mercoledì 19 dicembre 2012

Ricordo di un incontro straordinario.


Ho ritrovato alcuni appunti e una lettera scritta da Bückler ragazzo alla sua amata molti anni fa. La scrittura confusa e incerta le racconta un incontro: un incontro mai dimenticato.

"E' un giorno di novembre del 1975 e fa abbastanza freddo. I giornali non parlano d'altro che della morte di Pasolini. Malgrado la lontananza dalla mia città e dalla mia amata, Roma mi affascina. Ogni via, ogni angolo sono per me una scoperta ed arrivare fino a Trastevere in fondo non è stato difficile. Mai immaginando che sto per assistere a qualcosa di straordinario..."

Più tardi.
Si è fatta sera e come ogni giorno il solito rituale.
Ho promesso al mio amore di scriverle una lettera ogni giorno raccontandole la mia giornata e negli ultimi 2 mesi non ho mai  saltato un appuntamento.
Sul foglio bianco in alto a destra scrivo : Lettera N. 61 e inizio.....

Cara A.....  prima di tutto ti voglio bene, ma questo lo sai già.....
Oggi ho incontrato una persona speciale. Ricordi quel locale di cui ti avevo parlato? Il Folk Studio, a Trastevere?
Quello dove sembra abbia suonato anche Bob Dylan? Ricordi? Oggi pomeriggio ci sono andato.
Sapevo che in passato era stata una cantina, ma mi ha meravigliato l’angustia del locale.
Qualche gradino a scendere, un piccolo bar all’ingresso (sai, al bar ho intravisto Stefano Rosso, era lui ne sono certo) e sulla destra una tenda enorme.
Scostata, mi sono trovato in una piccola stanza con una trentina di sedie poste davanti a una pedana.
Tutto molto semplice e spartano.
Come ogni domenica lo spazio era dedicato a giovani promesse. Oggi ero tra i pochi spettatori (5-6 al massimo).
I  ragazzi che si sono esibiti erano molto bravi, ma  un giovane mi ha colpito. Un giovane che definire "straordinario" è dir poco.
Nonostante la malinconia che conosci e che mi accompagna lui è riuscito a farmi/farci star male dal ridere. Non avevo mai assistito a niente del genere. Non era proprio un comico, direi un artista della risata. Difficile raccontare quei momenti.
Era entrato un po’ impacciato, doveva anche suonare la chitarra e cantare un paio di sue canzoni, ma pensa, si era dimenticato lo strumento. Gliel'ha prestata il ragazzo che si è esibito prima di lui.
Sembrava impacciato, ma quando ha cominciato a parlare...
Ci ha fatto sbellicare dalle risate, non ricordo neppure con che argomenti, tanto stavo male.
Ha pure cantato due sue canzoni. Una era “la marcia degli incazzati”. Incazzato lo era di sicuro, visto che ha quasi distrutto la chitarra.
Poi un’altra canzone più dolce. Una canzone d’amore tra un uomo e una.....pensavo una donna, ma poi alla fine la sorpresa: era una mucca.
Ti giuro che stavo per morire. Alla fine l’ho fermato e mi sono complimentato con lui, augurandogli ogni bene.
Credo che ne sentiremo presto parlare e sono certo che diventerà un grande artista.
Al momento è un emerito sconosciuto, ma segnati questo nome: il ragazzo mi ha detto di chiamarsi Benigni Roberto. Diventerà un grande, me lo sento, gliel'ho detto.

P.S. Chissà se Benigni ricorda quel giorno. Di quel ragazzo senza chitarra e di quel giovane che tanto lo apprezzò.

Nessun commento:

Posta un commento