, i cittadini che pagano le tasse, qualche vago sospetto cominciano ad averlo.
Un caro saluto
Johannes Bückler

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

venerdì 21 settembre 2012

Crisi Fiat.


Caro Johannes,
stiamo ascoltando in questi giorni tanti commenti sulle intenzioni del dr. Marchionne di annullare il cosiddetto progetto "Fabbrica Italia".
I sindacati sono indignati; i dipendenti protestano; si sollecita il governo ad intervenire; si critica la Fiat perché non investe e non attua una idonea politica di innovazione e diversificazione dei modelli.
Al riguardo, vorrei evidenziare che sono circa 850 i modelli delle principali autovetture circolanti in Italia (Fonte INFO:Motori.com).
Di questi, sono italiani più del 14% (9,2% appartengono al gruppo FIAT-Lancia-Alfa Romeo).
Il resto è rappresentato da modelli di auto straniere, nessuno dei quali però, se conteggiato singolarmente, supera la percentuale dei modelli del gruppo Fiat.
Detto questo, è noto anche che per estetica, rapporto qualità/prezzo, life-cycle cost le auto prodotte dalla nostra industria automobilistica non sono da meno di quelle importate.
Eppure, basta guardarsi in giro, più del 70% del parco auto circolante in Italia è formato da autovetture straniere.
Sono decine di miliardi di euro che annualmente non si riversano sulla nostra industria e relativo indotto.
Mi dicono che questo è il risultato della globalizzazione.
Ma allora, per par condicio, anche al dr. Marchionne deve essere riconosciuta la possibilità di investire e produrre non dove le auto resterebbero invendute ma dove il mercato interno è premiante.
Così succede in Brasile, così sta succedendo con la Fiat-Chrysler in Usa.
Parimenti, in Germania, in Francia, in Giappone, in Corea, le rispettive autovetture di produzione nazionale occupano sempre i primi posti nei volumi di vendita, anche nei periodi di recessione e contrazione dei mercati, e nessuno di questi paesi e dei loro abitanti teme di essere tacciato di protezionismo né di apparire fautore di spinte nazionalistiche.
Ritengo quindi che non sia il caso di continuare ad invocare sussidi da parte del governo, che comunque andrebbe ad attingere alla fiscalità generale.
Il buon senso vuole che, anche e, direi, soprattutto nelle fasi congiunturali poco favorevoli, le risorse disponibili devono essere indirizzate verso i prodotti interni, a sostegno della propria industria e quindi dei posti di lavoro.
Spero che un attento osservatore delle tante "italiche controtendenze" quale lei è possa indicarci come controbattere almeno questa, al fine di arrestare la deriva autolesionistica da tempo in atto nei confronti dell'industria automobilistica italiana.
In conclusione: CHE CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE!!
Non sempre il cattivo odore del pesce viene solo dalla testa; anche il resto del corpo vi contribuisce.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti
Salutoni
Gaetano Perillo - Roma

venerdì 14 settembre 2012

Evasione fiscale: occorre fare gli opportuni distinguo.

Caro Johannes,
le tue riflessioni nella "serata d'evasione" che ti sei concessa, con relativa "fotografia a colori", sono tutte molto accattivanti nella forma e puntuali nella sostanza.
Il mio punto di vista (qualche Buckler,in passato, ci aveva accusati di essere troppo in sintonia di pensiero!), peraltro, in alcuni passaggi, si allontana dal tuo, ritenendolo troppo generalizzante.
Analizzando l'elenco delle concrete fattispecie richiamate, tutte connotate da comprovate e storiche "fasi patologiche" che coinvolgono ognuno di noi nei rispettivi "quotidiani", nessuno potrebbe darti torto.
Se l'evasione fiscale fosse risolvibile semplicemente facendo appello all'etica, dovremmo dire che tra il dipendente turnista che "arrotonda" con qualche lavoretto in nero e il bagnino romagnolo che nel 2010 ha mediamente dichiarato un reddito complessivo lordo di 8.900 euro non esiste alcuna differenza.
Personalmente non riesco a convincermi che rubare una mela e rubare un milione di euro sia la stessa cosa.
Ne consegue che anche tra gli evasori e i vari modi di evadere a mio avviso, occorre fare dei distinguo.
Tra il turnista da te evocato e il mio bagnino la profonda differenza e' questa: il primo, immaginando che possa realizzare in nero compensi per circa il 20% del proprio stipendio, di fatto si autoriduce la propria aliquota media di tassazione e si troverà, all'incirca, a fare i conti con un carico fiscale piu' "umano" (al riguardo ricordo che uno degli alibi piu' ricorrenti adottato dagli evasori e' quello di sostenere che le aliquote sono troppo alte); il mio bagnino, al contrario, non ha alibi: dichiarare mediamente 8.900 euro lordi (valore pressoché corrispondente al netto, dato che il carico fiscale a questi livelli e' prossimo allo zero) significa che piu' che di 'evasione da sopravvivenza' si tratta di 'evasione da parassitismo', cioè cosciente volontà di trasferire agli altri "fessi" che pagano le tasse l'onere che spetterebbe a ogni cittadino "quale diritto di appartenenza alla collettività" oltre, evidentemente, a far gravare sulle spalle dei contribuenti onesti quota significativa del proprio "tenore di vita".
I distinguo sarebbero ben piu' numerosi, ma non voglio annoiare.
Nei confronti dell'evasione fiscale, resta peraltro inteso, sono per la tolleranza zero e, personalmente, non mi concedo "sconti" e "deroghe".
Ma l'entità del fenomeno mi induce a ritenere che, pragmaticamente, dovremo accontentarci di procedere per tappe.
A mio avviso la prima deve necessariamente essere quella che impone a ogni cittadino di sostenere un tenore di vita consono ai redditi dichiarati: diversamente i suoi consumi e, peggio, i suoi lussi li paga il contribuente onesto.
Questa situazione non assomiglia per niente a un modo civile di condividere l'esistenza all'interno di una collettività.
Attivare un sistema di controllo che consenta di monitorare le spese di ognuno di noi nell'arco dell'anno, nell'era dell'elettronica, e' impresa tutt'altro che impossibile.
Ringrazio per l'eventuale ospitalità e a presto risentirci.
Samuel Adams

mercoledì 12 settembre 2012

Una serata d'evasione.

Non amo le rimpatriate.
Di solito si finisce per fare solo del pettegolezzo.
Ma sono istruttive, quello si e dell’evasione fiscale un’autentica fotografia a colori.
Perché fra tanta gente che le tasse le paga, c’è la solita parte, allergica e refrattaria al proprio dovere di cittadino.
C’è il docente, due lauree, che per le sue lezioni private predilige un colore: il nero naturalmente.
C’è il lavoratore dipendente, che non si lamenta del turno in fabbrica, perché gli permette di fare qualche oretta di straforo.
L’architetto che fa regolare fattura, ma ogni tanto si dimentica di denunciarla e sommarla al proprio reddito.
L’avvocato che spera sempre che le sue cause durino anni, perché il tempo non guarisce solo tutti i mali, ma anche i pagamenti in nero e le sottofatturazioni.
Il carrozziere, al quale sembra sia scappata una lacrima ritrovando l’ultima ricevuta fiscale emessa anni prima.
C’è l’artigiano che ripete da sempre che il lavoro è importante, ma mai come un buon commercialista al seguito.
C’è il parrucchiere, che si lamenta di non poter assumere un garzone e non comprende perché per giustificarlo debba cominciare a fare qualche ricevuta.
C’è il libero professionista che non vede l’ora che la politica si riappropri del suo ruolo, perché in fondo, con loro, un condono ci scappava sempre.
C’è un imprenditore che finalmente è riuscito a delocalizzare la sua azienda in Serbia.
Perché lì le tasse sono basse, non come da noi.
Ma non si capisce (o forse si capisce perfettamente) perché al primo mal di pancia sia tornato in Italia a farsi curare.
C’è l’idraulico, che pare sia rimasto intossicato dalla polvere spostando documenti fiscali.
C’è anche un caro amico, pensionato, che fa sempre la solita domanda: come spacciarsi per un gioielliere per pagare meno tasse.
Insomma, una serata tranquilla, rotta come sempre da un brindisi: il solito, al grido de “I politici sono tutti ladri”.
Certo, come no. Prosit.
Un caro saluto
Johannes Bückler

giovedì 6 settembre 2012

Tasse e sprechi.


"Le tasse sono semplicemente i diritti che paghiamo per il privilegio di essere membri di una società organizzata”.
Bückler? No, Franklin Delano Roosevelt.
Fortunatamente (per lui) fu un Presidente degli Stati Uniti.
Fosse nato qui, avrebbe certamente avuto qualche problemino in più.
Infatti, da noi esiste la convinzione che gli incassi dello Stato vengano "sprecati" dalla Pubblica amministrazione e che tutto finisca in una spesa pubblica fuori controllo a uso e consumo di pochi.
La domanda che molti si pongono è : perché devo pagare le tasse senza avere niente in cambio?
Generalmente, lo rileva uno studio di qualche anno fa, persone propense all’evasione.
Ma è veramente così? A queste persone si potrebbe chiedere: non hanno figli, magari andati a scuola per anni?
Mai sofferto di mal di pancia che li ha costretti ad andare da un medico?
In un ospedale? Mai acquistato farmaci?
Pompieri o forze dell’ordine? Ai pensionati di oggi (che a suo tempo col lavoro pagarono le pensioni di allora), gliela vogliamo pagare la loro meritata pensione?
E i dipendenti pubblici (la maggior parte dei quali fa il suo dovere e basta co’ sta storia che tutti sono fannulloni) li paghiamo per il lavoro che svolgono?
Ci sono sprechi? Certo.
Inefficienze? Pure.
Robe dell’altro mondo? Anche.
Ma s’intervenga e si ponga rimedio, accidenti.
Nel frattempo paghiamole ste benedette (o maledette) tasse.
Perchè ”le tasse si pagano anche perché lo prescrive la legge, e le leggi, prima si rispettano e poi si cambiano”.
Roosevelt? No. Buckler.
Un caro saluto
Johannes Bückler

mercoledì 5 settembre 2012

Fine delle vacanze.


Caro Johannes,
1. Il sole estivo (lucifero, etc.) mi ha "bruciato" il cervello, non capisco più niente.
2. In questi giorni il debito pubblico americano toccherebbe per la prima volta i 16 trilioni di dollari, ma il Corriere mi spiega che siamo solo al 70% del Pil (e solo a 13 trilioni), che è più o meno il livello della Spagna in % sul Pil, contro il nostro 120% circa.
Grecia a parte, i due "malati" d'Europa sono ai due lati opposti dello schieramento del debito.
Allora questa misura conta o non conta ?
E' possibile che il governo olandese presti a tassi negativi, perché ha solo l'80% di debito, e noi siamo qui a pagare cifre dell'ordine del 5%, perché abbiamo il 120% ?
Sono cifre che tornano?
3. Quando capivo ancora qualcosa, altri spiegavano che contava molto quanto di questo debito è in mani estere (tipo Cina).
Altri ancora, mai stati di moda, spiegavano che forse anche i "subprimes" ed altri debiti "privati" forse contano qualcosa, perché, come si visto, il rischio è sempre pubblico.
In effetti Moody's spiega che contano, però solo se sono crediti di banche italiane : quando sono crediti di banche olandesi, danesi, tedesche, francesi, forse inglesi (ma solo se di fatto irlandesi), forse americane, non contano niente (sono o non sono "privati" ?).
Anche le banche spagnole sino a poco fa, con tutti che dicevano che la Spagna era "tripla AAA", erano come certi signori cui molto era permesso: a Firenze si diceva "si è pisciato addosso, e dicono che ha sudato".
4. Tutto sommato, però, anche col cervello "bruciato", mi viene qualche piccolo dubbio : quando parliamo di debito pubblico, di paesi fuori dall'euro, il metro per misurarlo ha sempre 100 centimetri, oppure in certi casi ne ha di più (120, oppure 150 ?) nel caso degli Usa i dubbi non sono pochi, anche perché i numeri che si leggono ballano un po'.
Il "quantitative easing" della Fed come viene conteggiato?
E' vero che il consolidato (debito del governo pareggiato dal credito della Fed, è un debito "infragruppo" si diceva una volta) non cambia, ma c'è anche una montagna di dollari che sono stati stampati : non contano niente?
Quando, anche dentro l'euro, si comincerà a segnalare anche i debiti "privati", e guardare anche il patrimonio netto di un certo paese?
Moody's dice che questi numeretti non contano niente?
Anche la stessa Germania, avrebbe dentro la famosa KfW circa un altro 20% del debito pubblico, che non viene contabilizzato, perché pareggiato da obbligazioni della stessa KfW che è "privata", e noi per il momento niente KfW che poi è una cosa che assomiglia moltissimo alla Cassa Depositi e Prestiti.
Ignoro la situazione francese e olandese, ma sento puzza di bruciato (è il mio cervello?).
I nostri "economisti", famosi e meno famosi, bravi e meno bravi, non potrebbero aiutarci a capire anche a noi col cervello "bruciato"?
Oppure abbiamo già capito tutto?
Salutoni
Alberto Carzaniga

giovedì 23 agosto 2012

Smettiamola di denigrarci.


Ogni volta che penso a noi italiani mi viene in mente il personaggio di Tafazzi, campione dell’autolesionismo.
Mentre negli altri Paesi (e girando il mondo ne ho avuto la prova) si vantano per la minima stupidata, noi riusciamo a ingigantire i nostri difetti e sminuire le nostre virtù.
Per esempio si continua a parlare degli italiani che fuggono all’estero per i più svariati motivi, e mai una volta, di tutti quegli stranieri che hanno scelto il nostro Paese per viverci.
Certo, non saremo campioni di senso civico (penso alle tasse evase), certo non siamo più e da tempo un paese di santi, poeti e navigatori (sich!) e rispetto agli altri Paesi non dimostriamo quotidianamente un vero grado di appartenenza alla nostra nazione (salvo poi ricompattarci in modo incredibile in grandi momenti di difficoltà), ma siamo un grande Paese, accidenti.
Siamo ai primi posti nel mondo come potenza economica mondiale, (mica bruscolini) la seconda economia europea, membro fondatore dell’UE, dell’OCSE, del Consiglio d’Europa. Aderiamo all’ONU e al trattato di Schengen, membro del G7, G8 e G20.
Quindi?
E questo (diciamolo sottovoce via) malgrado negli ultimi 50 anni non si è visto l’ombra di una classe politica degna di questo nome.
Non voglio entrare nel merito del quesito di questi ultimi tempi “possiamo farcela da soli?” se riferito alla possibilità di chiedere l’attivazione del fondo salva Stati (per questo meglio lasciare agli esperti), ma se estendessimo il quesito al sistema Paese e alle sue potenzialità, la risposta è già scritta.
Nella nostra storia, nelle nostre imprese, nella nostra capacità di superare gli ostacoli.
Nel nostro genio, nella nostra fantasia, nella nostra immensa creatività.
In milioni d’imprenditori, liberi professionisti, lavoratori, pensionati, insegnanti, casalinghe (e mille altre categorie) che si alzano ogni mattina con l’intento di costruire qualcosa per questo Paese.
Quindi un invito: smettiamola di denigrarci e cominciamo a essere fieri di noi stessi.
Tanto alla fine una cosa la sappiamo tutti (e se lo mettano in testa anche oltralpe): a noi “chi c’ammazza”?
Un caro saluto
Johannes Bückler

lunedì 20 agosto 2012

Caro Johannes, Buon Compleanno.


Buongiorno.
Leggendo la sua lettera, apprendo che oggi si festeggia il primo anniversario della nascita del suo personaggio con la pubblicazione della prima lettera sul Corsera.
Auguri, ringraziandola per quanto ha fatto per noi seguaci e attenti lettori delle sue considerazioni.
Non mancherei di ringraziare anche il Direttore del Corsera (F. De Bortoli), che ha creduto e avuto fiducia nelle sue parole.
In quest’anno (poco felice per noi italiani) di cose ne sono accadute.
Quasi tutte riguardano il cattivo andamento dell’economia in generale.
In particolare per l’Italia che si è ritrovata nel gruppo del “PIGS” con pessimi giudizi delle Società di rating e prospettive negative (outlook negativo) per la nostra economia.
Tutto sembra di difficile o impossibile soluzione.
Conviene vedere il bicchiere sempre mezzo pieno.
Spero che qualcuno leggendo, questa mia riflessione possa dare una risposta al seguente quesito: siamo certi che l’uscita della Grecia dall’Eurozona, servirà a sanare la sua economia e quella degli altri Paesi?
Ho delle grosse perplessità.
Avrei voluto segnalare qualche iniziativa utile da realizzare da parte delle Autorità competenti per sostenere o aumentare la lotta all’evasione.
Mi viene solo di segnalare la pubblicazione di alcuni dati relativi al fenomeno da parte dell’UIF (Ufficio Informazioni Finanziarie) presso la Banca d’Italia.
Il rapporto conferma che la banconota da € 500 rappresenta “un potenziale strumento di riciclaggio”.
Parere condiviso anche dal Dott. Grasso, Procuratore Capo della DIA, in una trasmissione televisiva (Gli intoccabili - La7- lotta alla mafia e ai capitali prodotti dalla stessa).
Infine la dichiarazione del Presidente della Corte dei Conti Giampaolino fatta di recente in Parlamento: «La dimensione dell'evasione fiscale in Italia è pari al 18% del prodotto interno lordo, che ci pone al secondo posto nella graduatoria internazionale, che è guidata dalla Grecia».
La circolazione della banconota da 500 euro corrisponde al 19% del nostro PIL, cioè 288 miliardi di euro.
C’è solo una moneta, tra le grandi valute occidentali, a superare il mega taglio da 500 euro: quella svizzera, con la sua ammiraglia, anche lei di color violetto, da mille franchi (851 euro).
Ritorno con il mio progetto già segnalato sul blog l’11 dicembre scorso (Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire).
Basterebbe che la BCE dichiarasse il “fuori corso legale della banconota da € 500”, impedendone l’immediato utilizzo e obbligando contemporaneamente i possessori (appartenenti ai Paesi dell’Eurozona) a recarsi agli sportelli bancari per il cambio in banconote di taglio inferiore.
Per tale operazione scatterebbe l’obbligo (normativa antiriciclaggio) dell’identificazione dei presentatori delle predette banconote e la segnalazione "immediata" dei dati anagrafici, dei richiedenti l’operazione, alle Autorità competenti (Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate) per i successivi adempimenti di controllo e di verifica.
Comunque per la sua realizzazione andrebbe affrontato lo spinoso problema delle banconote (sempre del taglio da 500 euro) depositate nelle banche svizzere e il loro versamento (rientro) agli sportelli delle banche italiane.
Per la soluzione di questo problema sarebbe sufficiente inserire una norma aggiuntiva all’accordo che si sta concludendo con Berna sulla tassazione dei non residenti.
Ovviamente il progetto andrebbe perfezionato nei suoi particolari.
Intanto rilancio l’idea.
Un augurio di cuore di buon proseguimento e buon lavoro al simpaticissimo e laborioso Johannes.
Rino Impronta

Contro l'evasione un fisco amico. Ma si tolgano i beni ai furbetti.


Caro Direttore,
esattamente un anno fa la prima di una serie di lettere con cui Bückler ha cercato di scuotere tutti sul problema dell’evasione fiscale.
Diciamo che visti i precedenti l’anno non è passato inutilmente.
E’ stato introdotto un limite all’uso del contante (ancora troppo alto se pensiamo ai 60 miliardi di corruzione) e finalmente c’è la possibilità di incrociare dati, banche comprese. Si poteva fare di più.
Per esempio non si può lasciare i controlli sull’ultimo atto della filiera (leggi scontrini) e poco sulle fasi intermedie.
Per l’ennesima volta non si è preso in considerazione quel benedetto contrasto d’interessi.
Per mesi si è parlato di un accordo con la Svizzera per tassare i capitali detenuti illegalmente in territorio elvetico da cittadini italiani.
Siamo alle fasi finali (almeno sembra e sperando che nel frattempo i capitali non abbiano cambiato destinazione), ma si vocifera di un’aliquota del 25% (bassa) e mi chiedo perché con certi personaggi abbiamo sempre il braccino corto.
Si sono visti, quelli sì, molti blitz.
Per carità, sono efficaci, ma non riusciranno mai riportare l’evasione in un ambito fisiologico.
Quindi? Sia chiaro: se bastasse qualche ora di educazione civica Bückler sarebbe l’uomo più felice del mondo.
Ma l’evasione è a un livello così alto e radicato che c’è un solo rimedio in tempi brevi (perché di tempo ne rimane poco): via studi di settore, redditometri e spesometri vari.
Semplifichiamo e da oggi io Fisco mi fido di te.
Non è forse un “volto più umano” quello auspicato da tutti?
Ma a una condizione: se mi accorgo che fai il “furbetto” quando vi è sproporzione fra reddito e disponibilità di beni, devi provarne la legittima provenienza, altrimenti i beni vengono confiscati.
Se evadi il fisco, devi vivere in base al reddito dichiarato.
Credo che in questo modo si comincerebbero a vedere redditi credibili.
Sarebbe il Fisco dal volto amico degli altri Paesi, portato spesso come esempio da imitare, dimenticando però (che sbadati) che lì se ti beccano a fare il furbo di “volto amico” rimane ben poco.
In attesa (speriamo non vana) accontentiamoci dell’unico vero cambiamento avvenuto in questo anno: la gente per bene si è stancata e ha smesso di ammirare i disonesti.
E questo, per tutti i Bückler, è già molto.
Un caro saluto
Johannes Bückler

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

giovedì 9 agosto 2012

Il classico teatrino estivo.


In Spagna un noto esponente politico ha vinto per ben nove volte una lotteria nazionale.
Qualcuno tempo fa ha detto che non siamo come la Grecia: per alcuni versi non siamo nemmeno come la Spagna, dai.
Infatti da noi molti politici (non tutti per fortuna) la lotteria l’hanno vinta una volta sola: quando sono stati eletti.
Eppure, non contenti della fortuna capitata loro, non perdono l’occasione per mettere in piedi i soliti teatrini.
L’ultimo in ordine di tempo ha una sola parola d’ordine: “ci vuole una nuova legge elettorale”.
Ma non ditemi, finalmente ci liberiamo del Porcellum (di nome e di fatto).
E allora se si parla di legge elettorale ci si aspetta che al centro del dibattito ci sia l’elettore e un unico obiettivo : quello di mettere in piedi un sistema che gli permetta di poter scegliere al meglio.
E quando mai.
Per loro un sistema elettorale è costituito da un insieme di regole che permettano di trasformare le preferenze in voti e i voti in seggi, (e sin qui ci siamo) ma poi i seggi si devono trasformare in poltrone, le loro naturalmente, mica bruscolini.
E allora le cose si complicano.
Liste bloccate? Premio di maggioranza? Soglia di sbarramento?
E via con riunioni, vertici, rinvii, bozze. Il solito teatrino d’estate.
Via, In fondo sappiamo benissimo come andrà a finire il dibattito.
Nell'ennesimo teatrino tutto italiano di dichiarare di voler cambiare tutto, non cambierà niente.
Cose già viste, purtroppo.
Ci risparmino almeno una cosa: quello di venirci a dire un minuto dopo di aver messo in piedi un’altra schifezza.
Un caro saluto
Johannes Bückler

venerdì 20 luglio 2012

Il record italiano delle tasse? Paghino tutti e diminuiranno.


Caro Direttore,
la pubblicazione del rapporto “Una nota sulle determinanti dell’economia sommersa” dell’Ufficio Studi della Confcommercio ha scatenato le solite reazioni dettate dall’abitudine tutta nostra di guardare il dito senza preoccuparci della luna.
107 pagine di analisi ridotte a una sola osservazione: in Italia la pressione fiscale è la più alta del mondo.
Per arrivare a questa conclusione sarebbe bastato farmi un fischio.
In realtà la ricerca dice molto di più.
Per esempio che le tasse sono alte, ma solo per chi le paga.
Quindi, nel moto di protesta per quel 55% di pressione fiscale reale (record al mondo rispetto al 45% apparente), astenersi furbi, furbetti e perditempo.
Infatti, il rapporto inizia con “il sommerso e l’evasione fiscale…costituiscono uno tra i più gravi problemi economici e sociali. Se non viene risolto difficilmente l’Italia vedrà una ripresa soddisfacente”.
E da lì bisognerebbe partire.
Dalle cause e non dall’effetto.
Lo so, da noi mica è così semplice.
154 miliardi di evasione fiscale? La soluzione è quella di abbassarle le tasse, non quella prioritaria di cominciare a farle pagare a tutti.
E’ sempre la solita storia.
Stiamo pensando per esempio di cambiare la Costituzione quando nemmeno abbiamo cominciato a rispettare questa.
Va beh. E poi? Siamo così sicuri che abbassando le tasse tutti comincerebbero a battere scontrini e fare fatture?
Le imprese a fare finalmente bilanci in regola e non “costruiti” solo ed esclusivamente per pagare meno tasse? (salvo poi lamentarsi se le banche, con quei bilanci, sono restie a dar loro credito).
E’ inutile prendersela con lo Stato, o meglio, arrabbiamoci pure con questo “Stato canaglia” come a qualcuno piace definirlo, ma preoccupiamoci di salvare il Paese.
Su quello siamo tutti d’accordo. Almeno spero.
Un caro saluto
Johannes Bückler
P.S. Lodevole la ricerca della Confcommercio. Spero solo possa essere di stimolo alla stessa categoria visto che non brilla per fedeltà fiscale.

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

Ma ora i "pirla" si sono stancati.


Il Comune di Bergamo controlla i pagamenti dei pasti a scuola. Risultato : Porta il figlio con il Suv, ma non paga la mensa.
Arriva con il Suv, lascia il figlio a scuola. Si ferma nel mezzo della strada o in doppia fila.
Gli altri genitori, forse, lo invidiano: chissà se sapessero che chi è alla guida del bolide nel mondo parallelo delle dichiarazioni fiscali e dei pagamenti dei servizi pubblici si trasforma in un nullatenente o quasi.
Ecco, forse i genitori dei compagni di scuola non lo sanno ma gli uffici comunali adesso sì. Sono loro, infatti, a essersi accorti che fra gli autori dei buchi lasciati nel bilancio pubblico per mancato pagamento della mensa scolastica ci sono anche coloro che per strada mostrano di avere mezzi in abbondanza.
Nel senso economico, ma non solo: fra i casi scovati da Palafrizzoni durante l'esame delle insolvenze sulla quota mensa c'è ad esempio quello della coppia proprietaria (registri automobilistici confermano) di una Porsche Cayenne, di una Jeep Cherokee e di una motocicletta Ducati Monster.
Mica male il parco auto, considerato che la dichiarazione dei redditi di famiglia è ferma a diecimila euro.
Una cifra collegata esclusivamente al lavoro da dipendente della moglie (commessa e sportiva, la moto è intestata a lei), mentre il marito commerciante risulta sprovvisto di denari... (A.G.)

Sul Corriere della Sera dorso di Bergamo 15 Luglio 2012
Ma ora i "pirla" si sono stancati.
Caro Direttore,
i dati riportati in queste pagine sui risultati ottenuti dal Comune di Bergamo a partire dal 2009 (anno di entrata in vigore dell’accordo con L’Agenzia delle Entrate) mostrano un quadro poco rassicurante: anche nella nostra città (come nel resto del Paese) si pratica lo sport nazionale dopo il calcio: l’evasione fiscale.
Purtroppo uno sport che a differenza di altre discipline diverte solo chi lo pratica, non certo i poveri spettatori (pure paganti).
Oltretutto questi dati arrivano all’indomani dell’audizione del Presidente della Corte dei Conti alla commissione per l’anagrafe tributaria. Luigi Giampaolino ha posto in evidenza che, se al Sud e nelle isole risulta maggiore in termini percentuali, in valori assoluti è al Nord che si concentra la maggior parte dell’evasione.
Sinceramente a questa conclusione ci eravamo arrivati da tempo e da soli, giacché la quota più rilevante del reddito e del volume d’affari è concentrata al Nord.
Comunque, fatto un plauso al Comune di Bergamo la domanda è d’obbligo: com’è possibile che qualcuno abbia ancora il coraggio di svelare il proprio aspetto da ladruncolo?
In un momento così difficile poi, dove sono richiesti così tanti sacrifici ai cittadini.
Com’è possibile che qualcuno “bari” per avere un buono pasto nelle mense scolastiche rubando risorse e danneggiando chi ha veramente bisogno?
Qualcuno disposto a chiedere agevolazioni fiscali, bonus, sconti o esenzioni pur avendo una capacità reddituale e patrimoniale notevole?
Il governo Monti con alcuni provvedimenti ha cercato di perfezionare la capacità selettiva dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ma sarà sempre difficile escludere i falsi poveri dall’accesso ai benefici del welfare senza l’aiuto dei sindaci che riescono meglio a intercettare, per esempio, il patrimonio mobiliare.
E’ tempo che i cittadini invitino i loro rappresentanti a porre in essere tutti gli strumenti a disposizione per scovare questi “furbetti”.
Mettere la lotta all’evasione ai primi posti, non facendola svanire con l’avvicinarsi della campagna elettorale.
Solo così si potranno liberare risorse per chi ha veramente bisogno (e finalmente il termine “equità” smetterà di essere solo una parola vuota).
Oltre al fatto che, se loro sono i “furbetti”, i “pirla” si sono leggermente stancati.
E la cosa non è secondaria.
Un caro saluto
Johannes Bückler
P.S. Ho letto di alcune difficoltà che sta incontrando la candidatura della nostra città a Capitale Europea della Cultura 2019. Non può essere una battaglia persa in partenza. Proviamoci. A volte si combatte anche solo perché è giusto farlo.

mercoledì 27 giugno 2012

Io sto con la maggioranza silenziosa.


Lettera pubblicata sul dorso di Bergamo del Corriere della Sera. Scritta per la mia città la ritengo valida anche per il nostro Paese.

Caro Direttore,
è vero. Bergamo ultimamente sembra sfuggire da quell’atavica riservatezza che da sempre l’ha contraddistinta.
Al centro di molti accadimenti che hanno ingenerato un’immagine forse sfalsata della nostra terra.
Un’immagine che fa ritenere che Bergamo non sia più la terra dei nostri padri.
Ma Bergamo è veramente cambiata?
Se dovessi rapportarmi con i ricordi della mia infanzia forse sì.
In quell’anonima solidarietà di pranzi e cene passati con persone sconosciute (poveri trovati per le strade) che mia madre portava a casa per dare loro un pasto caldo (pur avendo noi pochissimo).
E forse nella voce di mio padre che, giovane imprenditore, raccomandava “prima si pagano i fornitori e poi, se avanza qualcosa, compriamo qualcosa da mangiare”.
E forse in ricordi di amministratori pubblici che preferivano i fatti alle parole urlate come il compianto sindaco Tino Simoncini che molto ha dato a questa città compreso il monumento agli alpini sotto il quale sto scrivendo questa lettera.
E’ così? Forse.
Ma ho come l’impressione che tutto sia riconducibile a quello che diceva il filosofo “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
Infatti, se guardassimo bene con attenzione, ci accorgeremmo che esistono ancora molti tesori nascosti nei cuori, nelle menti e nel passo frettoloso della nostra gente.
Tesori rappresentati da una maggioranza silenziosa che ha ancora in valori come la famiglia, il matrimonio, il lavoro, la forza e la capacità di superare gli ostacoli.
Una maggioranza silenziosa che lavora nel volontariato, nelle associazioni, primi e sempre pronti ad accorrere in zone in difficoltà.
Una maggioranza silenziosa che non incita all’evasione fiscale perché i padri hanno insegnato loro che se desideri qualcosa, se utilizzi qualcosa, se vuoi un futuro migliore per i tuoi figli devi dare qualcosa in cambio.
Una maggioranza silenziosa fatta di pensionati, lavoratori, imprenditori onesti che non si lamentano continuamente delle difficoltà, perché loro nelle difficoltà ci sono sempre stati.
No Direttore, Bergamo in fondo è cambiata poco.
Ci sono i soliti alberi che cadono nel frastuono e una foresta che cresce.
Una maggioranza silenziosa che sarà pure silenziosa, ma ricordiamocelo, maggioranza resta.
E come recitava Calvino nelle sue Città invisibili :”Bisogna cercare tra noi viventi chi e cosa inferno non è, e farlo durare e dargli spazio”.

Un caro saluto

Johannes Bückler