Non amo le rimpatriate.
Di solito si finisce per fare solo del pettegolezzo.
Ma sono istruttive, quello si e dell’evasione fiscale un’autentica fotografia a colori.
Perché fra tanta gente che le tasse le paga, c’è la solita parte, allergica e refrattaria al proprio dovere di cittadino.
C’è il docente, due lauree, che per le sue lezioni private predilige un colore: il nero naturalmente.
C’è il lavoratore dipendente, che non si lamenta del turno in fabbrica, perché gli permette di fare qualche oretta di straforo.
L’architetto che fa regolare fattura, ma ogni tanto si dimentica di denunciarla e sommarla al proprio reddito.
L’avvocato che spera sempre che le sue cause durino anni, perché il tempo non guarisce solo tutti i mali, ma anche i pagamenti in nero e le sottofatturazioni.
Il carrozziere, al quale sembra sia scappata una lacrima ritrovando l’ultima ricevuta fiscale emessa anni prima.
C’è l’artigiano che ripete da sempre che il lavoro è importante, ma mai come un buon commercialista al seguito.
C’è il parrucchiere, che si lamenta di non poter assumere un garzone e non comprende perché per giustificarlo debba cominciare a fare qualche ricevuta.
C’è il libero professionista che non vede l’ora che la politica si riappropri del suo ruolo, perché in fondo, con loro, un condono ci scappava sempre.
C’è un imprenditore che finalmente è riuscito a delocalizzare la sua azienda in Serbia.
Perché lì le tasse sono basse, non come da noi.
Ma non si capisce (o forse si capisce perfettamente) perché al primo mal di pancia sia tornato in Italia a farsi curare.
C’è l’idraulico, che pare sia rimasto intossicato dalla polvere spostando documenti fiscali.
C’è anche un caro amico, pensionato, che fa sempre la solita domanda: come spacciarsi per un gioielliere per pagare meno tasse.
Insomma, una serata tranquilla, rotta come sempre da un brindisi: il solito, al grido de “I politici sono tutti ladri”.
Certo, come no. Prosit.
Un caro saluto
Johannes Bückler
Di solito si finisce per fare solo del pettegolezzo.
Ma sono istruttive, quello si e dell’evasione fiscale un’autentica fotografia a colori.
Perché fra tanta gente che le tasse le paga, c’è la solita parte, allergica e refrattaria al proprio dovere di cittadino.
C’è il docente, due lauree, che per le sue lezioni private predilige un colore: il nero naturalmente.
C’è il lavoratore dipendente, che non si lamenta del turno in fabbrica, perché gli permette di fare qualche oretta di straforo.
L’architetto che fa regolare fattura, ma ogni tanto si dimentica di denunciarla e sommarla al proprio reddito.
L’avvocato che spera sempre che le sue cause durino anni, perché il tempo non guarisce solo tutti i mali, ma anche i pagamenti in nero e le sottofatturazioni.
Il carrozziere, al quale sembra sia scappata una lacrima ritrovando l’ultima ricevuta fiscale emessa anni prima.
C’è l’artigiano che ripete da sempre che il lavoro è importante, ma mai come un buon commercialista al seguito.
C’è il parrucchiere, che si lamenta di non poter assumere un garzone e non comprende perché per giustificarlo debba cominciare a fare qualche ricevuta.
C’è il libero professionista che non vede l’ora che la politica si riappropri del suo ruolo, perché in fondo, con loro, un condono ci scappava sempre.
C’è un imprenditore che finalmente è riuscito a delocalizzare la sua azienda in Serbia.
Perché lì le tasse sono basse, non come da noi.
Ma non si capisce (o forse si capisce perfettamente) perché al primo mal di pancia sia tornato in Italia a farsi curare.
C’è l’idraulico, che pare sia rimasto intossicato dalla polvere spostando documenti fiscali.
C’è anche un caro amico, pensionato, che fa sempre la solita domanda: come spacciarsi per un gioielliere per pagare meno tasse.
Insomma, una serata tranquilla, rotta come sempre da un brindisi: il solito, al grido de “I politici sono tutti ladri”.
Certo, come no. Prosit.
Un caro saluto
Johannes Bückler
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