Carissimi,
Buckler non si è mai iscritto al club dell’antipolitica (e in questo periodo sembra che gli iscritti siano in aumento).
Non solo perché ha capito da tempo che la politica è l’effetto e non la causa dei problemi di questo Paese.
Certo, osservando certi comportamenti e ascoltando certe dichiarazioni, a volte (permettetemi questo sfogo) non è solo il mulino ad avere qualcosa che gira. “Abolire il finanziamento pubblico (ops scusate), abolire i rimborsi elettorali metterebbe la politica nelle mani delle lobbies e dei centri di poteri” dicono.
Accidenti, ed io che pensavo che il potere delle lobbies condizionasse la politica da decenni.
Che volete. Sopravvivrò.
Detto questo ricordo che l’antipolitica ha due effetti principali.
Il primo è naturale ed è il vuoto che crea.
Generalmente però i vuoti tendono a riempirsi. Con cosa?
A volte con qualcosa di poco democratico, anche se credo che il nostro Paese abbia ormai dentro di sé sufficienti anticorpi.
L’altro, non meno secondario, è che l’antipolitica tende a sfogarsi sui numeri, sulla quantità e mai sulla qualità.
Per esempio. Dimezzare il numero dei parlamentari viene richiesto a gran voce, sembra logico, naturale, si risparmia qualcosa, ma siamo certi che la metà risolva il problema della qualità del loro lavoro? Forse che metà lavorerebbero meglio?
Dimezzare lo stipendio dei parlamentari in un periodo di crisi è necessario, ma il rischio è quello di pagare poco chi fa il proprio dovere e continuare a pagare (e pagare quindi troppo) chi non fa niente (come se i vantaggi di fare politica si riducessero al solo stipendio).
290.000 euro il tetto massimo di stipendio di un manager pubblico o ministro?
Si può fare, ma immaginiamo un manager privato che guadagna 5 milioni di stipendio annuo e, viste le sue indubbie capacità, sia chiamato a fare qualcosa per questo Paese.
A 290.000 euro/anno ci può stare 6 mesi, forse un anno, ma poi?
Insomma stiamo attenti.
Indigniamoci pure, ma tenendo sempre presente che il vero problema di questo Paese è da sempre la meritocrazia, non i numeri.
Perché chi entra in politica solo per fare il proprio interesse a volte non conosce la geografia, la storia e fors’anche l’italiano, ma sa far di conto, accidenti se lo sa.
P.S. Un politico in questi giorni: “Per combattere la mafia basta vendere Sicilia e Campania”. Va beh, ma allora ditelo…
A proposito dei supertecnici.
RispondiEliminaEgregio Johannes Bückler, buongiorno. Ho letto l’ editoriale di Dario Di Vico pubblicato sul Corriere di oggi, sempre, come al solito, ricco di spunti e passaggi stimolanti. Volevo, se mi è consentito, aggiungere una domanda che volentieri avrei rivolto al Prof. Monti: ha nominato i nuovi supertecnici, ci sono state tutte le polemiche e critiche sulla nomina, però ha omesso di indicare il costo della manovra. Presumo che l’operazione non si esaurisce con la semplice nomina dei supertecnici, ma ognuno di questi provvederà a circondarsi o crearsi un gruppo di collaboratori. Anche questi collaboratori ritengo che rappresentino un costo. Non si può chiedere in continuazione sacrifici e strette di cinghia ai contribuenti e poi procedere con disinvoltura alla nomina di persone (qualcuno forse obsoleto dal punto di vista delle proprie conoscenze ed esperienze pregresse). E’ noto che le consulenze qualificate hanno un valore di mercato enorme. Si ricorderà bene cosa costò la nomina di esperti per l’operazione Alitalia, Parmalat, ecc. Non si poteva pescare nella compagine governativa, tra i vari sottosegretari e Direttori Generali super pagati? Ringrazio e auguro una buona festa dei lavoratori. A tale proposito mi permetto di dire la mia: premesso che rispetto le iniziative sindacali a favore del mondo del lavoro e senza voler alimentare nessuna forma di polemica, ritengo che quest’anno la festa ai lavoratori l’ha già fatta la crisi e tutti i problemi ad essa connessi: licenziamenti, recessione, chiusura di migliaia PMI, ecc. Avrei molto apprezzato se i sindacati, almeno per quest’anno, anziché spendere risorse per organizzare i soliti concerti e feste, si poteva pensare di realizzare qualche iniziativa a favore dei lavoratori licenziati o cassintegrati (borse di studio a favore dei figli,corsi di specializzazione, viaggi studi, un master presso qualche Istituto,o altro). Certamente non avrebbero risolto i loro problemi, ma sarebbe stato un segnale concreto di solidarietà nei loro confronti. Cordiali saluti, Rino Impronta.