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venerdì 20 luglio 2012

Il record italiano delle tasse? Paghino tutti e diminuiranno.


Caro Direttore,
la pubblicazione del rapporto “Una nota sulle determinanti dell’economia sommersa” dell’Ufficio Studi della Confcommercio ha scatenato le solite reazioni dettate dall’abitudine tutta nostra di guardare il dito senza preoccuparci della luna.
107 pagine di analisi ridotte a una sola osservazione: in Italia la pressione fiscale è la più alta del mondo.
Per arrivare a questa conclusione sarebbe bastato farmi un fischio.
In realtà la ricerca dice molto di più.
Per esempio che le tasse sono alte, ma solo per chi le paga.
Quindi, nel moto di protesta per quel 55% di pressione fiscale reale (record al mondo rispetto al 45% apparente), astenersi furbi, furbetti e perditempo.
Infatti, il rapporto inizia con “il sommerso e l’evasione fiscale…costituiscono uno tra i più gravi problemi economici e sociali. Se non viene risolto difficilmente l’Italia vedrà una ripresa soddisfacente”.
E da lì bisognerebbe partire.
Dalle cause e non dall’effetto.
Lo so, da noi mica è così semplice.
154 miliardi di evasione fiscale? La soluzione è quella di abbassarle le tasse, non quella prioritaria di cominciare a farle pagare a tutti.
E’ sempre la solita storia.
Stiamo pensando per esempio di cambiare la Costituzione quando nemmeno abbiamo cominciato a rispettare questa.
Va beh. E poi? Siamo così sicuri che abbassando le tasse tutti comincerebbero a battere scontrini e fare fatture?
Le imprese a fare finalmente bilanci in regola e non “costruiti” solo ed esclusivamente per pagare meno tasse? (salvo poi lamentarsi se le banche, con quei bilanci, sono restie a dar loro credito).
E’ inutile prendersela con lo Stato, o meglio, arrabbiamoci pure con questo “Stato canaglia” come a qualcuno piace definirlo, ma preoccupiamoci di salvare il Paese.
Su quello siamo tutti d’accordo. Almeno spero.
Un caro saluto
Johannes Bückler
P.S. Lodevole la ricerca della Confcommercio. Spero solo possa essere di stimolo alla stessa categoria visto che non brilla per fedeltà fiscale.

Leggi la lettera sul Corriere della Sera

Ma ora i "pirla" si sono stancati.


Il Comune di Bergamo controlla i pagamenti dei pasti a scuola. Risultato : Porta il figlio con il Suv, ma non paga la mensa.
Arriva con il Suv, lascia il figlio a scuola. Si ferma nel mezzo della strada o in doppia fila.
Gli altri genitori, forse, lo invidiano: chissà se sapessero che chi è alla guida del bolide nel mondo parallelo delle dichiarazioni fiscali e dei pagamenti dei servizi pubblici si trasforma in un nullatenente o quasi.
Ecco, forse i genitori dei compagni di scuola non lo sanno ma gli uffici comunali adesso sì. Sono loro, infatti, a essersi accorti che fra gli autori dei buchi lasciati nel bilancio pubblico per mancato pagamento della mensa scolastica ci sono anche coloro che per strada mostrano di avere mezzi in abbondanza.
Nel senso economico, ma non solo: fra i casi scovati da Palafrizzoni durante l'esame delle insolvenze sulla quota mensa c'è ad esempio quello della coppia proprietaria (registri automobilistici confermano) di una Porsche Cayenne, di una Jeep Cherokee e di una motocicletta Ducati Monster.
Mica male il parco auto, considerato che la dichiarazione dei redditi di famiglia è ferma a diecimila euro.
Una cifra collegata esclusivamente al lavoro da dipendente della moglie (commessa e sportiva, la moto è intestata a lei), mentre il marito commerciante risulta sprovvisto di denari... (A.G.)

Sul Corriere della Sera dorso di Bergamo 15 Luglio 2012
Ma ora i "pirla" si sono stancati.
Caro Direttore,
i dati riportati in queste pagine sui risultati ottenuti dal Comune di Bergamo a partire dal 2009 (anno di entrata in vigore dell’accordo con L’Agenzia delle Entrate) mostrano un quadro poco rassicurante: anche nella nostra città (come nel resto del Paese) si pratica lo sport nazionale dopo il calcio: l’evasione fiscale.
Purtroppo uno sport che a differenza di altre discipline diverte solo chi lo pratica, non certo i poveri spettatori (pure paganti).
Oltretutto questi dati arrivano all’indomani dell’audizione del Presidente della Corte dei Conti alla commissione per l’anagrafe tributaria. Luigi Giampaolino ha posto in evidenza che, se al Sud e nelle isole risulta maggiore in termini percentuali, in valori assoluti è al Nord che si concentra la maggior parte dell’evasione.
Sinceramente a questa conclusione ci eravamo arrivati da tempo e da soli, giacché la quota più rilevante del reddito e del volume d’affari è concentrata al Nord.
Comunque, fatto un plauso al Comune di Bergamo la domanda è d’obbligo: com’è possibile che qualcuno abbia ancora il coraggio di svelare il proprio aspetto da ladruncolo?
In un momento così difficile poi, dove sono richiesti così tanti sacrifici ai cittadini.
Com’è possibile che qualcuno “bari” per avere un buono pasto nelle mense scolastiche rubando risorse e danneggiando chi ha veramente bisogno?
Qualcuno disposto a chiedere agevolazioni fiscali, bonus, sconti o esenzioni pur avendo una capacità reddituale e patrimoniale notevole?
Il governo Monti con alcuni provvedimenti ha cercato di perfezionare la capacità selettiva dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), ma sarà sempre difficile escludere i falsi poveri dall’accesso ai benefici del welfare senza l’aiuto dei sindaci che riescono meglio a intercettare, per esempio, il patrimonio mobiliare.
E’ tempo che i cittadini invitino i loro rappresentanti a porre in essere tutti gli strumenti a disposizione per scovare questi “furbetti”.
Mettere la lotta all’evasione ai primi posti, non facendola svanire con l’avvicinarsi della campagna elettorale.
Solo così si potranno liberare risorse per chi ha veramente bisogno (e finalmente il termine “equità” smetterà di essere solo una parola vuota).
Oltre al fatto che, se loro sono i “furbetti”, i “pirla” si sono leggermente stancati.
E la cosa non è secondaria.
Un caro saluto
Johannes Bückler
P.S. Ho letto di alcune difficoltà che sta incontrando la candidatura della nostra città a Capitale Europea della Cultura 2019. Non può essere una battaglia persa in partenza. Proviamoci. A volte si combatte anche solo perché è giusto farlo.