venerdì 21 settembre 2012

Crisi Fiat.


Caro Johannes,
stiamo ascoltando in questi giorni tanti commenti sulle intenzioni del dr. Marchionne di annullare il cosiddetto progetto "Fabbrica Italia".
I sindacati sono indignati; i dipendenti protestano; si sollecita il governo ad intervenire; si critica la Fiat perché non investe e non attua una idonea politica di innovazione e diversificazione dei modelli.
Al riguardo, vorrei evidenziare che sono circa 850 i modelli delle principali autovetture circolanti in Italia (Fonte INFO:Motori.com).
Di questi, sono italiani più del 14% (9,2% appartengono al gruppo FIAT-Lancia-Alfa Romeo).
Il resto è rappresentato da modelli di auto straniere, nessuno dei quali però, se conteggiato singolarmente, supera la percentuale dei modelli del gruppo Fiat.
Detto questo, è noto anche che per estetica, rapporto qualità/prezzo, life-cycle cost le auto prodotte dalla nostra industria automobilistica non sono da meno di quelle importate.
Eppure, basta guardarsi in giro, più del 70% del parco auto circolante in Italia è formato da autovetture straniere.
Sono decine di miliardi di euro che annualmente non si riversano sulla nostra industria e relativo indotto.
Mi dicono che questo è il risultato della globalizzazione.
Ma allora, per par condicio, anche al dr. Marchionne deve essere riconosciuta la possibilità di investire e produrre non dove le auto resterebbero invendute ma dove il mercato interno è premiante.
Così succede in Brasile, così sta succedendo con la Fiat-Chrysler in Usa.
Parimenti, in Germania, in Francia, in Giappone, in Corea, le rispettive autovetture di produzione nazionale occupano sempre i primi posti nei volumi di vendita, anche nei periodi di recessione e contrazione dei mercati, e nessuno di questi paesi e dei loro abitanti teme di essere tacciato di protezionismo né di apparire fautore di spinte nazionalistiche.
Ritengo quindi che non sia il caso di continuare ad invocare sussidi da parte del governo, che comunque andrebbe ad attingere alla fiscalità generale.
Il buon senso vuole che, anche e, direi, soprattutto nelle fasi congiunturali poco favorevoli, le risorse disponibili devono essere indirizzate verso i prodotti interni, a sostegno della propria industria e quindi dei posti di lavoro.
Spero che un attento osservatore delle tante "italiche controtendenze" quale lei è possa indicarci come controbattere almeno questa, al fine di arrestare la deriva autolesionistica da tempo in atto nei confronti dell'industria automobilistica italiana.
In conclusione: CHE CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE!!
Non sempre il cattivo odore del pesce viene solo dalla testa; anche il resto del corpo vi contribuisce.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti
Salutoni
Gaetano Perillo - Roma

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