Spett/le Redazione,
ero da quelle parti, anche noi dispersi nella nebbia, imbarcati su una “carretta” mercantile, quel 26 Luglio 1956, quando affondò il nostro gioiello transatlantico “Andrea Doria”.
Sul posto, quindi, fui testimone “oculare” della ( anche allora!) gogna mediatica cui fu ferocemente esposto il Comandante Calamai, pur avendo lasciato la nave per ultimo e nell’ultimo, piccolo scafo di servizio e quasi “forzatovi” dai suoi Ufficiali.
Sul posto, quindi, fui testimone “oculare” della ( anche allora!) gogna mediatica cui fu ferocemente esposto il Comandante Calamai, pur avendo lasciato la nave per ultimo e nell’ultimo, piccolo scafo di servizio e quasi “forzatovi” dai suoi Ufficiali.
Anche allora si scoprì che qualcosa non “funzionò” come doveva sul Ponte di Comando ; anche allora successe che il Transatlantico francese “Ile de France”, accorso a soccorrere i naufraghi, ebbe a respingere, sdegnato, le prime tre scialuppe di salvataggio ….cariche di personale alberghiero in fuga dall’”Andrea Doria” !
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque ? Così pare, purtroppo, anche se qualche tempo dopo, a mente più fredda, il giornalista Malvin Moscow apriva il suo libro "S.o.s. Andrea Doria" con una riflessione che non giustificava il Comandante Calamai dalla sua fatale ed indifendibile imprudenza, ma apriva la mente su quanto possano psicologicamente influire certi condizionamenti.
Eccola :"Il Comandante sapeva benissimo che la legge gli imponeva di ridurre la velocità in tempo di nebbia... (così come) sapeva che ogni riduzione di velocità avrebbe sommato altro ritardo al già accumulato sull' itinerario di linea" e "benché la Società non avesse mai condizionato esplicitamente le sue scelte, sapeva anche che i ritardi sono costosi: maggiori consumi di combustibile, l'attesa (onerosa) dei portuali ingaggiati il giorno prima, l'importanza dell' immagine verso la pubblica opinione...". Fu per questo che l' Andrea Doria proseguì a tutta forza nella nebbia”... e il giudizio fu secco di "errore umano del Comandante“ .
Eccola :"Il Comandante sapeva benissimo che la legge gli imponeva di ridurre la velocità in tempo di nebbia... (così come) sapeva che ogni riduzione di velocità avrebbe sommato altro ritardo al già accumulato sull' itinerario di linea" e "benché la Società non avesse mai condizionato esplicitamente le sue scelte, sapeva anche che i ritardi sono costosi: maggiori consumi di combustibile, l'attesa (onerosa) dei portuali ingaggiati il giorno prima, l'importanza dell' immagine verso la pubblica opinione...". Fu per questo che l' Andrea Doria proseguì a tutta forza nella nebbia”... e il giudizio fu secco di "errore umano del Comandante“ .
Stiamo parlando di oltre mezzo secolo fa e da allora non si contano i casi consimili (“Estonia” , “Fliyng Enterprise”, traghetti nel mondo, “Moby Dick””, “Haven” a Genova ..tanto per citare i più eclatanti ) in cui tutta la colpa per intero è stato facile scaricare sbrigativamente solo sul capro espiatorio, peraltro da noi già precostituito dal Codice della Navigazione ( Art. 295 :“al Comandante della nave spetta ,in modo esclusivo, la condotta della nave e della navigazione” )
Lungi da me cercare scusanti per certi indifendibili comportamenti di colleghi, ma vorrei che si sapesse che da sempre le Organizzazioni internazionali per la Sicurezza in Mare, l'IFSMA (Sindacato Internazionale dei Capitani Marittimi e giuristi super partes, vanno denunciando che nella pur attendibile casistica che individua nell' 80% l' incidenza dell' "errore umano" nelle cause di sinistri, specie per i Traghetti, l' origine remota di certe "temerarietà", disattenzioni, leggerezze o, peggio, di certe negligenze di Ufficiali, va ascritta alle condizioni sempre più spregiudicate di "utilizzo" di queste persone in organizzazioni e ritmi di lavoro (e di rendiconto agli armatori ! ) fortemente lesivi e compromissori non solo della serenità del lavoro, quant' anche dequalificanti le professionalità ( per chi vi si assoggetta …magari per non rischiare un licenziamento ! )
Ora che “l’alta velocità” si sta espandendo anche in mare, riusciamo ad immaginare se al Giglio anziché un solido scafo a 15 nodi si fosse schiantato un natante della nuova generazione a 26 o anche 40 nodi, anche quelli con centinaia di passeggeri a bordo ?
Attenti, dunque, Governo, autorità “competenti”, aziende e sindacati e, perché no, giudici : sarà sempre più difficile tacitarsi la coscienza insistendo a cavarsela sbrigativamente con l' "errore umano" di un singolo, meglio ancora se morto nel sinistro !
Attenti, dunque, Governo, autorità “competenti”, aziende e sindacati e, perché no, giudici : sarà sempre più difficile tacitarsi la coscienza insistendo a cavarsela sbrigativamente con l' "errore umano" di un singolo, meglio ancora se morto nel sinistro !
Civitavecchia : 5 Febbraio 2012
Gennaro Goglia – Civitavecchia – gennaro.goglia@alice.it
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